Inter, i sassolini di Sanchez: divorzio al veleno

Il cileno punge ancora: “Sono stato professionale e vincente in carriera: i campioni sono così”
Inter, i sassolini di Sanchez: divorzio al veleno© /Ag. Aldo Liverani Sas

Amigo sì, ma non troppo. Quanto sta accadendo in questi giorni, ha messo a dura prova l’orgoglio di Alexis Sanchez che, tramite i propri social, ha sfogato tutta la sua rabbia per il triste epilogo che sta avendo il suo triennio all’Inter. In cuor suo, il cileno ha sempre pensato di essere un titolare aggiunto e, l’idea di essere rottamato in nome dell’abbattimento al monte ingaggi, sta rendendo questo divorzio tutt’altro che amichevole. Lo spunto per l’ennesimo sfogo è stata la partitella vinta martedì e celebrata con tanto di foto di gruppo insieme ai compagni (ieri il Niño Maravilla non ha preso parte all’allenamento congiunto con la Pergolettese): «Sono sempre stato professionale e vincente nella mia carriera. Divertiti e fa’ ciò che ti rende felice, giocare a calcio», ha scritto. A stretto giro di clic è arrivata la seconda parte dello sfogo: «La vittoria è una costante nella mia carriera, i campioni sono così». Una frase che rimanda a quanto detto il 12 gennaio dopo aver segnato il gol che ha consegnato la Supercoppa all’Inter: «Un campione più gioca e meglio sta. E fa cose che nessun’altro fa», il tutto dopo essersi autodefinito «un leone in gabbia». E il fatto che all’Inter mai sia stato considerato titolare nei tre anni in nerazzurro, ha fatto passare in secondo piano nei suoi ricordi il fatto di aver arricchito la bacheca con altri tre titoli (Scudetto con Conte, Supercoppa e Coppa Italia con Inzaghi).

Pensiero stupendo

Sanchez ha un’altissima opinione di sé e, nonostante il corteggiamento dell’Olympique Marsiglia, sogna sempre il ritorno a Barcellona dalla porta principale. Ieri comunque dal Vélodrome è arrivato l’endorsement di Pablo Longoria, presidente del club: «Per Sanchez parla la sua storia: ha vinto in tutti i Paesi dove ha giocato», però il fatto che Fernando Felicevich, procuratore del cileno, non abbia tutta questa fretta di chiudere con l’Inter, fa pensare che sia in atto un estremo (probabilmente inutile) tentativo di captare segnali positivi da Barcellona. Ieri il procuratore del cileno è stato un paio d’ore in sede per parlare nei particolari dell’offerta nerazzurra (l’addio costerà 8 milioni al club, ma la cifra comprende pure pendenze arretrate dalla stagione martoriata dal Covid) mentre in serata Felicevich è andato a cena con Sanchez per fare il punto della situazione. Con l’Inter - a meno di accelerazioni odierne - si è dato appuntamento per domani quando dovrebbe essere firmata la rescissione consensuale. Un atto che segnerà per Marotta, Ausilio e Baccin il raggiungimento del primo obiettivo posto da Suning, ovvero la riduzione del 10% del monte-ingaggi (non una formalità, considerando chi è arrivato e i rinnovi garantiti ai big presenti in rosa). In attacco, per volontà di Simone Inzaghi, l’Inter rimarrà così. L’allenatore vuole una coppia gol titolare, quella composta da Romelu Lukaku e Lautaro Martinez e due giocatori di sicuro affidamento alle loro spalle quali Edin Dzeko e Joaquin Correa, attaccanti che - per caratteristiche - possono anche favorire qualche soluzione in più in corso d’opera: Dzeko riempire l’area in gare bloccate, mentre Correa può anche agire da trequartista vista la sua capacità di dribblare nel breve. Un attacco in cui per il Niño Maravilla non c’era più posto. Da qui un addio pieno di bile.

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