"Senza Zhang e Oaktree Inter in grandissime difficoltà": parla Marotta

Il presidente nerazzurro commenta il momento della squadra e dice la sua sul nuovo stadio: "C'è un dato preciso"

Parla della sua Inter, il presidente Giuseppe Marotta durante il convegno "Merger & Acquisition". Parte dalla questione stai Marotta:  "Negli ultimi dieci anni in Europa sono stati costruiti 153 stadi, di cui solo due in Italia. Questo la dice lunga su come nel nostro paese ci sia un iter burocratico molto difficile. Noi abbiamo presentato con il Milan una proposta d'acquisto di San Siro quindici giorni fa, il giorno dopo c'è stato subito un esposto alla Procura della Repubblica che si è giustamente attivata e quindi ci troviamo in una situazione del genere".

Inter e il nuovo stadio

Sullo stadio nuovo di Milano: "Oltre all'iter burocratico molto lungo ci sono anche le Soprintendenze che giustamente tutelano il patrimonio culturale italiano e certe volte questo impatta sui tempi richiesti dalla costruzione di uno stadio. Ci troviamo davanti queste situazioni. Milan e Inter sono disponibili a fare un investimento importante, nonostante l'Italia sia l'unica nazione che non ha un aiuto da parte dello Stato. Sono scettico su quello che può essere un iter, ci sono dei tempi da rispettare e devono essere veloci perché gli investitori possono aspettare ma non più di tanto"

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"Senza Zhang e Oaktree..."

Il presidente dell'Inter prosegue: "Ho visto una evoluzione dal punto di vista calcistico ma anche dal punto di vista delle proprietà. Oggi fortunatamente sono arrivate le proprietà straniere: immaginiamo se non ci fossero state Zhang e Oaktree e il fondo Elliott a Milano, saremmo stati in grandissime difficoltà. Le proprietà americane sono otto, quelle straniere sono undici, mentre nel 2011 erano tutte italiane. Evidentemente abbiamo risentito di una situazione di involuzione nel mondo imprenditoriale italiano. Prima c’era un modello di mecenatismo, come Giovanni Borghi a Varese tra basket e calcio. Qual è la differenza? Allora non c’erano cfo e ceo, allora c’era il ragioniere. A fine stagione il commendatore andava dal ragioniere, ‘quanto abbiamo perso?’ e ripianavano , dando più importanza al risultato sportivo che all’aspetto bilancistico. Meno male che oggi siamo in una situazione diversa, anche per una questione etica".

"Oaktree ha voluto delegare"

Poi aggiunge: "Nel calcio oggi girano tanti soldi, i calciatori guadagnano tanto e dovrebbero darsi una ridimensionata. Oggi c’è un fondo di investimento che non viene in Italia per dispensare soldi ma fa della sostenibilità l’obiettivo principale. Ho una relazione con un fondo che, devo fargli i complimenti, è arrivato in punta di piedi, garantendo sostenibilità immediatamente ma è presente in maniera silenziosa che fa lavorare bene il management. Ci relazioniamo quotidianamente con una loro presenza continua nel confronto sull’aspetto gestionale, finanziario e amministrativo. Oaktree ha puntato sulle deleghe anche se ribadisco, il rapporto è quotidiano soprattutto quando ci sono decisioni importanti da prendere. Delegare significa anche dare responsabilità, quindi bisogna avere il coraggio di prenderle. Io ho sempre avuto dalla mia il coraggio di fare, che mi è stato dato da un percorso vincente che mi ha trasmesso una sicurezza interiore. In ogni società in cui sono stato ho avuto la delega per decidere ed è un presupposto fondamentale. Non potrei mai lavorare in un club che non mi dà delle deleghe".

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Marotta: "Sull'Inter c'è un dato preciso"

Commenta poi l'attuale momento della squadra, con il sogno triplete ancora realizzabile: "Innanzitutto come presidente l'importante è essere presenti al momento giusto e noi ci siamo, su tutte e tre le competizioni. E a giugno ci sarà il Mondiale per Club. Questo è stato possibile perché la nuova proprietà non ha stravolto una squadra e un gruppo dirigente vincenti. Siamo andati avanti in un percorso e quindi siamo posizionati molto bene. Già un primo obiettivo di carattere economico l'abbiamo raggiunto perché la partecipazione a queste competizioni ci ha già garantito tranquillità. C'è un dato preciso: noi abbiamo giocato dieci partite in Champions e abbiamo introitato quasi 100 milioni. Se vincessimo lo scudetto arriveremmo a ricavare 95 milioni giocando però 38 partite".

"Inter prima per affluenza e ricavi"

Marotta conclude: "Dobbiamo quindi trovare un'armonia tra sistema italiano ed europeo, un modo per valorizzare il calcio italiano, in armonia e senza contrapposizioni. La speranza è che tutto il movimento italiano possa migliorare. Non solo aumentando i ricavi dai diritti televisivi, ma anche con gli introiti dagli stadi. L'Inter è prima per affluenza e per ricavi in Italia lo scorso anno, siamo arrivati intorno agli 80 milioni: le big d'Europa ci distanziano di 60-70 milioni. Ecco perché serve un nuovo stadio: nasce dal fatto di poter creare un asset che diventa patrimonio, dal fatto di creare dei vantaggi ai nostri tifosi, di poter vivere la giornata in un contenitore che diventi anche punto di aggregazione".

 

 

 

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Parla della sua Inter, il presidente Giuseppe Marotta durante il convegno "Merger & Acquisition". Parte dalla questione stai Marotta:  "Negli ultimi dieci anni in Europa sono stati costruiti 153 stadi, di cui solo due in Italia. Questo la dice lunga su come nel nostro paese ci sia un iter burocratico molto difficile. Noi abbiamo presentato con il Milan una proposta d'acquisto di San Siro quindici giorni fa, il giorno dopo c'è stato subito un esposto alla Procura della Repubblica che si è giustamente attivata e quindi ci troviamo in una situazione del genere".

Inter e il nuovo stadio

Sullo stadio nuovo di Milano: "Oltre all'iter burocratico molto lungo ci sono anche le Soprintendenze che giustamente tutelano il patrimonio culturale italiano e certe volte questo impatta sui tempi richiesti dalla costruzione di uno stadio. Ci troviamo davanti queste situazioni. Milan e Inter sono disponibili a fare un investimento importante, nonostante l'Italia sia l'unica nazione che non ha un aiuto da parte dello Stato. Sono scettico su quello che può essere un iter, ci sono dei tempi da rispettare e devono essere veloci perché gli investitori possono aspettare ma non più di tanto"

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