Inter, il pagellone dei campioni d'Italia: ci sono due 10!

I voti stagionali alla rosa nerazzurra: Lukaku da bomber a giocatore di livello planetario, per Lautaro meglio l’Inter che Messi, Hakimi sulle orme di Maicon...
Inter, il pagellone dei campioni d'Italia: ci sono due 10!© ANSA

Ecco le pagelle dei campioni d'Italia nerazzurri, da Handanovic a Conte.

Samir Handanovic 8

Primo titolo in carriera con la fascia da capitano ben stretta all’avambraccio. Il buon Samir, dopo una lunga rincorsa (è all’Inter dal luglio 2012) ha coronato il suo sogno, però in una stagione vissuta sulle montagne russe tra strepitose parate (col Napoli e nel derby di ritorno) e papere (a Verona, Napoli, Spezia). Grazie al rigore parato a Ibra ha pure superato Pagliuca (25-24) nella classifica di ogni tempo degli specialisti in Serie A.

Ionut Radu NG

Se non ci fosse stato il rinvio della gara con il Sassuolo, sarebbe toccato a lui. Nella prima stagione nerazzurra, il rumeno è rimasto un oggetto misterioso perché Conte ha deciso di non dargli neanche un’occasione neppure in Coppa Italia dove, forse a causa della fresca eliminazione dalla Champions, l’allenatore ha scelto di mantenere tra i pali Handanovic. Può consolarsi con uno scudetto da mettere nel curriculum: mica poco. 

Daniele Padelli NG

Dopo l’addio di Tommaso Berni, ha ereditato il ruolo di terzo portiere accettando di unirsi all’Inter per un’altra stagione. Scelta che ha portato in dote uno scudetto vissuto da comprimario soltanto in apparenza perché Adriano Bonaiuti, preparatore dei portieri nerazzurri, sa quanto importante sia la concorrenza in allenamento per mantenere sulla corda Handanovic, già compagno di Padelli ai tempi di Udine. 

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Stefan de Vrij 9

Da esodato nerazzurro ha conquistato il Triplete al Bayern e, una volta tornato ad Appiano per il mancato riscatto da parte dei bavaresi, ha “cambiato il chip” per rendersi utile alla causa. La sua trasformazione a esterno a tutta fascia è stata la novità più succosa dell’annata, merito suo ma pure di Conte che è riuscito a entrare nella sua testa. Nel suo campionato pure tre gol, a Parma, Fiorentina e Spezia. Con lo sbarco di Antonio Conte ad Appiano e il passaggio alla difesa a tre è tornato il totem insuperabile dei tempi della Lazio. Leader silenzioso della squadra, oltre a essere il più fidato bodyguard di Handanovic ha rivelato doti formidabili nel pescare gli attaccanti a campo aperto. Stagione senza macchie, la sua, con pure un gol all’attivo, a Genova contro la Sampdoria (6 gennaio) inutile però per evitare la sconfitta.

Aleksandar Kolarov 6

Scelto per migliorare l’uscita della difesa palla al piede, Kolarov ha deluso. L’assist per il gol di Perisic con il Parma è stata l’unica sua perla, peraltro nella sua ultima partita giocata da titolare (era il 31 ottobre...). Un lampo controbilanciato da più di un errore in difesa (contro la Fiorentina e nel derby di andata). Però, come sottolineato da Conte, il suo apporto nello spogliatoio è stato prezioso, a dimostrazione che si è leader pure se non si gioca mai.

Andrea Ranocchia 7

Ranocchia è il trait-d’union tra i tripletisti (con cui nel 2011 ha vinto l’ultimo scudetto conquistato dal club), e l’Inter di Conte - suo vecchio maestro ritrovato in nerazzurro -. Dura la vita come controfigura di De Vrij che gli ha lasciato le briciole, solo 5 partite, peraltro tutte giocate dal 1’. Mai un mugugno o una dichiarazione fuori posto: voto dieci come uomo squadra. Gli scudetti si vincono anche grazie a uomini così.

Milan Skriniar 9

Un’estate fa, alle finali di Europa League, aveva fatto la statuina in panca. Esclusione che pareva preludio a una cessione. Lo stop al mercato imposto da Suning ha invece restituito un nuovo Skriniar alla causa. “Skri” - come lo chiamano alla Pinetina - una volta capito cosa gli chiedeva l’allenatore, non è più uscito. E a referto ha pure messo tre gol, tutti pesantissimi, a Verona, Roma e contro l’Atalanta a San Siro.

Alessandro Bastoni 9

Stagione strepitosa, la sua, tanto che Pep Guardiola lo vorrebbe volentieri con sé al Manchester City. Esplosione arrivata grazie alla capacità da parte di Antonio Conte di migliorare il materiale che allena ma pure grazie alla sua classe nell’impostare (il lancione a Barella per il 2-0 alla Juve è un’immagine iconica nell’annata nerazzurra) e alla duttilità che in campo mostra nelle varie fasi della partita.

Danilo D'Ambrosio 8,5

Prima parte della stagione da protagonista con il gol al fotofinish nel 4-3 alla Fiorentina, quello del sorpasso al Cagliari a cinque minuti dalla fi ne e la rete della sicurezza nella vittoria sul Genoa a Marassi. Seconda parte da comprimario anche perché zavorrato dall’infortunio patito con la Samp il 6 gennaio (distrazione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro) e dal Covid. Da allora non è più stato titolare. 

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Marcelo Brozovic 9

Regista di quantità è qualità. L’Epic nerazzurro ha confermato la sua attitudine da maratoneta (nessuno, in Serie A, macina tanti chilometri quanto lui in partita) e di insostituibile per Antonio Conte. Nel suo campionato, un gol (contro il Parma all’andata) e sei assist: c’era una volta il giocatore che, dopo essere stato sostituito da De Boer, aveva lasciato lo stadio, beccandosi un mese di squalifica dal club: preistoria. 

Roberto Gagliardini 7

Per una stagione, la prima di Conte all’Inter, è stato l’unico centrocampista difensivo in rosa. Quest’anno, aumentando la concorrenza, si è diradato pure il suo minutaggio però, ogni qual volta l’allenatore ha deciso di mettere muscoli in squadra, la scelta è caduta su di lui. Difatti, eccezion fatta per le due gare perse causa Covid, è sempre entrato tranne che in cinque partite. Nel suo campionato pure due gol, a Benevento e al Mapei contro il Sassuolo.

Matias Vecino 6

Il recupero inaspettatamente lungo dall’operazione effettuata al menisco del ginocchio destro nel luglio scorso lo ha fatto uscire dai radar almeno finché non è riapparso con la Primavera (28 gennaio). Il test ha fatto da preludio al rientro in squadra e al ritorno in campo, a Torino, il 14 marzo. Voto alla resilienza. Nelle ultime gare della stagione facile che trovi pure un po’ più di spazio: lo merita dopo tanta sfortuna.

Stefano Sensi 6,5

Altra stagione tormentata tra infortuni muscolari (due piuttosto importanti più alcuni problemini) e l’espulsione a Roma con la Lazio. Conte lo ha utilizzato come un cristallo di boemia però - pur a intermittenza - quando ha giocato ha istillato sempre un po’ di qualità nella manovra nerazzurra. Che ci sia del genio nel suo calcio è provato anche dal fatto che Mancini, nonostante tutto, continua a tenerlo in considerazione per gli Europei.

Arturo Vidal 8

Il collezionista, ha messo sul caminetto il 12° campionato vinto in carriera. Non è stato soltanto un portafortuna, Vidal: il suo arrivo ha contribuire ad alzare ulteriormente la consapevolezza della squadra. Brilla, in tal senso, il gol segnato alla “sua” Juve nella vittoria che è stata spartiacque del campionato nerazzurro. Qualche acciacco di troppo, l’ha tenuto ai margini nella seconda parte dell’annata, ma nella prima Conte l’aveva spremuto come un limone.

Nicolò Barella 9,5

Già lo chiamavano “Tardellino” e l’esultanza per il gol alla Juve non ha fatto che alimentare la suggestione. E’ l’avatar di Conte in versione 2.0 nonché “Capitan Futuro” per il popolo tifoso che lo sogna con la fascia al braccio. Quest’anno ha completato il salto dimenticando l’irruenza della gioventù come prova la marea di partite giocate pur restando sotto diffida. Guardandolo, pure a Mancini, pensando agli Europei, brillano gli occhi.

Christian Eriksen 9

Da fuoriclasse umiliato (Cassano dixit) a titolarissimo: la svolta dell’Inter, nella seconda parte della stagione, è legata alla sua esplosione. Una metamorfosi che è stata lenta e insperata, maturata (anche) grazie al mercato bloccato, altrimenti il danese oggi sarebbe altrove. Fatto sta che, in tempi di vacche magrissime, è stato lui l’unico, vero acquisto di gennaio. Il gol del pari a Napoli e quello da tre punti a Crotone le sue firme in calce allo scudetto.

Radja Nainggolan NG

Troppo forte è stata la nostalgia di Cagliari, dove è tornato a inizio gennaio dopo la riapertura del mercato. E dire che Conte l’aveva riaccolto ad Appiano con tutte le migliori intenzioni, peraltro mandandolo in campo - con la squadra in svantaggio - nel finale della gara con la Fiorentina alla prima di campionato. Complice pure un infortunio muscolare, prima di salutare ha fatto altre tre comparsate però un pezzettino di scudetto è anche suo.

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Ivan Perisic 8,5

Da esodato nerazzurro ha conquistato il Triplete al Bayern e, una volta tornato ad Appiano per il mancato riscatto da parte dei bavaresi, ha “cambiato il chip” per rendersi utile alla causa. La sua trasformazione a esterno a tutta fascia è stata la novità più succosa dell’annata, merito suo ma pure di Conte che è riuscito a entrare nella sua testa. Nel suo campionato pure tre gol, a Parma, Fiorentina e Spezia. 

Ashley Young 7,5

A inizio stagione, considerato il mancato arrivo di uno tra Emerson e Alonso, era l’unico specialista vero nel ruolo e, difatti, ha sempre giocato. La crescita di Perisic - che ha dato più fisicità soprattutto in fase difensiva - ha messo un po’ in ombra la sua stella, forse anche perché pare destinato a lasciare l’Inter. Nel suo campionato non ci sono gol ma tre assist, l’ultimo della serie, bellissimo, per Lukaku contro il Sassuolo. 

Matteo Darmian 8,5

Il suo arrivo non ha scatenato le fantasie dei tifosi ma Conte, quando ha avallato la joint-venture col Parma per strapparlo allo United, sapeva di essersi portato a casa un piccolo-grande tesoro. I due gol da sei punti segnati con Cagliari e Verona rappresentano la sublimazione dell’Inter operaia costruita dall’ex ct: schema seguito pure in Nazionale e anche lì c’era il fidato Matteo, l’uomo che ha nell’armadio il vestito giusto per ogni stagione. 

Achraf Hakimi 9,5

Meglio non poteva spendere 45 milioni l’Inter per l’unico, grande, acquisto dell’estate. Sulla corsia che comprende il marocchino, Barella e in cui confluisce spesso Lukaku, Conte ha costruito le sue fortune. Imprendibile e immarcabile, come dimostrano i 7 gol e i 7 assist in campionato, Hakimi è riuscito ad affiancare la sua immagine, nell’iconografia dei tifosi, a quella di Maicon, il “Colosso” del Triplete.

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Alexis Sanchez 7,5

Per il Niño Maravilla, l’altro collezionista di trofei in rosa, uno scudetto all’ombra della Supercoppia Lukaku-Martinez. A differenza di una stagione fa non ha saltato tre mesi per infortunio ma il suo apporto a livello di gol è stato minimo, appena cinque (fondamentale però la doppietta a Parma). Bravo però a calarsi nella parte di comprimario di lusso: in più di una occasione (col Toro l’esempio più emblematico) il suo ingresso in campo ha dato la scossa.

Andrea Pinamonti 6 

Rimasto ancorato alla base per l’impossibilità di prendere una punta più rodata (come avrebbe preferito Conte), ha vissuto una stagione di apprendistato avendo la possibilità di avere come avversario il miglior trio di difensori che ha espresso il campionato. Senza l’infortunio alla caviglia destra (con tanto di fastidiosissimo edema) patito in Under, forse avrebbe trovato più spazio: l’avrà nella prossima stagione quando sarà prestato.

Lautaro Martinez 9,5

A conti fatti, la decisione - subita causa Covid - di non raggiungere Leo Messi a Barcellona è stata azzeccata perché, a differenza dell’amico Maurito Icardi, è stato protagonista di uno storico scudetto per l’Inter. In una stagione al bacio, da incorniciare la doppietta nel derby di ritorno, ma pure l’attitudine mostrata nell’ultima parte di stagione in cui si è sacrificato col piglio del gregario pure in copertura, il che - senza scomodare paragoni con Eto’o nella stagione del Triplete - è senza dubbio degno di lode per lo spirito in cui si è calato nella parte. Il tutto per la soddisfazione di Conte.

Romelu Lukaku 10

Sulle spalle di Big Rom. L’uomo che nei primi due anni all’Inter ha segnato più di Ronaldo “Fenomeno” (ma in meno partite) e che, grazie a Conte, è diventato un campione a livello planetario, come prova il “no” pronunciato dall’Inter al Manchester City che lo voleva come terminale dell’attacco. Leader tecnico (21 gol e 10 assist in campionato), icona dell’Inter che ha messo fine all’egemonia della Juve e, finalmente, giocatore “cattivo” in campo: il testa a testa con Ibra nel derby di Coppa Italia, diventato pure un murale a San Siro resterà per sempre nell’immaginario dei tifosi.

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Antonio Conte 10

Il quinto scudetto conquistato in carriera dopo i tre alla Juve e la Premier al Chelsea, è forse il più bello perché - oltre a riportare un club, l’Inter, a vincere dopo undici anni il campionato - ha dimostrato di essere capace a vincere in Italia senza lo scudo bianconero. L’uscita prematura dalla Champions resta una ferita, però in Serie A non ha sbagliato nulla, raccogliendo quanto seminato sin dalla scorsa stagione.

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Ecco le pagelle dei campioni d'Italia nerazzurri, da Handanovic a Conte.

Samir Handanovic 8

Primo titolo in carriera con la fascia da capitano ben stretta all’avambraccio. Il buon Samir, dopo una lunga rincorsa (è all’Inter dal luglio 2012) ha coronato il suo sogno, però in una stagione vissuta sulle montagne russe tra strepitose parate (col Napoli e nel derby di ritorno) e papere (a Verona, Napoli, Spezia). Grazie al rigore parato a Ibra ha pure superato Pagliuca (25-24) nella classifica di ogni tempo degli specialisti in Serie A.

Ionut Radu NG

Se non ci fosse stato il rinvio della gara con il Sassuolo, sarebbe toccato a lui. Nella prima stagione nerazzurra, il rumeno è rimasto un oggetto misterioso perché Conte ha deciso di non dargli neanche un’occasione neppure in Coppa Italia dove, forse a causa della fresca eliminazione dalla Champions, l’allenatore ha scelto di mantenere tra i pali Handanovic. Può consolarsi con uno scudetto da mettere nel curriculum: mica poco. 

Daniele Padelli NG

Dopo l’addio di Tommaso Berni, ha ereditato il ruolo di terzo portiere accettando di unirsi all’Inter per un’altra stagione. Scelta che ha portato in dote uno scudetto vissuto da comprimario soltanto in apparenza perché Adriano Bonaiuti, preparatore dei portieri nerazzurri, sa quanto importante sia la concorrenza in allenamento per mantenere sulla corda Handanovic, già compagno di Padelli ai tempi di Udine. 

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