Inter, summit tra Zhang e Inzaghi: confronto per uscire dalla crisi

Più intensità in campo, ruoli definiti in porta (stop all’alternanza) e vivere con meno ansia le partite
Inter, summit tra Zhang e Inzaghi: confronto per uscire dalla crisi

MILANO - L’Inter, come un monolite, fa scudo intorno a Simone Inzaghi. Come prova pure la scelta da parte di Steven Zhang di presentarsi a pranzo alla Pinetina come primo “atto istituzionale” dopo il suo rientro dagli Stati Uniti. Il presidente, come da prassi, non è entrato in questioni tecniche, ma piuttosto ha voluto dimostrare con i fatti la vicinanza all’allenatore nel periodo più difficile da quando guida l’Inter. A entrare nelle viscere della crisi, hanno provveduto poi Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin che per un’ora hanno analizzato a 360° quanto sta accadendo nella Repubblica nerazzurra con Inzaghi. I dirigenti hanno trovato di fronte un allenatore fortemente determinato nell’invertire la tendenza ma pure lucido nell’analizzare i problemi che hanno contrassegnato questa prima parte di stagione con l’obiettivo di risolverli. Tra i temi più caldi, quello della preparazione: non cadranno teste né ci saranno nuovi arrivi, però qualche correttivo andrà attuato nel segno dell’intensità. In tal senso, le parole pronunciate da Robin Gosens nel ritiro della Germania e rimbalzate in Italia qualche giorno fa, sono paradigmatiche: «Quando abbiamo giocato con il Bayern, dopo la partita ci siamo seduti nello spogliatoio e ci siamo detti: “Wow, che intensità!”. Ci hanno “invaso” e hanno mostrato il doppio della nostra intensità».

Difficile che si possano avere risultati tangibili nell’immediato, anche se una soluzione tampone potrebbe rendere più monolitico il 3-5-2 serrando le linee (Antonio Conte, nell’anno dello scudetto, svoltò arretrando il baricentro: paragone non del tutto strampalato, visto che quell’Inter dopo 7 giornate aveva gli stessi punti). Di certo dovrà essere tarata meglio la preparazione durante la maxi-sosta invernale in cui, come è emerso già mercoledì, è stato deciso di fare un ritiro al caldo, considerato che Inzaghi avrà a disposizione una quindicina di giocatori di prima squadra (ballottaggio tra Emirati e Spagna per ospitare l’Inter). Molto i dirigenti hanno insistito sulla necessità di infondere tranquillità anche all’allenatore per far sì che possa vivere le prossime partite con meno ansia. La squadra, in tal senso, ha mostrato una preoccupante fragilità, considerato che ha sempre perso dopo essere andata in svantaggio e, in due occasioni, una volta sbloccato il risultato (nel derby e a Udine), è stata rimontata e superata. Senza voler entrare nelle prerogative di Inzaghi, è arrivato pure il consiglio di risolvere in un senso o nell’altro l’alternanza tra Handanovic e Onana che rappresenta un elemento di confusione in più per una difesa dove tutti i titolari stanno rendendo ben al di sotto del loro livello: se Skriniar ha patito l’estate da sacrificabile e De Vrij non ha ancora ben digerito l’idea che sarebbe arrivato Bremer per occupare il suo posto, risulta inspiegabile il calo di Bastoni. Nessuno però, in questa fase, vuole caricare ulteriormente di tensioni il gruppo anche perché è forte la convinzione che l’Inter possa tornare presto quella dell’ultima stagione, da qui la fiducia incondizionata a Inzaghi che però, quasi lapalissiano sottolinearlo, dovrà imprimere una svolta all’annata già prima del letargo con vista sul Qatar.

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