Juventus, vacanze e premi: il metodo Allegri

Panchine d'umiltà, ma anche accorgimenti per rendere tutti importanti e scaricare tensione

TORINO - Un po’ Massimiliano Allegri ce l’ha insita dentro, per indole, questa tendenza al fare le cose sul serio ma senza prendersi troppo sul serio: dando il giusto peso ai vari aspetti, non disperdendo le energie in stress inutili e semmai concentrandole in intenti costruttivi. Miscelando insomma momenti di sano “cazzeggio”, come dice lui, ad altri di lavoro massiccio.

E un po’, invece, l’arte del dosaggio, dell’equilibrio e dell’equilibrismo l’ha imparata nel corso degli anni a forza di avere a che fare con campioni e spogliatoi via via sempre più ottimi e abbondanti, ergo facilmente infiammabili. «Al Milan dovevo scegliere tra Robinho, Ronaldinho, Ibrahimovic, Pato e Cassano», ricordava prontamente ai primi tempi bianconeri. Tempi in cui gradualmente trasformava i fischi e sputi d’accoglienza in plausi e ammirazione diffuse, nella platea bianconera.

Ebbene, appunto, ultimamente l’arte di gestire le situazioni di Allegri sta toccando punti di creatività ed efficacia piuttosto elevati. L’allenatore usa pesi e contrappesi, coccola e striglia, adotta stratagemmi per equilibrare le situazioni più disparate: ora asseconda più d’un ego di tutto rispetto, ora invece appioppa panchine per riportare con i piedi per terra; eppoi concede minutaggi dopo sfoghi che altri avrebbero punito; ma, anche, gestisce la fascia da capitano facendola girare manco fosse un narghilè della pace. E via ancora. Spiazzando tutti o quasi con le sue decisioni inusuali, dimostrandosi peraltro sempre più agli antipodi di quell’Antonio Conte che l’ha preceduto: i due condividono risultati che resteranno nella storia del calcio, pur avendoli raggiunti con metodologie all’opposto.

Ricordiamo nello specifico. Emergenza centrocampisti (con Emre Can, Bernardeschi, Khedira indisponibili) e Allegri che fa? Rinuncia a Matuidi e gli concede tre giorni di vacanza. O ancora, la fascia da capitano: Giorgio Chiellini e poi? E poi Dybala, Khedira, Bonucci, Mandzukic. Perché c’è la regola dell’anzianità e degli anni consecutivi, ma a volte fa gioco ignorarla quella regola per mandare messaggi da e su Bonucci; altre volte - l’ultima - conviene rispettarla per far vivere con ancor più importanza a Mandzukic anche un non esattamente stimolantissimo (per campioni a livelli internazionali) Juventus-Spal.

Eppoi le panchine: Ronaldo, che tanto il 101 per cento lo vuole dare anche quando sfida a ping pong i parenti, le gioca tutte dal primo all’ultimo minuto.

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