Crisi Inter, svolta Inzaghi o addio

Il club lo rassicura però il tecnico si gioca la panchina tra Barcellona (Lautaro in forte dubbio) e Sassuolo: ma se perde male in Champions...
Crisi Inter, svolta Inzaghi o addio© www.imagephotoagency.it

MILANO - Innanzitutto i numeri: soltanto una volta nel campionato a girone unico l’Inter ha perso quattro partite nelle prima otto giornate. Era il 2011-12 e quell’anno Massimo Moratti cambiò tre allenatori (Gasperini, Ranieri per finire con Stramaccioni, promosso dalla Primavera). Ben tre volte l’Inter è stata rimontata (derby, Udinese e Roma); ha 5 punti in meno rispetto a un campionato fa e, se il torneo finisse oggi, non sarebbe nemmeno in Europa. Visto l’andazzo, guardare Napoli e Atalanta (lontane otto punti) è un puro esercizio di stile. Nonostante tutto questo, Simone Inzaghi non ha ancora perso tutto il credito che gli è stato concesso dalla società: merito dei due trofei conquistati nella prima stagione in nerazzurro e pure - non si fa peccato a sottolinearlo - del contratto fino al 2024 firmato a giugno sull’onda di quanto fatto nella prima stagione milanese. Per una proprietà che ha fatto difficoltà per ingaggiare Acerbi, un cambio in panchina sarebbe un ulteriore shock, nonché un salto nel buio, come prova l’unico precedente sotto l’era cinese. Suning, dai tempi di De Boer (altra stagione sciagurata, con tre allenatori in panchina visto che dopo l’olandese si alternarono Vecchi, Pioli e ancora Vecchi), non si trovava in una situazione tanto spinosa e, visto il ricordo di quell’annata, si spiega perché la proprietà si auguri che Inzaghi riesca a uscire dal pantano di un inizio stagione da film horror (agli atti c’è pure la lezione di calcio presa dal Bayern in Champions, non va dimenticato). Però, nonostante le rassicurazioni del club, saranno decisive le prossime due partite per capire se Inzaghi può avere ancora un futuro all’Inter. La prima, domani sera contro il Barcellona, la seconda sabato a Reggio Emilia contro il Sassuolo che ieri ha demolito la Salernitana. Vista la situazione, pare fuoriluogo anche provare a tirare in ballo l’epica dei tripletisti e la semifinale vinta con i blaugrana nel 2010. Domani sera, anche più del risultato, sarà importante l’atteggiamento della squadra. Dovesse l’Inter perdere rovinosamente, scenari a oggi non ipotizzabili potrebbero maturare già prima della gara con il Sassuolo. La squadra, contro la Roma, sotto questo punto di vista - pur perdendo - ha dato tutto. Ecco, lo stesso dovrà accadere in Champions: sarebbe la prova tangibile del fatto che, pur nelle difficoltà, nessuno ha voltato le spalle all’allenatore.

Inter, ottava gara senza Lukaku

Il quale, oltre ai risultati che non arrivano, ha pure un problema in più legato al problema al flessore della gamba sinistra accusato da Lautaro Martinez nei minuti finali del match contro i giallorossi. Ieri l’argentino ha svolto allenamento di scarico mentre oggi, se avvertirà ancora fastidio, verranno fatti gli esami del caso. Essendo il muscolo affaticato, risulta difficile pensare che l’argentino possa essere schierato col Barça, con il rischio che possa stirarsi all’inizio di un tour de force che a ottobre vedrà l’Inter scendere in campo altre sei volte. A proposito: quasi non fa più notizia, ma Barcellona e Sassuolo saranno l’ottava e la nona gara senza Romelu Lukaku a cui, una volta rientrato, andrà dato pure il tempo di ritrovare la forma perduta non giocando dal 26 agosto. Questo è l’alibi principale che può vantare Inzaghi, avendo lui puntato tutto - una volta perso Perisic - sul ritorno della LuLa. Facile pensare, visto come ha gestito la prima parte di stagione, che Inzaghi col Barça cambi almeno quattro giocatori di movimento oltre a Onana. Oltre a Correa, pronto a sostituire Lautaro, si candidano per una maglia da titolare Darmian (per il declinante Dumfries di questi tempi), Mkhitaryan (che potrebbe fare rifiatare Asllani in vista del Sassuolo) e De Vrij, la cui nuova bocciatura avrebbe del clamoroso.

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