© LaPresseTORINO - Premessa: sono bergamasco e amo l’Atalanta, ma non ho le fette di salame sugli occhi e devo ammettere che in questo momento la mia squadra è la peggiore della serie A. Nelle ultime otto partite non ha mai vinto, solo qualche pareggino striminzito. Che malinconia e che rabbia. Il giocattolo che aveva funzionato a meraviglia per quasi tutto il girone d’andata si è rotto, non macina più gioco e non produce gol a sufficienza, e la difesa non difende. Per fortuna il portiere Sportiello para, altrimenti sarebbe una tragedia, i cui presupposti comunque non mancano. Cosa è successo? Di quale morbo soffre la squadra di Reja? La diagnosi è presto detta. Il mercato appena conclusosi si è rivelato una catastrofe.
Ceduto Grassi, sbolognato Morales, congedato Denis sono saltati i meccanismi che davano armonia alla manovra. È vero che i tre sono stati sostituiti da colleghi presumibilmente bravi, ma che per ora hanno nascosto abilmente la loro eventuale bravura. Senza Morales, stupendo palleggiatore, si è inceppato l’attacco. Gomez sembra un orfanello, non ha nessuno con cui dialogare e tentare di entrare in area onde piazzare le sue botte. D’altronde, lui e il gemello licenziato, parlano in latino; gli altri, a parte Cigarini che viene utilizzato sì e no, come una serva a ore, si esprimono in dialetto orobico antico, incomprensibile.
Risultato. Quella che era una magnifica orchestrina è scaduta a banda di paese, i suonatori non suonano e si fanno suonare. Ma cosa è venuto in testa ai dirigenti? Erano convinti che l’Atalanta fosse già salva e davanti a un pacchetto di milioni si sono slacciati la cintura calando le brache: avanti con i saldi di fine stagione. Il bilancio è stato brillantemente sanato, ma la squadra è stata sfasciata e ora si impegna per ottenere un posto in serie B. Se procede così, esso è garantito, dato che il Frosinone e il Carpi migliorano ogni dì, mentre i nerazzurri si sono spappolati a Verona dimostrando di essere la brutta copia di ciò che erano. Occorre segnalare a questo punto che permettere la compravendita di calciatori in inverno significa spalancare le porte al curatore fallimentare. Trattasi inoltre di un imbroglio. Infatti, i tifosi sottoscrivono l’abbonamento in luglio e in agosto quando le società hanno chiuso la campagna acquisti. Essi scelgono di abbonarsi o no dopo aver valutato la rosa dei titolari, e se, alcuni mesi più tardi, le menti che guidano i club vendono i pezzi migliori infischiandosene del rendimento delle squadre, la buggeratura si concretizza in modo palese.
Nel caso dell’Atalanta, la qualità della formazione è scesa drammaticamente. Peccato, perché Percassi è un grande presidente che investe parecchi quattrini nel settore giovanile dove si allevano fior di atleti, i quali però vanno all’asta prima ancora che siano stati valorizzati appieno e spesso a prezzo di realizzo. Ne cito alcuni: Gabbiadini, Baselli, Zappacosta e lo stesso Grassi. D’accordo, i soldi servono: pochi, maledetti e subito fanno comodo. Ma se per incassare si scassa l’intero impianto, non va bene. Non è conveniente suicidarsi per diventare ricchi. Mi auguro soltanto che il presente articolo sia sbagliato. Sarei felice di dovere fare ammenda.
