Pagina 2 | Bonucci: «Juventus, sei la mia casa. Trasformerò i fischi in applausi»

Come hai visto la Juventus da fuori in questo anno?

«Come sempre. Vince perché ha programmi, talenti, società solida, struttura. Sono stato contento di tornare ed entusiasta di iniziare questo nuovo percorso»

Come pensi di dimostrare sul campo quello che hai promesso ai tifosi?

«Voglio migliorare, anche perché allenarti con i migliori ti porta a migliorare. Lo farò ogni giorno, perché devo recuperare il tempo perduto fuori da qui. Mi ha dato qualcosa a livello umano, ma mi ha tolto a livello di successi. L'unica risposta sia sul campo, sacrificio, senso di appartenenza e fame».

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Perché hai voluto lasciare il Milan?

«Sono voluto tornare perché mi mancava casa. Come ho scritto nel post ogni viaggio ha un ritorno a casa, ringrazio tutti quelli che mi hanno permesso di essere qui oggi per iniziare qui con tanto entusiasmo e con tanti obiettivi da centrare».

Il tuo rapporto con Allegri?

«Sono discussioni che fanno parte delle annate calcistiche, ci siamo visti più di una volta sia sul campo che fuori dal campo. Ci siamo parlati e capiti, da persone intelligenti stretti la mano e abbracciati. A Londra per il premio della Top 11 incrociando il mister che non aveva vinto avevo dedicato a lui quel premio perché secondo me negli anni passati insieme grazie ad allegri sono migliorato nella gestione della partita. Oggi più positivi e vogliosi» 

Quando ti sei pentito di essere andato al Milan?

«Quando ho scelto di andare via dalla Juventus le emozioni mi hanno portato a prendere le decisioni, in un momento di rabbia però non si è mai lucidi».

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Avrai sicuramente messo in conto la reazione dei tifosi.

«Io li capisco e li rispetto come sempre li ho rispettati. Sia negli anni della Juventus che nel Milan sono sempre il primo a ringraziare i tifosi. La mia decisione dello scorso anno, molto emotiva, mi ha portato a prendere quella decisione non mi sentivo a mio agio, sapendo che con quelle emozioni non sarei stato me stesso. Ho preferito cambiare, quel cambio che pensavo potesse darmi qualcosa in più, durante la stagione ho capito che avevo lasciato il cuore a Torino. La mia casa calcistica... Con il cuore ho chiesto, nonostante avessi richieste da altre squadre, volevo solo tornare alla Juventus. Accetto i fischi dei tifosi, quando saranno quelli avversari mi caricheranno, se ci saranno quelli dei miei tifosi starà a me portarli dai fischi agli applausi».

Il tifoso si aspetterebbe delle scuse.

«Io sono un professionista. E anteponendo gli interessi della Juventus ho preso un anno fa quella decisione. Se mi si presentasse di fronte un'offerta per andare via non ci penserei mai. In un anno di metabolizzare e di crescere a livello umano. La Juventus è stata tutto. Qualcosa che mi ha fatto crescere a livello esponenziale come calciatore e come essere umano. In questi anni ho vissuto vicissitudini extra calcistiche e la Juventus mi ha sempre fatto sentire la sua vicinanza. Io in cuor mio sapevo che sarebbe potuto succedere quello che poi è successo a distanza di un anno. Oggi nuove emozioni. Quando scendo in campo esiste soltanto la vittoria».

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Quando ha maturato la scelta?

«Non c'è una data precisa in cui ho capito di voler tornare. C'è stato un momento in cui è stato trovato l'accordo, ed è stato bello per tutti ritrovarci. Tutti d'accordo e contenti nel portare avanti».

L'esultanza?

«Sono un difensore. Mi capita poche volte di fare gol. In quel momento ho esultato... Non so, quando vedevo altri giocatori che non esultavano li criticavo, perché in quel momento stai difendendo i colori della tua squadra, sei un professionista. Spero di regalare loro esultanze di gioia».

Come si fa a passare dall'essere uno dei giocatori più amati a uno status di amore e odio?

«L'importante è che la Juventus torni a vincere. Con il tempo e con il campo tutto si sistema, ho fatto un anno da capitano del Milan, perché la società voleva identificare in un nuovo acquisto il nuovo progetto, ora però basta, tutto è concentrato sulla Juventus».

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L'ultima partita era la finale di Cardiff con CR7 avversario... Vuoi rigiocare quella finale?

«L'obiettivo è Madrid. Competitivi e vittoriosi».

Chi ha fatto partire la trattativa per il ritorno?

«Il mio agente ha giocatori che stanno nella Juventus, c'è stata una chiacchierata con il direttore e da lì è nata la possibilità. La mia volontà era tornare, quella della Juventus fortunatamente è stata quella di riaccogliermi».

Da cosa derivava la rabbia di cui hai parlato prima che ti ha portato a lasciare la squadra?

«La discussione con il mister era una di queste e poi altre situazioni. Non  mi sentivo bene con me stesso, per cui ho preferito fare questa scelta».

Con Ronaldo come sarà?

«Almeno se affrontiamo il Real non si parte 1-0 per loro (ride). Abbiamo una rosa molto competitiva, ma la differenza la fanno il lavoro, i dettagli, la fatica. Sono tutti forti. Sarà stimolante la concorrenza e sarà bello ogni giorni allenarti perché sai che devi dare il tuo meglio, perché hai contro giocatori con i quali rischi di fare brutta figura».

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Cosa ti ha deluso del Milan e cosa porteresti qui?

«Rino è una grandissima persona, arrivando a novembre. Torno dopo un anno con un bagaglio di cose importanti a livello umano, ho avuto la fortuna di crescere e di stringere un rapporto più forte con la mia famiglia, un essere umano migliore pronto a dare tutto alla causa della Juventus. Quello che era negativo del progetto ormai è sotto gli occhi di tutti, noi cercavamo di isolarci, ma...».

Quando riproporrai l'hashtag #finoallafine?

«Non lo so. Sono cose che vanno sentite e vissute, fosse per me lo metterei domani. A parte gli scherzi, sono sempre stato juventino da quando sono nato. Quest'anno speriamo di metterlo molto presto e tornare a essere una grande famiglia».

Ma quanto conta quello sgabello?

«Sfatiamo un tabù. Il mio posto ce l'avevo. Io vivo la partita in maniera molto nervosa, mi faccio trasportare dagli eventi. Ero in mezzo a dieci persone, mi sono spostato in prima fila, mi sono messo nella lounge in piedi, allora mi sono preso lo sgabello per dieci minuti ed è stata la mia rovina».

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Perché hai voluto lasciare il Milan?

«Sono voluto tornare perché mi mancava casa. Come ho scritto nel post ogni viaggio ha un ritorno a casa, ringrazio tutti quelli che mi hanno permesso di essere qui oggi per iniziare qui con tanto entusiasmo e con tanti obiettivi da centrare».

Il tuo rapporto con Allegri?

«Sono discussioni che fanno parte delle annate calcistiche, ci siamo visti più di una volta sia sul campo che fuori dal campo. Ci siamo parlati e capiti, da persone intelligenti stretti la mano e abbracciati. A Londra per il premio della Top 11 incrociando il mister che non aveva vinto avevo dedicato a lui quel premio perché secondo me negli anni passati insieme grazie ad allegri sono migliorato nella gestione della partita. Oggi più positivi e vogliosi» 

Quando ti sei pentito di essere andato al Milan?

«Quando ho scelto di andare via dalla Juventus le emozioni mi hanno portato a prendere le decisioni, in un momento di rabbia però non si è mai lucidi».

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