La Juventus punta alla storia

Dalla rimonta record al quinto titolo consecutivo: tutto mette il turbo alle motivazioni bianconere

TORINO - E’ meglio stare tutti tranquilli, se possibile, anche per evitare inutili quanto frettolosi entusiasmi. Però ragazzi, che rimonta! Questa Juventus bistrattata, strapazzata, di sicuro sottovalutata... E ora temuta, come chi vede il nemico numero 1 avvicinarsi pericolosamente alla preda (lo sguardo di un Roberto Mancini particolarmente provato domenica sera nel post-Lazio è lì a dimostrarlo). Che si chiama scudetto, il quinto consecutivo nel caso in cui l’impresa degli allegriani si concretizzasse sul serio: la storia del club bianconero si arricchirebbe di un capitolo geniale, come la classe frammista alla determinazione di un gruppo riemerso dal fondo, toccato nella famigerata notte di Reggio Emilia.

RINCORSA MITICA - Fine ottobre, sembra una vita fa: sono trascorsi soltanto 55 giorni, durante i quali la Juventus ha rispiccato il volo, iscrivendo il proprio nome nella prima bozza del guinness dei primati che verrà. Tanto che l’impossibile sta diventando non solo possibile, persino probabile a dar retta ai fiduciosi incalliti. Il dato, del resto, fa spavento, ma in senso positivo, purché non ci si affidi agli scongiuri spinti: nell’era dei tre punti a vittoria (dal campionato 1994-95 a oggi), nessuna squadra è riuscita a vincere il tricolore se distaccata di 11 punti dalla vetta della classifica dopo 10 giornate. Vale a dire, il gruppo bianconero dopo il tonfo con il Sassuolo. Nella notte dei cazziatoni pubblici e privati di Gigi Buffon e Patrice Evra, che avrebbero inaugurato il confronto in seno alla rosa nelle 48 ore successive di preparazione al derby del 31 ottobre, la Juventus ha conosciuto il punto più basso del quinquennio agnelliano. Altre statistiche confortano il ragionato ottimismo dei campioni d’Italia: nessuna squadra ha conquistato lo scudetto con un ritardo di 9 punti dopo 13 partite, come il gruppo di Massimiliano Allegri reduce dall’1-0 anti-Milan del 21 novembre. E se dopo 15 turni, con 6 lunghezze da recuperare (come la Juventus nel post-Lazio del 4 dicembre) due squadre hanno già vinto il titolo (il Milan distante dalla Fiorentina capolista nel torneo 1998-99 e proprio i bianconeri nel 2001- 02, la stagione del 5 maggio), attenzione alla storia dei club lontani 3 punti dalla cima alla 17ª giornata: nessun successo per chi era altrettanto attardato negli ultimi vent’anni, ma ben tre squadre tricolori con un distacco superiore: il Milan nel 98-99, la Juventus nel biennio 2001-02 (dopo 17 giornate i bianconeri erano a quota 31 contro i 36 della Roma) e 2002-03 (35 punti contro i 39 del Milan).

ESEMPI DA IMITARE - Risuona profetico, in questo senso, l’auspicio del capitano, legato alla necessità di infilare un filotto di 10 vittorie di fila per riprendersi dallo choc. Buffon in persona, nei tempi di magra, avvisò la pubblica piazza antijuventina: «La Juve fuori dai giochi fa comodo e piacere a molti, ma attenti a darci per morti. Altro che funerale, siamo vivi e lotteremo per lo scudetto. Entro Natale dobbiamo essere a 5-6 punti dalla vetta». Ohibò, l’Inter è già a -3 e la sosta di relax servirà a ricaricare batterie spremute dalla rincorsa. E Allegri? Beh, non si può dire che l’allenatore non ci abbia visto giusto quando una ventina di giorni fa disse a proposito della corsa tricolore, assimilabile a una cronometro: «La quota scudetto è a 80. Da 72 in poi si finisce al secondo o terzo posto». L’attuale capolista viaggia a una media di 2,11 punti a partita: guarda caso, di questo passo concluderebbe il campionato a quota 80. Potenza dello sguardo ipnotico del vecchio marinaio che sa tanto di romanticismo inglese, o semplice calcolo che rasenta la perfezione per un puro colpo di fortuna? Risposta scontata, suvvia...

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