Motta continua: Thiago nel casting Atalanta per il post Gasperini, tutti i nomi

L’ex tecnico della Juve fa parte di una rosa di profili che piacciono ai nerazzurri, pronti a cambiare a fine stagione

Da Gian Piero Gasperini a un allievo di Gasperini: è il percorso o, meglio, uno dei percorsi che stanno valutando i dirigenti dell’Atalanta per instradare il futuro dopo i 9 straordinari del tecnico di Grugliasco. Una scelta non semplice sia dal punto di vista dirigenziale, sia per colui che dovrà raccogliere una eredità pesantissima: per fare meglio potrà solo vincere lo scudetto, sempre che l’impresa non riesca già ora all’attuale tecnico nerazzurro. E allora ecco sbucare tra suggestioni e potesi il nome di Thiago Motta, fresco di esonero con la Juventus. Un fallimento che ha ovviamente ragioni complesse ma che comunque non mette in discussione i valori e le potenzialità di un tecnico che a Bologna ha mostrato di saper incidere sulla squadra e, aspetto tutt’altro che marginale in ottica atalantina, di saper valorizzare i giocatori così da consentire plusvalenze assai cospicue sul fronte cessioni.

Atalanta, Motta al posto di Gasperini?

Certo, alla Juventus non è andata esattamente così, ma appunto i contesti sono differenti e Bergamo potrebbe rappresentare per Motta il livello giusto da cui ripartire. In questa fase, però, è più che mai opportuno usare il condizionale perché siamo davvero alle valutazioni e nemmeno ai sondaggi. A Bergamo si guadano attorno perché hanno la consapevolezza di come la storia con Gasperini sia ai titoli i coda (e dei contatti della Roma con il tecnico piemontese vi abbiamo riferito da tempo) e dunque vogliono farsi trovare preparati. Motta, da parte sua, ora sta cercando di mettere in ordine le idee senza ancora pensare alla sua prossima panchina anche se qualche segnale dalla Francia è già arrivato al suo entourage e l’idea di una esperienza all’esterno non gli dispiacerebbe affatto. A Bergamo, dicevamo, valutano i profili anche se Gasperini ha ancora un anno di contratto, ma da tempo ha dichiarato pubblicamente di considerare conclusa l’esperienza in nerazzurro che rappresenta comunque una anomalia assoluta nel panorama calcistico (e non solo italiano) per durata. Gasp ha sdoganato questa ipotesi di persona a fine febbraio: «C’è un inizio e una fine, vedremo a fine anno se andare a scadenza o interrompere. Non ci saranno ulteriori rinnovi e continuità». Difficile che un club, ma anche lo stesso tecnico, decidano di lavorare con contratto in scadenza e quindi on la figura del tecnico inevitabilmente depotenziata di fronte alla squadra.

 

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Le altre opzioni dell'Atalanta: i nomi

E quindi is i guarda attorno. Un allenatore che piace molto ai Percassi è Kosta Runjaić dell’Udinese. Il tecnico tedesco, al primo anno in Serie A, ha stupito per il modo in cui ha saputo interpretare subito le esigenze del nostro calcio dando una fisionomia ben definita all’Udinese che da sempre mette insieme calciatori di estrazioni culturali diverse. Mentre non risultano, al momento, interessi nei confronti di Francesco Farioli, uno dei giovani tecnici più promettenti ora all’Ajax, ci sono invece spifferi concreti che riguardano Maurizio Sarri, L’ex tecnico del Napoli, alla recente premiazione per Panchina d’oro, ha tracciato l’identikit della squadra che potrebbe invogliarlo e rientrare e davvero assomiglia molto all’Atalanta: «Dipenderà dalle situazioni che si verranno a creare, vediamo se viene fuori qualcosa che mi arrapa e stuzzica, che sia figlio di un programma di medio o lungo periodo e che valga la pena vivere». Salvo, poi affermare di aver avuto contatti concreti solo con squadre stranieri. A Bergamo piace molto anche Vincenzo Italiano che però difficilmente lascerà il Bologna. A meno che l’opportunità di disputare o no la Champions League possa fare la differenza. Sì: siamo solo all’inizio ma la situazione va monitorata con attenzione.

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Da Gian Piero Gasperini a un allievo di Gasperini: è il percorso o, meglio, uno dei percorsi che stanno valutando i dirigenti dell’Atalanta per instradare il futuro dopo i 9 straordinari del tecnico di Grugliasco. Una scelta non semplice sia dal punto di vista dirigenziale, sia per colui che dovrà raccogliere una eredità pesantissima: per fare meglio potrà solo vincere lo scudetto, sempre che l’impresa non riesca già ora all’attuale tecnico nerazzurro. E allora ecco sbucare tra suggestioni e potesi il nome di Thiago Motta, fresco di esonero con la Juventus. Un fallimento che ha ovviamente ragioni complesse ma che comunque non mette in discussione i valori e le potenzialità di un tecnico che a Bologna ha mostrato di saper incidere sulla squadra e, aspetto tutt’altro che marginale in ottica atalantina, di saper valorizzare i giocatori così da consentire plusvalenze assai cospicue sul fronte cessioni.

Atalanta, Motta al posto di Gasperini?

Certo, alla Juventus non è andata esattamente così, ma appunto i contesti sono differenti e Bergamo potrebbe rappresentare per Motta il livello giusto da cui ripartire. In questa fase, però, è più che mai opportuno usare il condizionale perché siamo davvero alle valutazioni e nemmeno ai sondaggi. A Bergamo si guadano attorno perché hanno la consapevolezza di come la storia con Gasperini sia ai titoli i coda (e dei contatti della Roma con il tecnico piemontese vi abbiamo riferito da tempo) e dunque vogliono farsi trovare preparati. Motta, da parte sua, ora sta cercando di mettere in ordine le idee senza ancora pensare alla sua prossima panchina anche se qualche segnale dalla Francia è già arrivato al suo entourage e l’idea di una esperienza all’esterno non gli dispiacerebbe affatto. A Bergamo, dicevamo, valutano i profili anche se Gasperini ha ancora un anno di contratto, ma da tempo ha dichiarato pubblicamente di considerare conclusa l’esperienza in nerazzurro che rappresenta comunque una anomalia assoluta nel panorama calcistico (e non solo italiano) per durata. Gasp ha sdoganato questa ipotesi di persona a fine febbraio: «C’è un inizio e una fine, vedremo a fine anno se andare a scadenza o interrompere. Non ci saranno ulteriori rinnovi e continuità». Difficile che un club, ma anche lo stesso tecnico, decidano di lavorare con contratto in scadenza e quindi on la figura del tecnico inevitabilmente depotenziata di fronte alla squadra.

 

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