Allegri: «Ha deciso il club. Potrei prendermi una pausa» 

Il tecnico: «Io e La Juve siamo cresciuti insieme. Lascio un gruppo straordinario»
Allegri: «Ha deciso il club. Potrei prendermi una pausa» © Juventus FC via Getty Images

TORINO - Massimiliano Allegri si è emozionato a più riprese durante il saluto alla Juventus. Accanto a lui il presidente Andrea Agnelli. Di fronte – nelle prime file della sala stampa dello Stadium – Cristiano Ronaldo e tutta la squadra.

RINGRAZIO AGNELLI - «Ringrazio il presidente per le bellissime parole che ha speso su di me, ringrazio i ragazzi per quello che mi hanno dato… (si commuove). Grazie a questo gruppo e a quelli degli anni precedenti. Lascio una squadra vincente che ha le possibilità per ripetersi in Italia e fare un'altra grandissima Champions, purtroppo quest'anno non siamo riusciti ad arrivare in fondo».

SULL'ADDIO - «Abbiamo parlato e discusso sul bene della Juventus e io ho detto quale fosse il mio parere, poi la società ha fatto le sue valutazioni e ha deciso che l'allenatore della prossima stagione non dovessi essere più io. Siamo cresciuti tutti insieme, in questi anni, ma è arrivato il momento giusto per lasciarsi nel migliore dei modi. Lascio una società solida e con un presidente decisionista e straordinario. Paratici e Nedved li ho conosciuti che erano dei ragazzi e stanno diventando persone importanti. Lascio un gruppo di giocatori straordinario. Domani sera bisogna festeggiare doppiamente: la vittoria dello scudetto e l'addio di Andrea Barzagli, che senza togliere nulla agli altri è il professore della difesa».

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SULLE EMOZIONI - «Vivo la situazione serenamente, è fisiologico dividersi nei rapporti di lavoro. Non siamo arrivati a questo punto perché c'erano divergenze sugli anni di contratto o sulle rivoluzioni da fare, quando capisci che fisiologicamente ti devi separare non devi andare avanti. Il presidente, da decisionista qual è, ha preso questa decisione. Dobbiamo essere orgogliosi di questi anni. Da noi a Livorno si mangia la 5 e 5, che è la farinata. E io qui ho vinto 5 scudetti in 5 anni».

CONTA VINCERE - «L'onda negativa non ha pesato, c'è sempre stato dibattito con tutti. Alla Juventus devi vincere e quest'anno abbiamo portato a casa campionato e supercoppa. Giocar bene e giocar male dipende dal risultato finale. Il risultato condiziona i media, io faccio l'allenatore e dovrò sempre pesare anche la prestazione. Le partite di calcio sono strategia, non si può sempre giocar bene. Quelle che ti fanno vincere i campionati sono quelle che giochi male e porti a casa. Se uno si accontenta di giocare bene e arrivare secondo, questo non fa per me. A Cagliari dopo 5 partite e 0 punti, mi dicevano che giocavamo bene ma per me non voleva dire niente. Quando abbiamo fatto 15 vittorie nell'anno della rincorsa non abbiamo fatto un calcio straordinario. A calcio difendersi non è una vergogna. Noi la partita che abbiamo giocato a Cardiff, e qui c'è Cristiano, l'abbiano persa perché il Real ha difeso meglio di noi. Giocar bene non l'ho ancora capito cosa significhi, magari poi ci proverò. Poi c'è un dato di fatto: ci sono i giocatori che vincono campionati, Champions e quelli che non vincono mai, quelli che retrocedono… Ci sarà un motivo se non vinci mai… Era così anche durante le partite estive nei gabbioni di Livorno: ci sarà un motivo se vincevano sempre gli stessi. Non c'è più mestiere, ora tutta teoria. Faccio un esempio: Io ho avuto Cellino a Cagliari, non so come ha fatto: è andato a Brescia e l'ha riportato in A. L'ha fatto, perché è più bravo degli altri».

AZIENDALISTA - «Dite che avrei voluto fare l'allenatore manager? Non me ne ne vado per questo motivo, in questi anni sono stato coinvolto nelle problematiche aziendali… Io sono fiero di essere aziendalista, poi c'è qualcuno che non conosce l'italiano e mi vede come uno “yes man”. Il confronto aiuta a crescere e nei grandi club come la Juventus devi avere conoscenza di tutte le problematiche dell'azienda».

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SULLA JUVENTINITA' - «Da piccolo avevo il poster di Platini in camera, mi affascinava il suo modo di giocare a calcio. I miei amici in questi anni mi dicevano sempre: gobbo, ora sei andato alla Juve. Essere qui vuol dire far parte della famiglia che ha un dna preciso, qui impari disciplina e cultura del lavoro. Sono stati 5 anni di grande insegnamento, questa esperienza ha inglobato dentro di me tante cose visto che io sono un po' più stravagante caratterialmente».

SUI TIFOSI POLEMICI - «Perché non ho conquistato tutta la tifoseria? Non me lo sono domandato perché i tifosi sono stati molto calorosi con me. Tutti d'accordo non li potevamo mettere. Il giorno che arrivammo a Vinovo c'era grande contestazione, ma il mio pensiero era che in quei campi, quando ospitavano l'Ippodromo, il mio cavallo aveva vinto 3 volte. Sul fatto che avremmo conquistato trofei ero sereno, avevamo già allora giocatori straordinari».

SUL FUTURO - «Il futuro non lo so, una pausa fa anche bene. Dopo il 15 luglio mi verrà voglia di iniziare a lavorare e avrò la serenità per valutare. Altrimenti farò un anno lungo in cui avrò la possibilità di dedicarmi un po' di più a me stesso, ai figli, alla compagna, a mio padre. Vedremo».

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TORINO - Massimiliano Allegri si è emozionato a più riprese durante il saluto alla Juventus. Accanto a lui il presidente Andrea Agnelli. Di fronte – nelle prime file della sala stampa dello Stadium – Cristiano Ronaldo e tutta la squadra.

RINGRAZIO AGNELLI - «Ringrazio il presidente per le bellissime parole che ha speso su di me, ringrazio i ragazzi per quello che mi hanno dato… (si commuove). Grazie a questo gruppo e a quelli degli anni precedenti. Lascio una squadra vincente che ha le possibilità per ripetersi in Italia e fare un'altra grandissima Champions, purtroppo quest'anno non siamo riusciti ad arrivare in fondo».

SULL'ADDIO - «Abbiamo parlato e discusso sul bene della Juventus e io ho detto quale fosse il mio parere, poi la società ha fatto le sue valutazioni e ha deciso che l'allenatore della prossima stagione non dovessi essere più io. Siamo cresciuti tutti insieme, in questi anni, ma è arrivato il momento giusto per lasciarsi nel migliore dei modi. Lascio una società solida e con un presidente decisionista e straordinario. Paratici e Nedved li ho conosciuti che erano dei ragazzi e stanno diventando persone importanti. Lascio un gruppo di giocatori straordinario. Domani sera bisogna festeggiare doppiamente: la vittoria dello scudetto e l'addio di Andrea Barzagli, che senza togliere nulla agli altri è il professore della difesa».

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