Pagina 2 | Bastoni: "A Conte l'ho chiesto 50 volte. Finale Champions? Preferivo perdere 10-0"

Una finale di Champions League in cascina e la sfida Scudetto con il Napoli ancora aperta. È un momento d'oro per l'Inter, dopo l'epica semifinale vinta contro il Barcellona. Un successo, che è già entrato negli annali calcistici, passato anche dai piedi di Alessandro Bastoni. Il difensore nerazzurro si è raccontato ai microfoni di Alessandro Gazzoli, nel famoso podcast The Bsmt. Tra l'arrivo ad Appiano Gentile e alcuni aneddoti su Conte, sono tante le rivelazioni del giocatore.

Bastoni tra l'arrivo all'Inter e il rapporto con Conte

Il calciatore parte dall'ultima stagione vissuta a Parma, poi il trasferimento all'Inter e la volontà di Conte di tenerlo in squadra nonostante l'affollamento nel reparto difensivo: "L’ho saputo l’anno prima di andare in prestito a Parma. In un autogrill, mi sono incontrato con il mio procuratore, che mi ha detto: “Ascolta, cosa vuoi fare? Vuoi andare all’Inter?” E niente, non ho esitato, gli ho detto subito di sì. Poi ovviamente da lì a sapere che sarei diventato un giocatore dell’Inter non l’avrei mai detto in così poco tempo. All’Atalanta non giocavo, poi ho fatto una buona stagione al Parma e sono tornato che c’era Antonio Conte. C’erano tanti giocatori forti, Skriniar, de Vrij, Godin e io pensavo che non avrei mai giocato, gli ho chiesto di andare in prestito, gliel’ho chiesto 50 volte, ma lui non ne ha voluto sapere, ha voluto tenermi a tutti i costi. E da ottobre mi ha messo dentro".

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Bastoni e il rapporto con Conte

E sul rapporto con il tecnico pugliese: "Cosa ha visto in me? Lui è un appassionato di calcio, sono convinto che abbia visto tutte le mie partite a Parma, è molto concentrato e attento a queste cose. Secondo me ha visto delle qualità che in quel momento all’Inter mancavano perché io di tutto il reparto difensivo ero l’unico mancino e giocando a tre ne aveva bisogno. Sapeva anche lui che all’inizio non ero pronto assolutamente perché fare un salto così grande non è facile. Però, poi Conte ha valutato che avevo delle potenzialità, che potevo far bene e poi ha avuto la cosa più importante, che è stato il coraggio di buttarmi dentro. Ho capito di essere davvero un giocatore dell’Inter nell’esordio a Genova con la Sampdoria, ma soprattutto la vittoria a Napoli nel periodo di Natale. Mi ha messo titolare, abbiamo fatto bene e da lì ho capito che potevo essere un titolare dell’Inter. L’unico modo per crescere è giocare, giocare e magari anche sbagliare, fare le cose centomila volte".

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"City, l'ho vissuta malissimo..."

Per Bastoni giocare a Milano rappresenta una responsabilità in più: "Rappresenti tifosi di tutto il mondo. Giochi in una squadra dove il pareggio non è contemplato, devi sempre chiaramente giocare per la vittoria. E poi, quando arriva il momento del derby, diventa tutto magico. È la responsabilità forse più grande che abbiamo". Tra i "brutti ricordi" del difensore c'è, senza dubbio, la finale di Champions League di Istanbul persa contro il Manchester City: "L’ho vissuta male, malissimo, fai fatica a dormire perché ti sogni le azioni. Non sai quante volte ancora giocherai una finale di Champions, preferivo perderla 10-0 che come l’abbiamo persa perché c’era la percezione di potercela fare. Non ho mai rivisto gli highlights di quella partita, mi innervosisce troppo, mi viene una tristezza che fa male. E non sapere se potrai giocarla di nuovo ti distrugge. Diventa uno stimolo poi, ma non è facile".

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Bastoni e il rapporto con Conte

E sul rapporto con il tecnico pugliese: "Cosa ha visto in me? Lui è un appassionato di calcio, sono convinto che abbia visto tutte le mie partite a Parma, è molto concentrato e attento a queste cose. Secondo me ha visto delle qualità che in quel momento all’Inter mancavano perché io di tutto il reparto difensivo ero l’unico mancino e giocando a tre ne aveva bisogno. Sapeva anche lui che all’inizio non ero pronto assolutamente perché fare un salto così grande non è facile. Però, poi Conte ha valutato che avevo delle potenzialità, che potevo far bene e poi ha avuto la cosa più importante, che è stato il coraggio di buttarmi dentro. Ho capito di essere davvero un giocatore dell’Inter nell’esordio a Genova con la Sampdoria, ma soprattutto la vittoria a Napoli nel periodo di Natale. Mi ha messo titolare, abbiamo fatto bene e da lì ho capito che potevo essere un titolare dell’Inter. L’unico modo per crescere è giocare, giocare e magari anche sbagliare, fare le cose centomila volte".

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