Almeno un titolare gli è rimasto alla base. Simone Inzaghi oggi pomeriggio, alla ripresa degli allenamenti, guarderà Henrikh Mkhitaryan con l’ammirazione con cui un collezionista di francobolli maneggia un “Gronchi Rosa”. Perché, in tempi di Nazionali, un allenatore di solito i suoi solisti è abituato a salutarli con tanto di raccomandazione a tornare in salute per poi rivederli dopo una decina di giorni (almeno). Invece Mkhitaryan potrà rimettere un po’ di benzina nel serbatoio e iniziare già a pensare alla Juve, unico tra i papabili nerazzurri protagonisti a Torino che avrà questo vantaggio. Merito anche della decisione presa con l’intelligenza e la lungimiranza che lo contraddistingue di lasciare la Nazionale, nonostante in Armenia sia un’icona. L’ha fatto nel marzo del 2022 e forse anche questo ha convinto Piero Ausilio a corteggiarlo per portarlo da svincolato all’Inter. A 34 anni, non avere impegni che non siano quelli con il club di appartenenza è elisir di lunga vita calcistica perché permette al fisico di recuperare e riduce il rischio infortuni.
Prima la Juve, poi il rinnovo
In teoria, un giocatore che ha già percorso tanti chilometri in carriera, dovrebbe fare anche un po’ di turnover, parola però sconosciuta all’armeno che Simone Inzaghi considera quasi una sua emanazione in campo per l’intelligenza tattica con cui legge i diversi momenti della partita e la gestione delle consegne. A questo si aggiunge una leadership innata che ne fa un pilastro all’interno dello spogliatoio. "Ascoltano più lui di me", la battuta riuscitissima di Inzaghi per far capire quanto pesi l’opinione dell’armeno nelle dinamiche della squadra. Questo lo sanno bene pure i dirigenti, motivo per cui è da considerarsi una formalità il fatto che venga prolungato il contratto in scadenza a giugno. L’incontro con Rafaela Pimenta, agente del centrocampista, andrà in scena nelle prossime settimane e non è detto che il rinnovo sia di un solo anno. La formula potrebbe essere un uno più uno o addirittura un biennale, anche perché Mkhitaryan è un giocatore perfettamente integro, come dimostrano le quindici gare giocate da titolare in stagione (unica in cui è subentrato a Salerno, il 30 settembre, quando - non a caso - lui e Lautaro hanno fatto cambiare marcia all’Inter). "C’è ancora tempo per pensare alla Juve, ma sarà una partita da vincere a tutti i costi: non pensiamo già allo scudetto ma al cammino che dovrà portarci alla sua conquista, una partita alla volta", aveva detto Mkhi dopo la vittoria sul Frosinone. Ecco, lui - a differenza dei compagni - può iniziare a pensarci già da oggi. E Inzaghi, in questi giorni ad Appiano, si sentirà un po’ meno solo.