Moratti: "Non riprendo l'Inter"

"Se Suning lascia, è un dispiacere. Con loro c'era una famiglia a condurre le danze, alle spalle, un'industria importante. Era il meglio che la società potesse trovare"
Moratti: "Non riprendo l'Inter"© Marco Canoniero

MILANO - Il giorno dopo è dolcissimo per Massimo Moratti. Per la prima volta dal suo addio, l’Inter - strapazzando la Juve - ha dato la sensazione di poter davvero lottare fino in fondo per lo scudetto, undici anni dopo l’ultimo campionato vinto, nel 2010. Quando fu Triplete.

Dottor Moratti, come ci si sente dopo aver battuto in quel modo la Juve?
«Sinceramente è una bella sensazione perché questa vittoria dà l’idea che la squadra c’è e che si possa puntare a qualcosa di importante quest’anno. La Juventus era senza dubbio l’avversario che faceva più paura, questo comunque senza sottovalutare il Milan, perché, specialmente dopo la vittoria a San Siro proprio contro la squadra di Pioli, dava l’impressione che si fosse ripresa. In più, quando leggi la loro formazione, vedi che hanno sempre un sacco di bei nomi in squadra. Per questo, centrare una vittoria così netta, è assolutamente importante».

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Conte, negli ultimi giorni, ha molto insistito sul gap che c’è tra la Juve e le avversarie. Il 2-0 di domenica dimostra come la differenza sia stata annullata, oppure i bianconeri restano ancora i favoriti?
«Da quello che mi sembra di capire, il suo è un discorso generale che si allarga anche alla società dove dall’altra parte c’è la stessa proprietà da cent’anni che, anche per questo, esprime una grande forza. Poi, sotto il profilo calcistico, questo gap è un po’ inferiore anche per merito dell’Inter che sta giocando bene. Inoltre ritengo che quella del gap sia un po’ una tattica di Conte per far concentrare i giocatori, metterli nelle condizioni di fare l’impresa e dire ai ragazzi “andiamo a battere questi che son fortissimi”».

Beh, un allenatore che faceva così mi sembra lei l’abbia già conosciuto...
«Chi?».

Mourinho...
«No, no per Mourinho noi eravamo sempre i più forti, non mi parlava mai degli altri».

È giusto iniziare a pronunciare la parola scudetto oppure bisogna stare ancora un po’ calmi?
«L’Inter può permettersi di pronunciarla sempre quella parola, perché non è che siamo il Sassuolo. Poi, per scaramanzia, uno sta attento».

In tal senso, quest’anno sembra proprio esserci l’alchimia giusta
«Più che un’alchimia, direi che è un campionato molto equilibrato dove gli avversari possono essere battuti. E, in tal senso, siamo in una condizione molto positiva per poter vincere lo scudetto». [...]

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