“Inzaghi come Trapattoni. Il calcio in Italia? È strano, ci sono situazioni…”

Verona-Inter è la partita di Andrea Mandorlini: “Simone è giovane, può emularlo in tutto”
“Inzaghi come Trapattoni. Il calcio in Italia? È strano, ci sono situazioni…”© LAPRESSE

Verona-Inter rappresenta indubbiamente la sua partita. Andrea Mandorlini da calciatore ha vestito per 7 anni (dal 1984 al 1991) la maglia nerazzurra, vincendo da protagonista lo scudetto dei record (1989) più una Supercoppa Italiana (1989) e una Coppa Uefa (1991). Mentre in riva all’Adige ha allenato dal 2010 al 2015, portando l’Hellas dalla Serie C a sfiorare l’accesso all’Europa League. «Domani purtroppo sarò all’estero - racconta il tecnico romagnolo - altrimenti mi sarebbe piaciuto andare a vederla. L’Inter è la squadra più forte del campionato e parte ovviamente favorita, ma fare risultato a Verona non è mai semplice. I gialloblù giocano bene e la spinta del Bentegodi si fa sentire».

L’Inter è la principale candidata a vincere lo scudetto, ma può puntare a conquistare pure la Champions League?

«Per me sì. Come qualità di rosa ed esperienza i nerazzurri hanno tutto per arrivare in fondo anche in Europa, al netto dei soliti due-tre top club stranieri di altissimo livello che restano molto temibili. Già due anni fa, però, l’Inter ha dimostrato di poterla vincere la Champions ed è arrivata a un passo dal battere il Manchester City a Istanbul. Mi sembra che tutto l’ambiente stia approcciando alle gare di coppa con la massima intensità e determinazione; perciò occhio ai nerazzurri. E poi dopo tanti anni sarebbe anche l’ora di riportare la Champions in Italia…».

Lei ha avuto tanti grandi allenatori: Inzaghi chi le ricorda?

«Lo paragonerei a Trapattoni per la predisposizione alla vittoria, la capacità di entrare nel cuore dei giocatori e creare un ambiente compatto al suo fianco, a partire dalla tifoseria. Giovanni ha vinto tutto e dappertutto, ma Simone sta facendo grandi cose ed è ancora molto giovane come tecnico. L’accostamento ci sta. Se Inzaghi continua così, è sulla buona strada per avvicinarsi ad avere una bacheca come quella del Trap».

Domani a Verona potrebbe giocare Taremi dall’inizio. L’iraniano è ancora a secco in Serie A: si aspettava di più?

«Ho letto le critiche, ma secondo me sono un po’ esagerate. Taremi è un attaccante di qualità e le sue doti si sono già intraviste. Purtroppo per lui ha davanti dei campioni come Lautaro e Thuram: ergo diventa difficile giocare al posto di uno dei due, ma a me Mehdi piace molto. Sono convinto che verrà fuori e si ritaglierà uno spazio importante in questa Inter».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"È un talent scout straordinario"

A proposito di giocatori sotto esame: Calhanoglu non sta bene, al suo posto in cabina di regia sembra essere favorito Zielinski su Asllani…

«Partiamo dal presupposto che Calha fa la differenza e non è mica semplice sostituirlo. Zielinski, seppur in un ruolo da adattato rispetto alle sue doti naturali da mezzala, ha mostrato buone cose e oggi dà più garanzie a Inzaghi di Asllani, che non sembra ancora pronto per essere leader in quel ruolo».

Non a caso l’Inter per l’estate pensa a Belahyane del Verona: sarebbe l’uomo giusto come vice Calhanoglu? 

«L’ho seguito con attenzione e mi piace molto. Belahyane sarebbe certamente un profilo giusto per l’Inter dietro Calha. È pronto per una big. D’altronde la miglior garanzia è Sogliano: Sean difficilmente sbaglia ed è davvero bravo nello scoprire e lanciare talenti sconosciuti».

Lei e Sogliano avete fatto cose straordinarie insieme al Verona: come mai nessuna big ha pensato al dirigente gialloblù in questi anni?

«Sean è un talent scout straordinario, ma il calcio in Italia è strano. Ci sono situazioni che non capisci perché vadano in questa maniera. Indubbiamente Sogliano meriterebbe la chiamata di un top club per come ha lavorato, ma soprattutto per i tanti talenti comprati a pochi soldi e diventati poi plusvalenze straordinarie».

Torniamo all’Inter: i nerazzurri per la difesa in estate cercheranno di ringiovanire. Su chi punterebbe?

«A parte Acerbi e De Vrij, non è che la difesa interista sia poi così vecchia. Bastoni e Bisseck sono ancora giovanissimi, Pavard è nel pieno della carriera, ma capisco che un grande club voglia programmare il futuro, anche se uno come Acerbi me lo tengo stretto pure a 36 anni. Tra i nomi che leggo in giro mi piace molto quello di Bijol: lo vedo pronto per fare il grande salto. Lo sloveno ha qualità interessanti e ancora margini di crescita. Adesso però l’Inter deve pensare soltanto ad arrivare in fondo a tutte le competizioni, per la prossima stagione c’è tempo».

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Verona-Inter rappresenta indubbiamente la sua partita. Andrea Mandorlini da calciatore ha vestito per 7 anni (dal 1984 al 1991) la maglia nerazzurra, vincendo da protagonista lo scudetto dei record (1989) più una Supercoppa Italiana (1989) e una Coppa Uefa (1991). Mentre in riva all’Adige ha allenato dal 2010 al 2015, portando l’Hellas dalla Serie C a sfiorare l’accesso all’Europa League. «Domani purtroppo sarò all’estero - racconta il tecnico romagnolo - altrimenti mi sarebbe piaciuto andare a vederla. L’Inter è la squadra più forte del campionato e parte ovviamente favorita, ma fare risultato a Verona non è mai semplice. I gialloblù giocano bene e la spinta del Bentegodi si fa sentire».

L’Inter è la principale candidata a vincere lo scudetto, ma può puntare a conquistare pure la Champions League?

«Per me sì. Come qualità di rosa ed esperienza i nerazzurri hanno tutto per arrivare in fondo anche in Europa, al netto dei soliti due-tre top club stranieri di altissimo livello che restano molto temibili. Già due anni fa, però, l’Inter ha dimostrato di poterla vincere la Champions ed è arrivata a un passo dal battere il Manchester City a Istanbul. Mi sembra che tutto l’ambiente stia approcciando alle gare di coppa con la massima intensità e determinazione; perciò occhio ai nerazzurri. E poi dopo tanti anni sarebbe anche l’ora di riportare la Champions in Italia…».

Lei ha avuto tanti grandi allenatori: Inzaghi chi le ricorda?

«Lo paragonerei a Trapattoni per la predisposizione alla vittoria, la capacità di entrare nel cuore dei giocatori e creare un ambiente compatto al suo fianco, a partire dalla tifoseria. Giovanni ha vinto tutto e dappertutto, ma Simone sta facendo grandi cose ed è ancora molto giovane come tecnico. L’accostamento ci sta. Se Inzaghi continua così, è sulla buona strada per avvicinarsi ad avere una bacheca come quella del Trap».

Domani a Verona potrebbe giocare Taremi dall’inizio. L’iraniano è ancora a secco in Serie A: si aspettava di più?

«Ho letto le critiche, ma secondo me sono un po’ esagerate. Taremi è un attaccante di qualità e le sue doti si sono già intraviste. Purtroppo per lui ha davanti dei campioni come Lautaro e Thuram: ergo diventa difficile giocare al posto di uno dei due, ma a me Mehdi piace molto. Sono convinto che verrà fuori e si ritaglierà uno spazio importante in questa Inter».

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