L’Inter intratteneva rapporti con gli ultrà. Le audizione dell’allenatore Simone Inzaghi e del vicepresidente Javier Zanetti hanno confermato quanto emergeva dalle carte della Procura. E questo, al di là di come si possa evolvere l’inchiesta, è un punto piuttosto importante per i potenziali sviluppi della giustizia sportiva. Perché quel tipo di rapporto è espressamente vietato dalle norme federali e più precisamente dall’articolo 25, comma 10, che fa riferimento a una legge dello Stato (41/2007), frutto dell’inasprimento delle regole dopo l’assassino dell’ispettore Raciti nel 2007. L’articolo 25 norma il rapporto fra le società e il tifo organizzato, dalla distribuzione dei biglietti (che non può in nessun modo fare eccezioni rispetto alle regole generali di vendita) fi no alle relazioni da tenere con gli ultrà o, meglio, da non tenere. "Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società», dice un passaggio del comma 10 e per «associazioni convenzionate", ci si riferisce a associazioni di tifosi che devono essere validate dalla Federazione, quindi non certamente gli ultrà della Curva Nord.
Il rapporto confermato nell'audizione
Lo spirito della legge e dell’articolo del codice sportivo è proprio quello di estirpare quelle relazioni pericolose fra i club e i gruppi ultrà più violenti e delinquenziali. Ora, Simone Inzaghi, intercettato mentre dialoga con Ferdico sembra avere un rapporto amicale, di conoscenza. Rapporto che ha di fatto confermato nell’audizione, quando ha voluto specificare che non si sentiva minacciato, perché quelle degli ultrà erano "delle richieste" di cui lui si faceva tramite presso la società. Questo non comporta alcun problema sotto il profi lo della giustizia ordinaria, infatti Inzaghi, come tutti i tesserati e dirigenti nerazzurri, non è stato inserito nell’elenco degli indagati.