Sfogliare i giornali e riguardare certe trasmissioni del 2017 regala una strana sensazione. Sette anni fa, quando un’inchiesta della Procura di Torino scoprì le infiltrazioni della Ndrangheta nel tifo organizzato juventino, l’indignazione dei media fu grande e vigorosa. I programmi d’inchiesta dedicarono affilati servizi sull’argomento che, per un buon periodo di tempo, aveva trovato cittadinanza sulle prime pagine dei quotidiani politici e sportivi.
L'intercettazione inventata
Anche allora, come capita oggi a Inter e Milan, la Juventus e i suoi dirigenti non comparivano nel registro degli indagati, ma partecipavamo come persone informate dei fatti e poi come parte lesa, collaborando in modo attivo all’inchiesta e denunciando i tifosi collusi con la malavita (cosa, quest’ultima, che non risulta ancora essere successa a Milano). Questo non aveva impedito di rappresentare la Juventus, il suo presidente e i suoi dirigenti come complici o favoreggiatori della Ndrangheta con un crescendo che aveva portato a una grottesca audizione davanti alla Commissione Antimafia in cui si vaneggiò di un’intercettazione compromettente per Andrea Agnelli che, semplicemente, non esisteva.