E' l'Atalanta l'Arsenal d'Italia

Uno studio europeo affianca i nerazzurri ai Gunners. Ventidue i giocatori lanciati nei 5 maggiori campionati

BERGAMO - Clima, prestigio, colori sociali e obiettivi sono differenti. Eppure tra la Masìa, celebre quartier generale del vivaio del Barcellona, e Zingonia, dove l’Atalanta coltiva i propri talenti, le analogie sono profonde. E la conferma arriva anche dalle cifre, come dimostra lo studio del Cies Football Observatory, che ha preso in esame la provenienza dei giocatori dei maggiori cinque campionati d’Europa: Italia, Spagna, Inghilterra, Germania e Francia. Il club del presidente Percassi è l’unico della serie A tra i migliori dieci della graduatoria (la discriminante sono tre stagioni di giovanili svolte nella fascia d’età 15-21 anni), ed è l’unico a poter vantare più di 20 giocatori lanciati nel gotha europeo. All’altezza, o quasi, di colossi come Barcellona, Manchester United e Real Madrid (all’opposto la filosofia di Chelsea e Manchester City, al 45° posto), tanto che nello studio Cies l’Atalanta è pari all’Arsenal.


ITALIA ULTIMA - Il resoconto dell’Osservatorio di Neuchatel dice che, in serie A, meno di un calciatore su dieci (il 9,6%) milita nel club in cui si è formato. In questo scenario l’Atalanta è un’isola felice, merito di una filosofia del club che ha radici lontane: sin dagli Anni ‘70 e ‘80 il vivaio nerazzurro era florido, da qui uscirono giocatori del livello di Gaetano Scirea e Roberto Donadoni. E l’arrivo di un mago dei vivai come Mino Favini (nel 1991), per capacità di riconoscere il talento e di coltivarlo, ha rafforzato questa idea, producendo varie ondate.

 

AUTOFINANZIAMENTO - Autofinanziamento Il totale è formato dalla somma di due dati: il numero di calciatori provenienti dal proprio vivaio, e il numero di giocatori formati presenti nelle maggiori leghe europee. Nel primo caso l’Atalanta si ferma a cinque (Sportiello, Raimondi, Baselli, Molina e Rolando Bianchi oltre a Bellini e Zappacosta), il dato che sintetizza la filosofia bergamasca è legato al numero di giocatori formati e poi ceduti alle big, un percorso che consente un prezioso autofinanziamento. E in questo caso sono ben 17, dai milanisti Montolivo, Pazzini, Bonaventura e Agazzi, agli azzurri come Zaza, fino a protagonisti come Gabbiadini e Consigli. Non è un trofeo per la bacheca, ma di certo l’esito dello studio del Cies è una medaglia per la filosofia dell’Atalanta.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Atalanta