Nessun rischio: solo nausea, sconcerto e un vuoto da riempire

Il quadro sulle scommesse illegali è scioccante sotto il profilo etico e morale, tra compagni “adescati” e milioni in fumo

Nessun rischio, tanta nausea. Per ora o meglio, allo stato attuale della nostra conoscenza delle carte, nessuno dei calciatori coinvolti nelle giro di scommesse e giochi d’azzardo illegali, corre il pericolo di una squalifica in ambito sportivo. Anche se il prode Chiné, che nell’attivarsi può essere ghepardo o bradipo (ma è un’altra storia di cui siamo un po’ fissati noi), ha acquisito immediatamente le carte dei pm, non sembra ci siano i margini per intervenire sul fronte della giustizia sportiva: se i giocatori non hanno scommesso su partite di calcio, ma sono rimasti nell’ambito di altri sport, poker o altri giochi d’azzardo, il loro problema è solo a livello penale e, oltretutto, per la maggior parte di loro potrebbe essere un problema ridicolo, risolvibile con un’oblazione di 250 euro (come per un impiegato pagare 25 centesimi di multa). Il che può tranquillizzare i tifosi più accaniti che non devono temere di vedere depauperata la loro squadra, ma lascia a tutti una sensazione di nausea e sconcerto.

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Nessuno si preoccupa della testa

La ludopatia è una patologia e non va colpevolizzata, ma leggendo le carte dell’inchiesta si fatica a trovare il confine morale tra la comprensione per la malattia e lo sdegno per la stupidità di chi non sembra avere rispetto per la fortuna (economica e non solo) che la vita gli ha riservato o per la meschinità di fregare compagni di squadra o amici di Nazionale. Certo, la disperazione buia di chi finisce in quel gorgo può giustificare molto, ma quella nausea non riesce ad andarsene del tutto. Se lo sport è il reparto giocattoli della vita, almeno quello sarebbe bello lasciarlo il più pulito possibile. Poi nel cercare un perché, viene in mente il vuoto delle vite di chi si fa risucchiare dallo schermo di un telefono dentro quel mondo schifoso. Ed è un vuoto lasciato dalla mancanza di educazione (famigliare e scolastica), dalla vita da polli in batteria che fanno i calciatori dai 14 anni in su, da un ambiente che si preoccupa dei loro muscoli e quasi mai della loro testa. È un vuoto che andrebbe riempito, non servono soldi, ma un po’ di etica e di buon senso. Il guaio è che sarebbe più facile se a servire fossero i soldi.

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Nessun rischio, tanta nausea. Per ora o meglio, allo stato attuale della nostra conoscenza delle carte, nessuno dei calciatori coinvolti nelle giro di scommesse e giochi d’azzardo illegali, corre il pericolo di una squalifica in ambito sportivo. Anche se il prode Chiné, che nell’attivarsi può essere ghepardo o bradipo (ma è un’altra storia di cui siamo un po’ fissati noi), ha acquisito immediatamente le carte dei pm, non sembra ci siano i margini per intervenire sul fronte della giustizia sportiva: se i giocatori non hanno scommesso su partite di calcio, ma sono rimasti nell’ambito di altri sport, poker o altri giochi d’azzardo, il loro problema è solo a livello penale e, oltretutto, per la maggior parte di loro potrebbe essere un problema ridicolo, risolvibile con un’oblazione di 250 euro (come per un impiegato pagare 25 centesimi di multa). Il che può tranquillizzare i tifosi più accaniti che non devono temere di vedere depauperata la loro squadra, ma lascia a tutti una sensazione di nausea e sconcerto.

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