"Io e Maresca non arbitriamo a Napoli, ho tre figli": Guida, le parole shock

Il direttore di gara, anche internazionale, parla a Radio CRC delle designazioni e dell'abolizione dei limiti territoriali decisi da Rocchi: "Nessun retropensiero"
"Io e Maresca non arbitriamo a Napoli, ho tre figli": Guida, le parole shock
© Getty Images

Qualche giorno fa, ad Acireale, il giovane arbitro Diego è stato aggredito sul campo dai un gruppo di calciatori coetanei. È stato accerchiato dai giocatori e da altre persone entrate in campo e si è difeso dall'aggressione fatta da pugni, calci e spintoni. Un fatto di cronaca grava che ha fatto il giro della rete e in questi giorni se n'è parlato tantissimo. Dell'episodio ha voluto dire la sua anche Marco Guida, arbitro di Serie A e internazionale di Pompei, e ha parlato a Radio CRC: "È un tema molto delicato soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che tutti i giorni subiscono violenze. Ci tengo a mandare un caloroso abbraccio a Diego da parte di tutta la nostra associazione nazionale e internazionale, poiché anche tanti colleghi dell’estero hanno espresso solidarietà verso di lui. Quello che ha vissuto è un attacco vile, vigliacco e disgustoso". Il fischietto di Campano ha poi parlato anche dell'abolizione dei limiti territoriali decisa da Rocchi e svela i motivi per cui ha scelto di non voler arbitrare il Napoli: "Voglio stare tranquillo".

Guida e  l'aggressione a Diego

L'esperto direttore di gara ha poi risposto anche a un'altra domanda. Ovvero, da dove nasce tutto questo: "Dai media che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare, a prescindere chi ha gran parte della responsabilità di chi fa in modo che questi episodi accadono... Io non riesco proprio a passarci sopra. Non riesco a vedere una partita di un ragazzo in cui i genitori dei calciatori in campo, suoi coetanei, lo insultanto a prescindere. Sono genitore di tre figli e credo sia qualcosa di diseducativo. Anche io sono passato per quei campi di provincia e ho preso degli insulti, questa è un'attività che ti fortifica come uomo e arbitro. Non sono mai stato aggredito, da genitore sentire queste notizie e vederle mi fa male. Il messaggio deve arrivare da tutto il mondo del calcio. Dall’anno prossimo sarà solo ed esclusivamente il capitano a poter parlare con il giudice di gara poiché il giocatore si sentirà responsabilizzato dei comportamenti della propria squadra. Quello che è accaduto sabato deve far riflettere tutto il mondo del calcio".

 

 

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Guida, sogni Champions e no a Napoli

Marco Guida ha continuato parlando dei limiti territoriali per poter arbitrare il Napoli in Serie A: "Voglio essere trasparente su questo, nessun retropensiero. Rocchi, il nostro designatore, può scegliere il miglior arbitro per la partita. Io e Fabio (Maresca ndr) possiamo arbitrare tranquillamente a Napoli e può essere che avvenga, ma sia io che lui abbiamo deciso di non arbitrare a Napoli perché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano, nonostante avessimo avuto la proposta. Non ci sono limiti territoriali, abbiamo preso questa decisione e dè quella che ritenevamo più opportuna. Vivo in provincia di Napoli, mia moglie ha un'attività e ho tre figli, è soltanto una scelta personale, voglio stare tranquillo"

 

E ha continuato: "Quando ho commesso degli errori non era così sicuro passeggiare per strada così come andare a fare la spesa. Pensare di sbagliare ad assegnare un calcio di rigore e di non poter uscire due giorni di casa per svolgere le mie attività sportive non mi fa sentire sereno. L’AIA ci ha dato piena libertà di poter arbitrare qualsiasi squadra in qualsiasi momento". Sui sogni Champions:"Quest'anno arbitrare la finale non è possibile perché sono fermo da un po' per infortunio, ma neei prossimi anni potrebbe essere un'idea". A chiudere su Diego, l'arbitro aggredito: "Sì l'ho sentito e mi ha scritto un messaggio: 'Marco, ti assicuro che non permetterò a questi violenti di fermare la mia passione perché io amo arbitrare'. Questa risposta deve dare un grande senso di responsabilità per tutti perché parliamo di un ragazzo di 19 anni e che ha tanta passione per questo sport". 

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Qualche giorno fa, ad Acireale, il giovane arbitro Diego è stato aggredito sul campo dai un gruppo di calciatori coetanei. È stato accerchiato dai giocatori e da altre persone entrate in campo e si è difeso dall'aggressione fatta da pugni, calci e spintoni. Un fatto di cronaca grava che ha fatto il giro della rete e in questi giorni se n'è parlato tantissimo. Dell'episodio ha voluto dire la sua anche Marco Guida, arbitro di Serie A e internazionale di Pompei, e ha parlato a Radio CRC: "È un tema molto delicato soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che tutti i giorni subiscono violenze. Ci tengo a mandare un caloroso abbraccio a Diego da parte di tutta la nostra associazione nazionale e internazionale, poiché anche tanti colleghi dell’estero hanno espresso solidarietà verso di lui. Quello che ha vissuto è un attacco vile, vigliacco e disgustoso". Il fischietto di Campano ha poi parlato anche dell'abolizione dei limiti territoriali decisa da Rocchi e svela i motivi per cui ha scelto di non voler arbitrare il Napoli: "Voglio stare tranquillo".

Guida e  l'aggressione a Diego

L'esperto direttore di gara ha poi risposto anche a un'altra domanda. Ovvero, da dove nasce tutto questo: "Dai media che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare, a prescindere chi ha gran parte della responsabilità di chi fa in modo che questi episodi accadono... Io non riesco proprio a passarci sopra. Non riesco a vedere una partita di un ragazzo in cui i genitori dei calciatori in campo, suoi coetanei, lo insultanto a prescindere. Sono genitore di tre figli e credo sia qualcosa di diseducativo. Anche io sono passato per quei campi di provincia e ho preso degli insulti, questa è un'attività che ti fortifica come uomo e arbitro. Non sono mai stato aggredito, da genitore sentire queste notizie e vederle mi fa male. Il messaggio deve arrivare da tutto il mondo del calcio. Dall’anno prossimo sarà solo ed esclusivamente il capitano a poter parlare con il giudice di gara poiché il giocatore si sentirà responsabilizzato dei comportamenti della propria squadra. Quello che è accaduto sabato deve far riflettere tutto il mondo del calcio".

 

 

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