Inter, Inzaghi senza paracadute. Con Marotta ormai è gelo

Le critiche dell’ad dopo Bologna hanno scavato un solco. E le voci sul ritorno di Conte hanno fatto il resto
Inter, Inzaghi senza paracadute. Con Marotta ormai è gelo© Getty Images

MILANO - «Io so il percorso fatto fin qui all’Inter. Negli ultimi dodici anni l’Inter ha vinto uno scudetto che gli ha procurato qualche problemino economico, mentre negli ultimi diciotto mesi ha vinto tre trofei, ha vinto una Coppa Italia, due volte la Supercoppa e ora è ai quarti di Champions. Di tutto questo parlerò quando ne avrò voglia, lo devo a me e ai miei familiari». Più che un sassolino, Simone Inzaghi si è tolto un macigno. Non dalle scarpe, ma dal cuore. La notte del Dragão lo ha consegnato alla storia (dal 2011 l’Inter non entrava tra le otto grandi di Champions, ma allora era considerato normalità) e l’allenatore ha visto questo traguardo centrato come occasione per mettere un punto. «Diciotto mesi fa sono stato chiamato per riportare l’Inter agli ottavi, mi hanno chiesto questo e abbiamo fatto un lavoro importante fatto di trofei, vittorie e di qualche sconfitta come può capitare. Ma siamo secondi in campionato, abbiamo fatto cose belle e ora siamo ai quarti di Champions, giusto goderseli. Penseremo a prepararli e vedremo, questi ragazzi hanno dimostrato di essere capaci di tutto. Non c’è da dimenticare anche che in campionato siamo comunque secondi». Lo ha detto due volte, Inzaghi: «In campionato siamo secondi». Messaggio all’esterno, ma pure dritto al cuore del club. Le critiche mosse pubblicamente da Beppe Marotta dopo la sconfitta di Bologna possono essere un punto di non ritorno. L’amministratore delegato aveva sottolineato come il campionato e lo scudetto debbano essere stella polare per l’Inter, non Coppe Italia e Supercoppe. Dopo è arrivata la sconfitta con lo Spezia (ottava in campionato: oggettivamente troppe), in cui nessuno in società ha mascherato il disappunto per quanto accaduto sul dischetto tra Lautaro e Lukaku, con tanto di imposizione di un rigorista designato. A corredo, sono stati ricordati (pure qui anche pubblicamente) all’allenatore i tanti punti persi con le medio piccole che hanno reso extralarge il distacco dal Napoli, battuto nello scontro diretto a San Siro.

Che differenza con Pioli!

Comprensibile - sia chiaro - la delusione di chi governa il club, però dal canto suo l’allenatore si sarebbe aspettato maggiore protezione nelle difficoltà anche perché - proprio come nella scorsa stagione - l’Inter è in corsa su tutti i fronti: guardare nel giardino degli altri non è bello, ma può essere utile e Stefano Pioli nelle ultime due gare di campionato, quella prima e quella dopo il Tottenham, ha ottenuto la miseria di un punticino con la Salernitana a San Siro, un 1-1 seguito al ko di Firenze. Ciò nonostante, non sono andati in scena vertici e pranzi con i dirigenti, con tanto di critiche, più o meno velate, mosse alle scelte dell’allenatore. A rendere ancora più esplosiva la situazione, le voci su un possibile ritorno di Conte, “uomo forte” per vincere l’agognato scudetto della seconda stella costato - come ha perfidamente sottolineato da Inzaghi - una marea di milioni al club.

Controlli per Bastoni

L’impresa di Porto ha comunque segnato una tregua tra brindisi, abbracci e pacche sulle spalle («Questa qualificazione è merito della squadra e di Inzaghi, che ha subito anche critiche ingiuste» ha certificato Marotta nella pancia del Dragão) ma domenica a San Siro si presenta la Juve, altro Everest che l’Inter molto probabilmente affronterà senza Gosens (e questo si sapeva) e Bastoni per cui oggi sono previsti esami atti a valutare l’entità dell’infortunio al flessore sinistro patito a Porto.

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