Andrea Stramaccioni, allora allenatore della Primavera nerazzurra che avrebbe vinto scudetto e NextGen Series (la prima Champions giovanile), “Bianco” lo voleva sempre con sé in ritiro, anche da infortunato. Era il capitano. Con lo stesso orgoglio, oggi Matteo Bianchetti porta stretta all’avambraccio un’altra fascia, quella della Cremonese. E domani sera, con i gradi da capitano, entrerà in campo a San Siro proprio contro la sua Inter. Matteo, ai tempi lei aveva 19 anni e già era capitano. Leader quindi si nasce.“Eh, bella domanda... Io cerco di essere sempre un punto di riferimento per i miei compagni, soprattutto in campo, e mi metto a loro disposizione anche fuori per qualsiasi cosa. Per questo vengo preso da esempio, ma a me viene naturale comportarmi così”. Qual è il ricordo più bello di quell’avventura? “Sicuramente il percorso, perché partimmo con una sconfitta per 7-1 con il Tottenham che ci fece capire quale fosse il livello del calcio internazionale anche nelle giovanili. Quella batosta è stata il fulcro su cui è nata una stagione indimenticabile perché vincemmo pure lo scudetto”.
Bianchetti e il rimpianto Inter
Nessuno tra i ragazzi di quel gruppo è riuscito a far carriera all’Inter. Perché era ed è tanto difficile per un giovane italiano fare strada in una grande?
“Perché, una volta uscito dalla Primavera, devi passare per dei prestiti in cui devi essere bravo e fortunato a metterti in mostra per poi ritornare alla base a giocartela. E perché in un club come l’Inter il livello è davvero molto alto. Infine perché, rispetto all’estero, c’è un po’ poco coraggio nel dare l’opportunità, è una questione culturale: qui i giovani vengono mandati a giocare qualche anno anziché provare a tenerseli in rosa”.
Non aver mai esordito in prima squadra è il rimpianto più grande?
“Spiace perché sin da ragazzino tifavo Inter e sarebbe stato il mio sogno. In più ci speravo perché per sei mesi mi sono allenato in prima squadra. Purtroppo il sogno è rimasto tale ma solo aver avuto la possibilità di allenarmi con tutti quei campioni è stato bellissimo e molto formativo. Certo l’esordio sarebbe stata la perfetta conclusione di quel cerchio”.
A San Siro arrivate a pari punti dell’Inter: che effetto fa vedere la classifica?
“È stupendo perché ti dà la possibilità di lavorare molto meglio. Quando riesci a portare a casa punti contro tutti trovi grande consapevolezza: non ce l’aspettavamo di essere così in alto ma, nel contempo, sappiamo che è passato solo un mese dall’inizio della stagione e anche noi possiamo miglioare tanto. Certo, nove punti dopo cinque giornate sono un ottimo bottino”.