
TORINO - C’è una frase che, dai tempi del processo sulle plusvalenze, risuona nella testa dei più attenti tra i tifosi del pallone: «La giustizia sportiva si fonda sul principio della tempestività, mentre le certezze assolute comportano rallentamenti». Parole di Mario Luigi Torsello, presidente della Corte d’Appello della Figc nonché professore di diritto sportivo. Parole che oggi ispirano un nuovo interrogativo: ma che fine ha fatto l’indagine di Giuseppe Chiné sulle curve di Inter e Milan? Il caso più simile che la storia recente ricordi, ovvero quello che aveva coinvolto la Juventus otto anni fa, aveva in effetti avuto tempistiche più celeri: tra la ricezione degli atti dell’inchiesta Alto Piemonte dalla Procura di Torino (11 novembre 2016) e la chiusura delle indagini (12 gennaio 2017), l’allora procuratore federale Giuseppe Pecoraro aveva fatto trascorrere soltanto 62 giorni. Oggi, invece, siamo già a quota 71 dal giorno (27 novembre 2024) in cui l’attuale numero uno della Procura Figc ha iniziato a sfogliare i documenti dell’inchiesta Doppia Curva. Chiné è comunque nei termini previsti, naturalmente. Almeno fino al 25 febbraio.
Chinè deve decidere
L’articolo 119 del Codice di Giustizia Sportiva, infatti, prevede fino a 30 giorni per l’iscrizione della notizia del presunto illecito nell’apposito registro e fino a 60, da quel momento, per lo svolgimento dell’indagine. Per un totale di 90 giorni che, appunto, porta il termine al 25 febbraio, data entro la quale Chiné dovrebbe decidere se archiviare o se deferire. Dovrebbe? Beh, sì, perché tanto per le indagini quanto per l’acquisizione delle eventuali memorie difensive è prevista la possibilità di chiedere delle proroghe alla Procura Generale dello Sport. Opzione che spingerebbe un po’ più in là tutte le scadenze: eventuali deferimenti entro il 25 maggio, eventuale data di inizio del processo entro il 14 luglio. A stagione ampiamente ultimata, insomma.