È Inzaghi, pare Mourinho: Simone usa gli artigli per scuotere l’Inter

È Inzaghi, pare Mourinho: Simone usa gli artigli per scuotere l’Inter© Marco Canoniero

«La mia storia dimostra che dove alleno io aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e arrivano i trofei». A parlare non è José Mourinho (ieri rimasto silente, come puntualmente accade quando ritrova la “sua” Inter), ma Simone Inzaghi, allenatore - a differenza dello Special One - che di certo non deve la sua popolarità alle tempeste mediatiche da lui innescate. Restando a latitudini nerazzurre, era dai tempi di Antonio Conte che un allenatore non rivendicava con tanta forza il suo curriculum e pure il lavoro fatto ad Appiano. Inzaghi lo ha fatto in un momento già decisivo della stagione e (forse) della sua parabola all’Inter.

Con Roma, Barcellona e Sassuolo, il trittico di partite dopo la sosta, la società - che, dopo Udine, ha fatto quadrato intorno all’allenatore - attende una sterzata decisa nel rendimento della squadra. Svolta che, viste le risicate certezze a cui appigliarsi in campo, può arrivare anche toccando i nervi dei giocatori. Non si fa offesa a nessuno se si sottolinea che Inzaghi ha perso lungo la strada la spina dorsale della sua Inter. Perché il calo di rendimento avuto da Handanovic e De Vrij in questo inizio stagione è evidente, perché Brozovic rischia di tornare addirittura dopo il Mondiale e perché l’assenza di Lukaku sta assumendo tempistiche extralarge del tutto inattese. Per questo motivo, una vittoria con la Roma sarebbe doppiamente importante e permetterebbe all’Inter di affrontare con animo leggero la sfida con il Barcellona che, con tutta probabilità, determinerà chi passerà il turno in Champions insieme al Bayern.

Se Inzaghi vanta questi alibi incrollabili, va ribadito per onestà intellettuale come quest’anno molte sue decisioni siano state poco condivisibili, in primis la scelta di alternare Handanovic e Onana. A questo vanno aggiunte più decisioni pasticciate sulle sostituzioni a Roma con la Lazio e a Udine, punto più basso della parabola di Inzaghi all’Inter perché, al doppio cambio dopo mezz’ora per togliere dal campo i due ammoniti, si sono aggiunti i quattro diversi schieramenti difensivi visti in partita e la decisione di togliere Dzeko, unico in grado di tenere alta la squadra. Tutto è stato analizzato nei particolari da Inzaghi prima con i dirigenti, quindi con la squadra e la pausa riservata alle Nazionali può essere stata quanto meno utile per abbassare le tensioni striscianti nello spogliatoio.

La sfida con la Roma può essere un nuovo inizio e il fatto che tra una settimana l’Inter sia di scena al Mapei contro il Sassuolo richiama la svolta data da Conte nella stagione che ha portato l’Inter a vincere lo scudetto. Nonostante le due squadre abbiano gli stessi punti dopo sette giornate, paragonare le annate sembra quanto meno azzardato. Vero è piuttosto che questa è una stagione anomala e i valori, molto probabilmente, emergeranno da gennaio in poi. Importante sarà arrivare ancora in corsa, a gennaio. E, limitando il raggio del discorso a Inzaghi, ancora ben ancorato sulla panchina nerazzurra. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Inter, i migliori video