L’Inter costa 1,2 miliardi: Zhang, c’è Ranadivé

Il proprietario dei Sacramento Kings interessato alla società. Il giallo sul ruolo di Goldman Sachs
L’Inter costa 1,2 miliardi: Zhang, c’è Ranadivé

MILANO - Da maggio dell’anno scorso l’orizzonte dell’Inter incrocia spesso l’altra sponda del Pacifico, con un salto da quella asiatica della sua proprietà cinese a quella americana. E un legame particolare in California. Il cambio di baricentro è partito con l’accordo per il maxi-finanziamento da 275 milioni di euro concesso a maggio dell’anno scorso dal fondo Oaktree (quartier generale a Los Angeles) a Suning per mettere in sicurezza i conti nerazzurri.

Dall'Nba alla Serie A

Adesso arriva un’altra voce legata alla California. Sarebbe interessato all’Inter il co-proprietario della squadra di basket Nba dei Sacramento Kings, Vivek Ranadivé, 64enne ingegnere di origine indiana, fondatore di numerose aziende nel settore dell’informatica. A luglio il nome di Ranadivé era stato inserito tra i papabili componenti della cordata di Gerry Cardinale per il passaggio del Milan da Elliott a RedBird. Adesso, invece, l’ex azionista ed ex vice-presidente dei Golden State Warriors (quota ceduta nel 2013 per entrare nei Sacramento Kings) avrebbe diretto le sue attenzioni sull’Inter. Bisogna capire con che entità. Da un lato, rimbalza ancora la voce di un mandato concesso a Goldman Sachs dalla famiglia Zhang per la cessione del club nerazzurro per 1,2 miliardi. Dall’altro, Suning ribadisce che si tratta semplicemente della solita richiesta formulata da tempo alla banca d’affari statunitense di individuare possibili soci di minoranza. Proprio per aggiornare questo dossier nei giorni scorsi Steven Zhang e l'ad della parte economica dell'Inter, Alessandro Antonello, hanno incontrato a Milano i manager di Goldman Sachs.

Zhang lascia Milano

La valutazione di 1,2 miliardi sarebbe superiore a quella data finora da Suning all’Inter, pari a un miliardo e finora ritenuta troppo elevata dal mercato. Su quella soglia si è arenata la trattativa con il fondo inglese Bc Partners all’inizio del 2021. E sulla stessa cifra non ha fatto troppi passi avanti il discorso con i sauditi di Pif, che poi si sono diretti verso il Newcastle senza ripensare all'Inter. Questa modifica verso l'alto potrebbe essere un riflesso della valutazione data al Milan nel passaggio da Elliott a RedBird, pari proprio a 1,2 miliardi. Difficilmente Ranadivé o un altro compratore americano in questo momento accetterebbe di trattare su questa base di partenza, considerata eccessiva. Finora non si è andati oltre quota 900 milioni nei sondaggi con i papabili acquirenti degli ultimi due anni. A questo intreccio si aggiunge un altro particolare. Steven Zhang ha lasciato Milano dopo aver seguito la sconfitta con il Bayern Monaco in Champions League. Sarebbe volato proprio negli Stati Uniti. Di per sé non è un indizio a favore di contatti con Ranadivé o con altri soggetti interessati all’Inter, perché il presidente nerazzurro trascorre molto tempo negli Stati Uniti, quando non è in Italia o in Cina. Ma di sicuro quello è il mercato dal quale provengono quasi tutte le nuove proprietà straniere che sbarcano in Serie A. Vale anche per l’Inter, destinataria di numerose attenzioni al di là dell’Atlantico in questi ultimi mesi.

Inter, percorso obbligato

D’altronde l’orizzonte finanziario nerazzurro ha una data ben precisa: maggio 2024, quando scadrà il termine per rimborsare il prestito triennale di Oaktree. Il fondo californiano non è interessato a gestire l’Inter a lungo come è successo con Elliott al Milan. In caso di mancato rimborso ed esercizio del pegno, cercherà di rivendere rapidamente il club. Quindi qualcosa dovrà succedere, a meno che Suning e Oaktree non si accordino per prolungare il termine della restituzione. In questo scenario è inevitabile registrare le indiscrezioni sulle negoziazioni intorno all’Inter, che in questo momento hanno un riferimento geografico ben preciso: gli Stati Uniti, in particolare la California.

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