MILANO - Nella collezione autunno-inverno di Simone Inzaghi non ci sono più titolarissimi né intoccabili. Questa è la novità più sostanziale mostrata nella prima parte di stagione dall’Inter 4.0, la prima del secondo triennio dell’allenatore in nerazzurro, alla luce della firma sul rinnovo fino al 30 giugno 2026. Una rivoluzione soltanto se si analizza con superficialità il mondo Inter: quanto sta accadendo segna invece la piena maturazione del processo di crescita della squadra. Questo grazie anche a un mercato “conservativo”: confermare pressoché in toto la rosa dell’ultima stagione ha permesso a Inzaghi di poter inserire i nuovi - peraltro tutti giocatori ben “scafati” - senza che la somma degli addendi portasse a un risultato diverso rispetto a quanto atteso.
I "co-titolari" di Inzaghi
Alzi la mano chi attendeva la formazione mandata in campo a Manchester contro il City: scelta che è maturata semplicemente guardando lo stato di forma dei protagonisti, non il loro curriculum. A Inzaghi l’impatto di Piotr Zielinski sulla partita a Monza era piaciuto e così gli ha consegnato la maglia che sembrava destinata in automatico a Mkhitaryan, Pavard all’U-Power ha faticato (e ha sulla coscienza la rete di Dany Mota) e così Inzaghi ha rispolverato Bisseck, il cui cartellino oggi vale almeno 40 milioni segno di come l’allenatore sappia pure plasmare i giovani, anche se c’è chi pensa il contrario. Turnover che è stato naturale pure per capitan Lautaro, il più affaticato della compagnia, sostituito da Taremi, un attaccante “totale” per la capacità di giocare da prima e da seconda punta che rispecchia in pieno il concetto di “co-titolare” tanto caro al presidente Marotta.
Il derby alle porte
Con una Champions che sembra sempre più un campionato e uno scudetto da difendere dall’assalto di Juve e Napoli la sensazione è che ci si dovrà abituare a un’Inter dalle porte girevoli. Concetto che va oltre al semplice turnover, ma che vede coesistere tanti titolari scelti in base allo stato di forma e, perché no, alle caratteristiche dell’avversario. Segno di come Inzaghi, che si è confermato il vero “top player” dell’Inter, muova ormai la rosa quasi avesse un joystick. In tal senso oggi risulta difficile fare previsioni sulla formazione che affronterà il Milan. Nel derby i nerazzurri vantano un filotto di sei vittorie consecutive (ultimo ko un 3-2 datato 3 settembre 2022) comprese la vittoria nella Supercoppa d’Arabia e l’uno-due in semifinale di Champions. Certo è che nel cuore dei tifosi un posto in prima fila meriterà sempre la vittoria del 22 aprile che ha segnato pure la conquista matematica della seconda stella.
Le condizioni di Dimarco
Partita che un po’ tutti vorrebbero giocare, in primis Federico Dimarco che è visceralmente interista. Ieri l’esterno ha lavorato ad Appiano insieme ad Arnautovic (sfebbrato), Buchanan, Correa e Palacios mentre oggi ritroverà il resto della squadra (Inzaghi, dopo l’atterraggio a Malpensa, ha ordinato il rompete le righe ai giocatori). All’Etihad Inzaghi aveva dispensato ottimismo sul recupero dell’esterno. Certo è che, come sottolineato, nessun rischio verrà corso: in primis l’obiettivo sarà quello di riavere Dimarco per la panchina. Poi, se darà tutte le garanzie del caso, si potrà pure pensare di metterlo dal 1’. Altrimenti toccherà a Carlos Augusto, altro titolare-bis in un’Inter dove Inzaghi è riuscito ad azzerare le gerarchie.