Esclusivo: Coronavirus, Gasperini l'ha preso a Valencia

Gli spagnoli chiedono l’intervento dell’Uefa, ma dimenticano la folla di tifosi che si radunò fuori dal Mestalla. Il tecnico dell'Atalanta ha accusato la prima febbre quattro giorni dopo il rientro
Esclusivo: Coronavirus, Gasperini l'ha preso a Valencia© Getty Images

Novecentottantuno (981): sono i casi di Covid- 19 registrati nella comunità valenciana il 10 marzo 2020, giorno della partita Valencia- Atalanta, gara di ritorno degi ottavi di Champions League (4-3 per la Dea, poker di Ilicic, dopo il 4-1 di San Siro). Millecentoquarantasei (1.146): sono i casi di Covid-19 datati 11 marzo; millequattrocentosettantadue (1.472): sono i casi di Covid-19 datati 12 marzo. Undicimiladuecentoventotto (11.228): sono i casi di Covid al 31 maggio, accompagnati, purtroppo da 1.332 decessi. Ancora: se cliccate sul sito valencianoticias. com, scoprite che l’8 marzo, migliaia di persone hanno celebrato la festa della donna «con uno spettacolo emotivo in cui sono state ricordate le vittime della violenza maschile. Lo spettacolo di Reyes Martí ha riempito il cielo di fumo sopra la cosiddetta cattedrale della polvere da sparo. I simboli della festa della donna sono stati presenti nello stesso complesso di polvere da sparo, dove Reyes Martí e lo staff che ha preparato il “mascletà” (spettacolo pirotecnico, ndr) hanno indossato magliette viola, così come nei loro dintorni, dove ad esempio si sono radunate le donne poliziotte e sul balcone del municipio, dove i Falleras Mayores hanno indossato i loro abiti viola».

Il 9 marzo 2020, appena sbarcato all’aeroporto di Valencia, Papu Gomez viene circondato da un nugolo di persone in spregio al distanziamento sociale, tanto che il capitano dell’Atalanta li allontana sbottando: «Pagliacci! ». La mattina del 10 marzo, causa Coronavirus, la Generalitat Valenciana sospende ufficialmente le Fallas (Falles in valenciano) storiche feste dichiarate Patrimonio Immateriale dell’Umanità dalll’Unesco: nel 2019 avevano richiamato la presenza di 20 mila turisti italiani. La sera del 10 marzo, una folla in delirio si accalca all’esterno del Mestalla, con centinaia di tifosi urlanti incollati l’uno all’altro, infischiandosene del distanziamento e, naturalmente, senza indossare lo straccio di una mascherina. Gli spagnoli danno dell’untore a Gian Piero Gasperini e, addirittura, chiedono l’intervento dell’Uefa perchè punisca il tecnico dell’Atalanta, reo secondo il ministro regionale per la Sanità, Ana Barcelò, di comportamento «poco responsabile. Sapeva che stava arrivando da una zona a rischio. Non avrebbe dovuto spostarsi. La notizia in ogni caso conferma che la partita doveva essere giocata a porte chiuse». Maddai? Peccato che l’Uefa l’avesse già deciso il 5 marzo. Con un comunicato sibillino, il Valencia ha scritto sul suo sito: «Gasperini era consapevole come minimo di avere sintomi a quanto pare compatibili con il coronavirus senza però adottare misure preventive, mettendo in pericolo, se fosse stato effettivamente malato, numerose persone durante il viaggio e la permanenza a Valencia». A Tuttosport risulta che: 1) né il 9 né il 10 marzo Gasperini abbia avuto la febbre a Valencia. 2) L’Atalanta si è rigorosamente attenuta al protocollo antivirus: in caso contrario, il tecnico non sarebbe partito per Valencia, dove il contagio era già diffuso. 3) La partita con il Valencia si è giocata il 10 marzo: il 24 marzo, a due settimane esatte di distanza, è risultato positivo al tampone Marco Sportiello, che al Mestalla era andato in campo. 4) Già il 16 marzo risulta contagiato il 35% del gruppo valenciano, ovvero 9-10 tesserati fra giocatori e tecnici. 5) Quattro giorni dopo il rientro a Zingonia, Gasperini accusa alcune linee di febbre, ma nessuna difficoltà respiratoria. Il tecnico rimane in quarantena nel centro sportivo per otto settimane, riguadagnando la residenza torinese quando viene autorizzato a farlo. 6) Il 21 maggio, 72 giorni dopo Valencia, Gasperini si sottopone ai test sierologici che accertano la presenza di anticorpi. I due successivi tamponi sono negativi. Oggi, grazie a Dio Gasperini sta bene, ma nessuno gli toglie dalla testa la convinzione di avere preso il virus a Valencia.

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