Emre Can: «Juve, famiglia Champions»

Intervista esclusiva al centrocampista tedesco: «CR7 sorprendente fenomeno di umiltà. Ramsey ha qualità perfetta per noi»
Emre Can: «Juve, famiglia Champions»© Juventus FC via Getty Images

Buongiorno Emre Can, dopo oltre mezza stagione a Torino ci racconta com'è la Juventus vista da dentro?
«Una famiglia. E' un club famiglia, davvero. E in questo ho trovato molte similitudini con il Liverpool, dove lo spirito dello spogliatoio è simile. Sì, mi piace molto la Juventus, perché non è un insieme di campioni, ma si sente in modo chiaro il senso della squadra. Le individualità contano molto meno del gruppo. Non è comune, in Nazionale parlo spesso con i compagni delle situazioni che si vivono in altri grandi club e mi raccontano cose molto diverse: giocatori che arrivano all'allenamento, si allenano, si cambiano e ciao».

Alla Juventus, invece?
«Qui c'è Cristiano Ronaldo, il più grande del mondo, ma nello spogliatoio lui è uguale agli altri e si comporta in modo naturale. Tutti sono allo stesso livello, non ci sono privilegi, si lavora, poi si fanno battute, si organizzano scherzi anche con lo staff. Questo influisce sul lavoro, perché entri in campo per allenarti sempre con il giusto umore».

Vi frequentate molto anche fuori dalla routine degli allenamenti?
«Siamo tutti amici. Spesso usciamo insieme, abbiamo già fatto diverse cene. Naturalmente io sono legato a chi parla tedesco come Khedira, Mandzukic e Pjanic (che parla praticamente qualsiasi lingua, ndr) oltre a Matuidi, che non parla tedesco ma finisce per unirsi a noi. Sono tutti bravi ragazzi».

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Com'è lo stato d'animo della squadra in questo momento cruciale in cui la stagione entra nella fase decisiva?
«C'è grande consapevolezza. Tutti sappiamo di avere di fronte le partite determinanti per vincere il campionato e la fase a eliminazione diretta della Champions. La sensazione è che vogliamo vincerle tutte, anche se ovviamente sarà difficile che questo accada. Quindi, cerchiamo di vincere quelle che contano. L'atteggiamento, in ogni caso, è quello di pensare a una gara per volta. E' sbagliato guardare troppo lontano, si perdono le partite in questo modo».

C'è fiducia, soprattutto in Champions League?
«Naturalmente. E siamo anche molto concentrati».

Preoccupati?
«Scherzate? Queste sono le partite che qualsiasi calciatore vuole giocare, quindi siamo esaltati semmai».

Questa squadra è stata costruita per la Champions: pensa che le manchi ancora qualcosa?
«No, credo che non le manchi nulla. Ma la Champions è una competizione complessa e difficile da programmare. Pensiamo all'Atletico, intanto. E' una delle avversarie più dure che potessero capitarci, credo la peggiore dell'urna due. Per il modo in cui giocano, fisico e spigoloso, ti rendono la vita difficile. Ora proviamo a vincere a Madrid, poi vediamo. C'è ottimismo. Poi la strada è ancora lunghissima».

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Siamo arrivati al momento in cui dobbiamo chiederle di Cristiano Ronaldo.
(Sbuffa ridendo) «Anche voi! Me lo chiedono tutti e non solo nelle interviste. Anche a casa, i miei famigliari e gli amici mi chiedono sempre di Cristiano. Com'è Cristiano? Cosa fa Cristiano? Sì, devo ripetere sempre le stesse cose, però non posso tirarmi indietro, perché tutto questo interesse lui se lo merita. E' un calciatore pazzesco. Te ne accorgi quando gioca, per quello che prova sul campo, per i gol che segna, per il modo in cui pensa le azioni: credo che nessuno potrà raggiungerlo. E poi c'è il suo atteggiamento fuori dal campo: bravo ragazzo, per nulla presuntuoso, ma anzi estremamente umile. Parla con tutti, fa gli scherzi e li subisce, porta buon umore. Mi ha sorpreso questo aspetto caratteriale molto alla mano».

Quanto vi ispira in allenamento e in partita?
«Cristiano alza il livello. Ti fa vivere un piano sopra, perché lo vedi allenarsi e pensi che puoi solo imparare da lui e quindi ti impegni di più. Lo vedi in campo e ti dà sicurezza, ti spinge a dare ancora di più. Sì, è di grande ispirazione come solo i grandissimi giocatori possono essere. D'altra parte lo viviamo quotidianamente: Chiellini mi spiegava che si sono moltiplicati i tifosi che ci aspettano davanti agli alberghi in trasferta. E' un'icona, non solo un calciatore».

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Chi è il più forte calciatore con cui ha giocato, al netto di CR7?
«Difficile. Non riesco a rispondere. Ho giocato nel Bayern che fece il triplete e nel Liverpool che l'anno scorso è arrivato in finale di Champions, ho visto tanti giocatori meravigliosi».

A proposito di Bayern: com'è Heynckes?
«Un genio e un padre: praticamente l’allenatore perfetto».

Ha conosciuto, da avversario, anche Aaron Ramsey che sarà della Juventus in estate. Com'è?
«Chi gioca così tanto tempo nell'Arsenal e segna tutti quei gol è un campione. Punto. L'ho affrontato un paio di volte e mi ha sempre impressionato. Il suo arrivo sarà un bene per noi».

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna di Tuttosport

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Buongiorno Emre Can, dopo oltre mezza stagione a Torino ci racconta com'è la Juventus vista da dentro?
«Una famiglia. E' un club famiglia, davvero. E in questo ho trovato molte similitudini con il Liverpool, dove lo spirito dello spogliatoio è simile. Sì, mi piace molto la Juventus, perché non è un insieme di campioni, ma si sente in modo chiaro il senso della squadra. Le individualità contano molto meno del gruppo. Non è comune, in Nazionale parlo spesso con i compagni delle situazioni che si vivono in altri grandi club e mi raccontano cose molto diverse: giocatori che arrivano all'allenamento, si allenano, si cambiano e ciao».

Alla Juventus, invece?
«Qui c'è Cristiano Ronaldo, il più grande del mondo, ma nello spogliatoio lui è uguale agli altri e si comporta in modo naturale. Tutti sono allo stesso livello, non ci sono privilegi, si lavora, poi si fanno battute, si organizzano scherzi anche con lo staff. Questo influisce sul lavoro, perché entri in campo per allenarti sempre con il giusto umore».

Vi frequentate molto anche fuori dalla routine degli allenamenti?
«Siamo tutti amici. Spesso usciamo insieme, abbiamo già fatto diverse cene. Naturalmente io sono legato a chi parla tedesco come Khedira, Mandzukic e Pjanic (che parla praticamente qualsiasi lingua, ndr) oltre a Matuidi, che non parla tedesco ma finisce per unirsi a noi. Sono tutti bravi ragazzi».

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