Pagina 2 | "Buffon ci sfidava, Vieri alzò la voce quando l'Inter...": Crespo si racconta

"Per i giocatori della mia generazione, il Milan di Berlusconi rappresentava la perfezione del calcio". Lo racconta l'ex attaccante Hernan Crespo, bomber argentino che ha avuto una straordinaria carriera e che in Italia ha vestito le maglie di Parma, Lazio, Inter, Milan e Genoa conquistando tre scudetti, una Coppa Italia, cinque Supercoppe e una Coppa Uefa. È lui il protagonista del nuovo episodio di Fenomeni, il format originale Prime Video Sport condotto da Luca Toni. "In quel Milan - spiega - tutto funzionava, tutto era perfetto: parlavano solo Berlusconi, Galliani e Braida, noi dovevamo pensare a giocare a calcio e fare bene. E non è un caso che abbia vinto per tantissimi anni. A livello emotivo tutti i club mi hanno dato molto, il Parma, l'Inter, la Lazio, il Chelsea e tutti gli altri. In generale sento di non avere una maglia in Italia: ovunque io vada mi salutano e mi ricordano con rispetto, per me è una grande soddisfazione". 

Sul Milan

L'addio al Milan e i messaggi dopo Atene sulla Champions vinta dai suoi ex compagni non li dimentica: "Avevo già firmato per rimanere, poi Galliani ha deciso di prendere Vieri e io sono andato al Chelsea. Mi è dispiaciuto moltissimo andare via, è stato durissimo: era un gruppo fantastico, sano, di persone vere. Finivamo le partite e mangiavamo insieme con le famiglie - spiega l'argentino -. Due anni dopo, quando il Milan vinse la Champions League ad Atene e io ero all'Inter, mi sono arrivati dei messaggi da ex compagni e addetti ai lavori del Milan: mi dicevano che quella coppa era anche mia. Per me, per assurdo, è stato il trofeo più grande", ricorda Crespo che porta nel cuore anche l'Inter e il momento di quell'addio. 

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Sull'Inter

"Io volevo restare all'Inter e avevo anche preso casa. Poi succede che la società mi vende al Chelsea, dove non volevo andare. Vieri alzò la voce dicendo che dovevo restare e scatenò un gran casino, ma Cuper aveva altri piani. Non dimostrò empatia. Sono uscito dalla Pinetina piangendo, all'Inter stavo alla grande. Ma il calcio è così, è la società che decide. Quando torno all'Inter, dopo i primi due Scudetti con Mancini, la società mi mette un po' al capolinea. Nell'estate 2008 potevo andare alla Roma, ma la società non voleva perché era concorrente diretta. A gennaio c'era la possibilità di andare al Real Madrid, ma dissi di no per vincere il terzo Scudetto consecutivo, il primo sotto Mourinho. Con Jose il rapporto andava alla grande: il suo modo di trattare i giocatori era incredibile", prosegue Crespo, che parla poi di Buffon e Messi... 

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Su Buffon e Messi

Nella sua lunga carriera ha conosciuto grandi fuoriclasse, due su tutti: i giovani Buffon e Messi. Un ricordo di entrambi: "A Parma un giovane Buffon a fine allenamento ci sfidava, ci diceva: 'Mi sono rotto, adesso non mi fate neanche un gol'. Calciavamo io, Veron, Chiesa, Balbo, Asprilla, da fuori area nessuno segnava. Si capiva che poteva diventare il numero uno, aveva personalità a mille. Si lanciava di testa sui piedi come se nulla fosse, era impressionante". Da Buffon a Messi: "Era uno spettacolo, l'ho visto per la prima volta a 18 anni. In allenamento dribblava tutti con la palla attaccata ai piedi, la toccava trecento volte e non la perdeva mai. I vari Burdisso, Milito e Scaloni gli davano certe stecche, lui si alzava e li ripuntava ancora, non si tirava mai indietro: ti puntava, ti saltava, ti guardava senza dire nulla, poi di nuovo da capo. Aveva una personalità impressionante", conclude Crespo.

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Sull'Inter

"Io volevo restare all'Inter e avevo anche preso casa. Poi succede che la società mi vende al Chelsea, dove non volevo andare. Vieri alzò la voce dicendo che dovevo restare e scatenò un gran casino, ma Cuper aveva altri piani. Non dimostrò empatia. Sono uscito dalla Pinetina piangendo, all'Inter stavo alla grande. Ma il calcio è così, è la società che decide. Quando torno all'Inter, dopo i primi due Scudetti con Mancini, la società mi mette un po' al capolinea. Nell'estate 2008 potevo andare alla Roma, ma la società non voleva perché era concorrente diretta. A gennaio c'era la possibilità di andare al Real Madrid, ma dissi di no per vincere il terzo Scudetto consecutivo, il primo sotto Mourinho. Con Jose il rapporto andava alla grande: il suo modo di trattare i giocatori era incredibile", prosegue Crespo, che parla poi di Buffon e Messi... 

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