Inzaghi e l'inchiesta ultras: la mossa Inter che potrebbe ammorbidire tutto

Chiné al lavoro, lo spauracchio resta l’articolo 4. I club: per la procura noi danneggiati

MILANO - Lo spauracchio è l’articolo 4 del codice di giustizia sportiva, che tutela “lealtà, correttezza e probità” e presenta, per chi lo viola, un ventaglio di sanzioni tale da rendere impronosticabili le richieste della Procura Federale nei confronti di Inter e Milan. Le società escludono che possano essere coinvolte, forti anche delle parole pronunciate dal procuratore capo di Milano Viola che le ha definite «danneggiate da questa vicenda». Però la questione resta ugualmente scivolosa e divide gli esperti di diritto sull’argomento. Anche perché l’inchiesta “Doppia Curva”, trasposta a livello sportivo, rappresenta per certi versi un unicum. In primis per il coinvolgimento di un allenatore, Simone Inzaghi, a cui gli ultrà avevano chiesto collaborazione nella ricerca di biglietti per la finale di Istanbul. Inzaghi - sentito, come tutti gli altri tesserati, in qualità di persona informata sui fatti - ha sottolineato che il timore era di subire uno sciopero del tifo proprio nella gara più importante dell’anno, la finale di Champions, da qui la promessa di attivarsi con Marotta.

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La mossa dell'Inter

L’allenatore, a corredo, ha sottolineato di non aver avvertito né minacce, né pressioni indebite ma solo una richiesta, parlando di normali dinamiche nei rapporti fra tifosi più caldi e club (però vietate dall’articolo 25 del codice). Però - di riflesso - potrebbe ammorbidire considerevolmente la posizione dell’allenatore (e di tutti coloro a cui la Curva chiese più biglietti per Istanbul) il fatto che l’Inter, tramite una Pec, avesse informato in tempo reale la Questura di quanto stava accadendo. Javier Zanetti, come Inzaghi, ha sottolineato come fosse per lui normale avere tra gli interlocutori pure gli ultrà: «Sono trent’anni che sono nell’Inter, come calciatore e come dirigente, e li ho conosciuti un po’ tutti. Per me sono sempre stati Marco, Andrea, Mauro. Ragazzi della curva, tifosi. Io per loro sono sempre stato uno dei punti di riferimento qui all’Inter, ogni volta che si presentava un problema, una grana, ero io a dare ascolto a istanze e richieste. Dando però ogni volta il giusto peso, senza mai sentirmi costretto a fare nulla contro il mio volere o gli interessi della società».

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La posizione di Calabria e Calhanoglu

Oggi però Zanetti ricopre la carica di vicepresidente e bisogna capire quale rilevanza darà Chiné alle sue parole agli investigatori della Squadra Mobile. In base alle carte recapitate al procuratore federale - un faldone da 12.000 pagine - la posizione più delicata riguarda Davide Calabria e Hakan Calhanoglu. Il primo ha spiegato di aver incontrato Luca Lucci, capo della Curva Sud, su invito di quest’ultimo per discutere «dei problemi della squadra, di spogliatoio e di rendimento» e di questi temi avrebbero parlato. «Nessuna richiesta, solo argomenti calcistici»; mentre Calhanoglu ha ammesso di aver incontrato i capi ultrà nonostante le raccomandazioni della dirigenza di evitare qualsiasi contatto con loro, giustificando il suo comportamento con la volontà di ricambiare gli attestati di solidarietà ricevuti quando dopo il terremoto del 2023 in Turchia. Ora Chiné avrà 60 giorni per condurre l’indagine sportiva più eventuali altri 40 di proroga. Poi arriveranno i deferimenti.

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MILANO - Lo spauracchio è l’articolo 4 del codice di giustizia sportiva, che tutela “lealtà, correttezza e probità” e presenta, per chi lo viola, un ventaglio di sanzioni tale da rendere impronosticabili le richieste della Procura Federale nei confronti di Inter e Milan. Le società escludono che possano essere coinvolte, forti anche delle parole pronunciate dal procuratore capo di Milano Viola che le ha definite «danneggiate da questa vicenda». Però la questione resta ugualmente scivolosa e divide gli esperti di diritto sull’argomento. Anche perché l’inchiesta “Doppia Curva”, trasposta a livello sportivo, rappresenta per certi versi un unicum. In primis per il coinvolgimento di un allenatore, Simone Inzaghi, a cui gli ultrà avevano chiesto collaborazione nella ricerca di biglietti per la finale di Istanbul. Inzaghi - sentito, come tutti gli altri tesserati, in qualità di persona informata sui fatti - ha sottolineato che il timore era di subire uno sciopero del tifo proprio nella gara più importante dell’anno, la finale di Champions, da qui la promessa di attivarsi con Marotta.

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