FIRENZE - Se gli chiedete come ama giocare lui risponderà: “In libertà, a me piace giocare sentendomi libero”. Quanto alla posizione preferita in campo nessun dubbio: “Da numero 10”. Ad Albert Gudmundsson è bastato metterselo sulle spalle per un tempo al debutto a Firenze, dove quel numero ha sempre un sapore speciale, per far esplodere di gioia i tifosi viola e regalare alla Fiorentina e al suo allenatore, con due rigori realizzati impeccabilmente, con un destro spiazzante a inizio ripresa, forte e a mezza altezza al ‘90’, la prima vittoria, fondamentale per migliorare umore e classifica e scacciar via l’ombra di una crisi. Doppietta all’esordio in viola come Osvaldo nel 2007 e Muriel nel 2019. Per dirla con Palladino, quello dell’islandese gettato nella mischia per rimontare la Lazio è stato un impatto «devastante». Brillavano gli occhi all’allenatore che quando Albert è sbarcato al Viola Park a fine agosto lo ha abbracciato stretto: “Me lo sono sognato ogni notte, non vedevo l’ora che arrivasse. È uno degli attaccanti più forti, l’ho voluto insieme alla società, è perfetto per noi e farà una grande stagione”.
"Lo abbiamo preso per questo"
Se questo è l’inizio Palladino (l’allenatore contro cui lo scorso marzo in Genoa-Monza Gudmundsson ha fallito l’unico dei 6 rigori battuti finora in A) può guardare al futuro con fiducia. Il corteggiamento è iniziato a gennaio senza risultati poi è ripreso in estate, 45 giorni di trattativa col Genoa (“L’operazione più faticosa per la sua lunghezza e complessità” la confessione di Pradè) sbloccata solo gli ultimi giorni di mercato. In ogni caso al folletto islandese sono bastati 45 minuti per lasciare già il segno - “Lo abbiamo preso proprio per questo”, ammicca il ds - e convincere Commisso (ieri ha visto il presidente della Regione Giani sul tema stadio) che il potenziale investimento da quasi 30 milioni può dare i frutti sperati in attesa si risolva la vicenda giudiziaria che vede l’attaccante accusato in patria di “cattiva condotta sessuale”.
Gud e il sogno Champions
La Fiorentina s’è cautelata con un prestito con obbligo o diritto in base a quando a giugno uscirà la sentenza, ma nel clan viola c’è ottimismo e nel frattempo insieme ai tifosi attende da Gud il salto di qualità. Gud che sogna da sempre di fare la Champions. Gud cresciuto in una delle famiglie di calciatori più note del suo Paese: il bisnonno materno, suo omonimo, futuro ministro dell’Industria islandese, è stato centrocampista nel Milan di Nordahl e uno i primi stranieri negli anni ‘40 a giocare in Inghilterra con l’Arsenal. Gud che ambiva alla Premier ma ora ha cambiato idea. "Mi piace tanto stare in Italia, qui c’è la vita", ha detto più volte.
Non a caso a Genova, al contrario della maggior parte dei compagni, abitava nei carruggi proprio per respirare appieno la città e appena poteva correva a farsi un tuffo al mare pure d’inverno. A Firenze vive ancora in albergo ma è facile immaginare che anche qui sceglierà una casa tra le bellezze del centro storico. Nell’attesa c’è la cena da offrire ai compagni come ha raccontato domenica Kean (l’altro primattore viola) dopo avergli lasciato suo malgrado battere pure il secondo rigore. Soprattutto c’è da preparare il derby con l’Empoli contro cui Gud non ha mai vinto né fatto gol. È già tempo di un’altra sfida. Da vincere come la sua Fiorentina all’esordio ha saputo fare contro la Lazio.