
Sette punti in tre partite, una squadra rigenerata e con scelte chiare di formazione, una manovra verticale e solida: è bastato poco a Tudor per prendersi la Juventus e farla sua, di nuovo, stavolta da allenatore. Contro il Lecce una Juve che si riconosce, spietata nel passare in vantaggio alla prima occasione disponibile e altrettanto inesorabile nel chiudere la partita prima che l'avversario possa pensare di tenere aperta la porta della speranza. Vlahovic non segna ma sforna due assist, segnali di risveglio così come quelli di Koopmeiners, decisivo nel vedere inserimento e porta. Yildiz poi, poco da dire: il numero 10 è stato rimesso da Igor al centro del villaggio dopo l'accantonamento da parte di Motta che aveva addirittura portato sinistre voci di possibile cessione a fine stagione. Per fortuna ad essere allontanato dalla Continassa è stato il tecnico e non il talento turco, di nuovo finalizzatore chirurgico e facilitatore della manovra offensiva.
A preoccupare? Il finale sulle gambe, con l'intensità calata vistosamente e gli ospiti a tornare clamorosamente in gioco, seppur per pochissimi minuti. Ma la fisicità si allena, e fa venire risate amare quel "non c'è più riposo" urlato da Colinet nel ritiro precampionato, mantra di chi sperava in un lavoro 'contiano', in sacrifici fisici che facessero volare la squadra, e invece è servita la sterzata balcanica a ridare spina dorsale a una squadra che sembrava ormai molle e abbandonata a sé stessa, senza stimoli. La classifica, con questa vittoria, vede la Juventus risalire in un posto che vale la Champions, posto che resterà anche a fine giornata per via degli altri scontri diretti: questo è quanto è stato chiesto al traghettatore, e questo è l'obiettivo da mantenere.