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BERGAMO - La portata dell'impresa fatta dall'Atalanta sul campo di Valencia è difficile da comprendere fino in fondo. Non è solo questione di numeri (nonostante questi siano strepitosi) ma è anche e soprattutto un trionfo di mentalità. Consapevolezza. Spessore morale e capacità tecniche. Guardando il trionfo contro il Valencia (8-4 il risultato complessivo nelle due partite) è impossibile non provare le stesse emozioni esternate dal numero uno nerazzurro. La forza del gruppo è stata enorme, il 3-0 che ha regalato i quarti a Kharkiv contro lo Shakhtar lo avevano firmato Castagne, Pasalic e Gosens, prima che nel momento decisivo la scena venisse presa quasi completamente da Josip Ilicic. Lo sloveno prima del Valencia non aveva mai segnato in Champions League.Tra San Siro e il Mestalla, il campione con la maglia numero 72 ne ha segnati addirittura cinque. In Spagna il suo poker è stato storico visto che nessuno era mai riuscito a segnare in Champions League in trasferta: Ilicic resterà il primo, per sempre.
La sua stagione è stata finora strabiliante, i gol ufficiali sono già 21 (15 in campionato, 5 in Champions League e 1 in Coppa Italia) ma è in questo avvio di 2020 che Ilicic ha cambiato marcia con 13 reti da gennaio ad oggi, come Cristiano Ronaldo. Nello scacchiere dell’Atalanta lui e Gomez non hanno sostituti all’altezza, l’ucraino Malinovskyi fa un lavoro un po’ diverso ed è un ottimo giocatore, ma è innegabile che con il Papu e Josip tutto sia molto diverso. E pensare oggi all’incubo che lo stesso Ilicic visse all’inizio della passata stagione rende tutto ancora più speciale. La carriera di Ilicic è stata costellata di alti e bassi, una delle accuse che più spesso gli è stata mossa riguarda la continuità e, dopo la sua cessione, i tifosi della Fiorentina erano quasi sollevati.