Motta che bontà!
In questo momento, il Bologna di Thiago Motta ha 28 punti ed è quarto, l’ultimo posto valido per qualificarsi alla Champions League. Un traguardo che sarebbe storico per la squadra rossoblù e il suo pubblico, dopo varie partecipazioni alle coppe minori. Il combinato disposto di un allenatore capace, sagace e preparato, di una squadra giovane che lo segue come un condottiero e una proprietà straniera che in questi anni è cresciuta piano piano. Ergo, sognare non costa assolutamente niente. Terza miglior difesa della Serie A, la squadra di Motta gioca con il 4-2-3-1 che esalta le qualità dell’olandese Joshua Zirkzee, astro nascente del calcio europeo, già sul taccuino di tanti club, italiani e stranieri. Lo stesso Motta potrebbe lasciare Bologna a fine stagione, ma c’è ancora tanto da giocare, da costruire e da divertirsi con una rosa interessante, dove spiccano pure le individualità del croato Moro, del portiere polacco Skorupski, dell’italiano Orsolini, dello svizzero Freuler, che conosce bene il nostro campionato, e del belga Saelemaekers.
Fuffo e Thiago a confronto
Difficile paragonare due squadre e due società così lontane, Bernardini con Motta, Dall’Ara con Saputo, Bulgarelli con Ferguson. Però i risultati e la qualità del gioco di questo Bologna richiamano quello di Sessant’anni fa, con una grande differenza, quello, con la morte di Renato Dall’Ara pochi giorni prima dello spareggio con l’Inter, era a fine ciclo, questo potrebbe essere all’inizio di un’avventura straordinaria. Non dimenticando che Bernardini vinse Mitropa, battendo in finale gli slovacchi dello Slovan Nitra, e scudetto. Una cosa è sicura, entrambi fanno del gioco e della tattica due potenti armi delle loro vittorie, si passa di lì, in una via di mezzo tra ‘risultatismo’ e ‘giochismo’: diatriba che tanto appassiona oggi gli italiani, guarda caso solo loro. Memorabile, nello spareggio scudetto, lo schieramento del terzino Capra all’ala sinistra per tamponare Corso e Facchetti, un’idea vincente che permise al Bologna guidato da Bernardini di vincere 2-0. Quell’Inter poi, già Campione d’Europa in carica, si prenderà una bella rivincita bissando la Coppa dei Campioni nella stessa edizione in cui l’Anderlecht e la monetina avevano eliminato il Bologna.
Il precedente di Mazzone in Coppa Uefa
L’unica volta, però, in cui il Bologna ha fatto scintille in Europa è stato nella stagione 1998-99, quella dopo Roberto Baggio e con Carletto Mazzone in panchina. Il Bologna di Signori e Paramatti, Andersson e Kolyvanov, Fontolan e Binotto. Quel Bologna vinse la Coppa Intertoto contro il Ruch Chorzow qualificandosi alla Coppa Uefa, nella quale eliminò: Sporting Lisbona, Slavia Praga, Betis Siviglia e O. Lione, fermandosi in semifinale contro l’O. Marsiglia: 0-0 in Francia e 1-1 in Italia. Paramatti portò in vantaggio i rossoblù, che resistettero all’assalto francese fino all’87’ quando l’arbitro tedesco Merk concesse un generoso rigore al Marsiglia, segnato da Blanc; quando le reti in trasferta valevano doppio. Quella Uefa fu vinta dal Parma di Crespo, Vanoli e Chiesa, che nella finale di Mosca strapazzarono proprio l’O. Marsiglia. Il Bologna attuale deve ancora conquistare il palcoscenico europeo e Motta deve decidere se il suo è lo «squadrone che tremare il mondo fa», se «così si gioca solo in Paradiso» o se, come diceva Mazzone, «La tecnica è il pane dei ricchi, la tattica quello dei poveri». Una cosa è certa di Thiago, giocatore tra i più sottovalutati del panorama internazionale, come allenatore sentiremo parlare a lungo.
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