La cantera del Genoa: fari su Salcedo

Genitori colombiani e passaporto italiano: è un 2001 come Pellegri. Sbravati responsabile di un vivaio che cerca talenti in Liguria
La cantera del Genoa: fari su Salcedo© www.imagephotoagency.it

TORINO - Una “cantera” in versione Genoa. La svolta è stata data cinque anni fa da Preziosi, sotto l’attenta guida di Michele Sbravati, responsabile del settore giovanile e considerato uno dei talent scout più competenti d’Italia. Quando tutti si muovevano all’estero, il club rossoblù ha cominciato a guardare in casa: solo italiani, meglio ancora se liguri. «Abbiamo iniziato a selezionare il territorio nazionale e locale - racconta -, con l’obiettivo di avere un numero di stranieri il più limitato possibile. Tre anni fa ce n’era addirittura uno solo, Raul Asencio, uno spagnolo, oggi in prestito all’Avellino. Negli ultimi due anni gli stranieri sono un po’ aumentati, ma restano sempre pochi. La Primavera è composta quasi interamente da italiani». Anche perché ci sono i liguri diventati tali perché nati in Italia: Stephan El Shaarawy ieri ed Eddy Salcedo adesso. Quest’ultimo è il prossimo crack targato 2001, come Pietro Pellegri. Figlio di colombiani, attaccante rapido e agile, ha esordito in Serie A in questa stagione, il 20 agosto nella trasferta con il Sassuolo. La scelta del Genoa rafforza lo spirito di appartenza, come si vede in Spagna - per esempio - al Barcellona o all’Athletic Bilbao. «Questi ragazzi - sottolinea Sbravati - arrivano alle categorie nazionali giovanili dopo anni insieme. Nasce un legame fortissimo con i colori rossoblù, alimentato dagli allenatori. Da noi fare calcio non è semplice. La materia prima non è abbondante, parlando di atleti in generale, e le strutture non sono all’altezza, per mancanza di spazi. Tra mare e montagna, sono pochissimi i posti dove puoi permetterti centri con quattro, cinque campi. Cerchiamo di trasformare il problema in virtù, anche per questo i nostri sono più affamati...». E Pellegri lo ha fatto vedere l’altra sera allo stadio: «Una soddisfazione enorme per me e per gli altri tecnici, eravamo lì a Marassi a seguirlo. Ripensavo alle tante trasferte fatte, ai tanti racconti in auto. Da noi prevale sempre il senso dell’affetto per questi ragazzi e vedere Pellegri in campo ci fa ancora scendere una lacrima sul volto».

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