Bonolis: "Conte è interista, mica è una banderuola"

Il presentatore: "Il gol di Gaich alla Juve? Io ovviamente ho esultato, è normale. Ma fin quando la matematica non dà sicurezza, tutto è ancora aperto"
Bonolis: "Conte è interista, mica è una banderuola"© LaPresse

MILANO - Una squadra forte, che al termine della stagione potrà aver conquistato il tricolore. Ma ora è vietato rilassarsi. Si deve completare quel percorso tanto decantato da Antonio Conte. Paolo Bonolis – tra scaramanzia e dati matematici oggettivi – non si sente assolutamente già campione d’Italia: «L’Inter deve temere l’Inter. Ossia un possibile calo di attenzione e di concentrazione. Certo, se vincessimo col Sassuolo, 9 punti sul Milan, che poi sono 10, e 13, o 10, sulla Juventus, qualora i bianconeri battessero il Napoli, sono un bel vantaggio. Ma si deve sempre fare attenzione».

Insomma il gol di Gaich non ha consegnato lo scudetto all’Inter.

«Io ovviamente ho esultato, è normale. Ma fin quando la matematica non dà sicurezza, tutto è ancora aperto, mancano un mucchio di partite. Lo so che è un luogo comune e che viene ripetuto costantemente sin da quando ero ragazzino, ma è così. Dobbiamo giocare contro un Napoli che quando ha tutti gli effettivi a disposizione è una vera rogna. C’è lo scontro diretto con la Juventus e la sfida contro la Roma. Non dimentichiamo poi le altre partite con squadre fastidiose, son partitacce. Sarebbe sbagliato credere possa essere una passeggiata solo perché ora si è davanti».



L’Inter deve mantenere il vantaggio.

«Il discorso assume delle traiettorie di banalità. Una squadra come quella nerazzurra quando entra in campo - e vale lo stesso per Milan, Juventus, Atalanta e così via - deve giocare per vincere, non può avere altri obiettivi. Poi che ci riescano o meno è un altro conto. Se sei primo in classifica è tutto nelle tue mani, anche per un mero discorso matematico, il meccanismo è talmente semplice che non se ne esce».

Chi le piace di più dell’Inter attuale?

«Barella per il contributo che dà a centrocampo. Ma anche l’ultimo Brozovic, che galoppa come una grazia di Dio. La quadratura difensiva di de Vrij mi affascina, ma apprezzo anche il ritrovato Skriniar, oltre a questa splendida novità ormai sbocciata che rappresenta Bastoni. La coppia d’attacco è semplicemente eccellente, si completano: uno fa un lavoro di movimento, l’altro è argine e distribuzione del pallone. Poi c’è Eriken che è finalmente arrivato in Italia».

Cioè?

«Anche Zidane e Platini ebbero problemi di ambientamento. Ora Eriksen è davvero in Italia e si vede in campo. Prima era straniero in terra straniera, a disagio. Ma è normale. Come se dall’oggi al domani trasferissero me e lei in Danimarca. Avremmo qualche problema lavorativo, o mi sbaglio»?



Conte è interista?

«Lo è sempre stato, almeno da quando ha firmato il contratto. Parliamo di un professionista, non di una banderuola. Svolge al meglio la sua professione e ci mancherebbe altro che ora non fosse interista».

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