La recente vicenda del passaggio di proprietà dell’Inter ci lascia tre riflessioni di cui tenere conto per capire meglio il calcio italiano. Il primo è che esiste un manager, Beppe Marotta, che con la sua professionalità e la sua affidabilità può apparire agli occhi di un importante fondo di investimento internazionale un garanzia per una società con 800 milioni di debiti e gli ultimi due bilanci chiusi a -140 e -85 milioni. Se si vuole coglierlo è il segnale che la salvezza del calcio italiano non è nell’eccentrico decisionismo di certi presidenti o nel carisma piacione degli ex campioni, ma nella competenza di manager professionisti.
Il calcio italiano e il caso Inter
La Premier, cui alcuni presidenti di Serie A sostengono di ispirarsi, ha affidato il controllo dei club e della Lega stessa a una dirigenza preparatissima ed emotivamente poco coinvolta, interferendo il meno possibile con il suo operato. Il calcio italiano vive con un piede nel futuro e uno negli Anni 80, è un’industria che fa girare 4 miliardi all’anno, ma spesso vive di gestioni stile Longobarda di Lino Banfi. Il caso Inter ci spiega quanto conti e pesi un manager serio. Per fortuna Marotta non è l’unico e per fortuna ce ne sono anche fra le nuove generazioni, ma non hanno ancora abbastanza potere.
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