Bove, il miracolo dopo il dramma: Fiorentina-Inter 67 giorni dopo

Il racconto di Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza Militare di Firenze che ha soccorso Edoardo in campo

FIRENZE - Fiorentina-Inter 67 giorni dopo. Domani sera la gara ripartirà esattamente da dove si era interrotta il 1° dicembre, dal 17’ minuto, quando Edoardo Bove si è accasciato a terra. Per il centrocampista viola questa non sarà certo una partita come tutte le altre, che dovrebbe vivere, come ormai dal 23 dicembre, in panchina come collaboratore della prima squadra, e chissà che, come quando è rientrato per la prima volta nel suo Olimpico per Lazio-Fiorentina, anche giovedì sera non si lasci andare all’emozione. Come in un nastro riavvolto, si riparte dal momento in cui il giocatore cade a terra, dal panico dei compagni viola e dei giocatori dell’Inter (che per primi si sono accorti del malore), dai soccorsi in campo e dalla corsa dell’ambulanza all’ospedale: 13 minuti interminabili ma che hanno fatto la differenza per il giocatore.

Bove, il racconto dei soccorritori

Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza Militare di Firenze che ha soccorso Bove in campo racconta: "Il momento più emozionante non sarà domani per me ma è stato il ritorno allo stadio di Edoardo. Quando ho sentito gli applausi e visto il suo sorriso, ho capito che un pezzettino di quel sorriso era anche merito nostro che da volontari viviamo per salvare le vite. Quella sera il piano di emergenza ha funzionato alla perfezione, dopo i 2-3 minuti in campo gestiti bene dagli operatori che sapevano esattamente cosa fare, la differenza l’ha fatta la scorta delle forze dell’ordine che ci ha permesso in 13 minuti di portare il ragazzo in sala rossa all’ospedale dove c’era già un’equipe ad accoglierlo sapendo cosa fare, grazie al trattamento con il monitor e le informazioni trasmesse dal mezzo all’ospedale". "Da quell’esperienza - prosegue - abbiamo tratto un’occasione didattica, per rivedere come ci siamo mossi, grazie alle numerose telecamere presenti e i tanti video sui social, e fare simulazioni per capire come si può migliorare l’efficienza. Abbiamo limato alcuni dettagli, minuzie intendiamoci, che però possono ottimizzare l’intervento, dall’aumentare un operatore sul mezzo al posizionamneto degli zaini. Ogni secondo è prezioso".

 

 

 

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Le parole di Bove dopo il malore in Fiorentina-Inter

Uscito il 13 dicembre dall’ospedale dopo l’impianto del defibrillatore sottocutaneo, anche per Bove quall’evento negativo è stato un insegnamento: "Lo spiacevole episodio mi ha dimostrato, ancor più di quanto pensassi, che il calcio è molto più di una partita, di un campionato, o di una carriera - ha scritto sui social il 16 dicembre -. Proprio in questi momenti mi rendo conto di quanto, al dì la dei risultati, della competizione o della concorrenza siamo tutti uniti. Uniti da un legame che a maggior ragione, una volta creato, si rafforza nei momenti di difficoltà, diventando quasi indissolubile". Oltre ai ringraziamenti a quanti si erano stretti intorno a lui e alla famiglia, con quel post Bove ha dato appuntamento sul campo: il 23 un Franchi emozionato lo salutava con cori e striscioni per la sua prima apparizione in panchina come componente dello staff. La Fiorentina infatti, sempre vicina al giocatore, non ha mai pensato di interrompere il prestito con la Roma e gli ha cucito addosso questa nuova veste che gli permette di vivere quotidianamente il Viola Park e lo spogliatoio. Nonostante una vita normale tra amici, sfilate alla Fashion Week, la partita dell’amico Cobolli e le visite al suo centro sportivo “CasaViola” a Roma, è sul campo che Bove ritrova il sorriso, anche solo come arbitro delle partitelle dei compagni o, come nell’allenamento a porte aperte a Capodanno, calciando i palloni ai tifosi in tribuna.

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FIRENZE - Fiorentina-Inter 67 giorni dopo. Domani sera la gara ripartirà esattamente da dove si era interrotta il 1° dicembre, dal 17’ minuto, quando Edoardo Bove si è accasciato a terra. Per il centrocampista viola questa non sarà certo una partita come tutte le altre, che dovrebbe vivere, come ormai dal 23 dicembre, in panchina come collaboratore della prima squadra, e chissà che, come quando è rientrato per la prima volta nel suo Olimpico per Lazio-Fiorentina, anche giovedì sera non si lasci andare all’emozione. Come in un nastro riavvolto, si riparte dal momento in cui il giocatore cade a terra, dal panico dei compagni viola e dei giocatori dell’Inter (che per primi si sono accorti del malore), dai soccorsi in campo e dalla corsa dell’ambulanza all’ospedale: 13 minuti interminabili ma che hanno fatto la differenza per il giocatore.

Bove, il racconto dei soccorritori

Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza Militare di Firenze che ha soccorso Bove in campo racconta: "Il momento più emozionante non sarà domani per me ma è stato il ritorno allo stadio di Edoardo. Quando ho sentito gli applausi e visto il suo sorriso, ho capito che un pezzettino di quel sorriso era anche merito nostro che da volontari viviamo per salvare le vite. Quella sera il piano di emergenza ha funzionato alla perfezione, dopo i 2-3 minuti in campo gestiti bene dagli operatori che sapevano esattamente cosa fare, la differenza l’ha fatta la scorta delle forze dell’ordine che ci ha permesso in 13 minuti di portare il ragazzo in sala rossa all’ospedale dove c’era già un’equipe ad accoglierlo sapendo cosa fare, grazie al trattamento con il monitor e le informazioni trasmesse dal mezzo all’ospedale". "Da quell’esperienza - prosegue - abbiamo tratto un’occasione didattica, per rivedere come ci siamo mossi, grazie alle numerose telecamere presenti e i tanti video sui social, e fare simulazioni per capire come si può migliorare l’efficienza. Abbiamo limato alcuni dettagli, minuzie intendiamoci, che però possono ottimizzare l’intervento, dall’aumentare un operatore sul mezzo al posizionamneto degli zaini. Ogni secondo è prezioso".

 

 

 

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