Pagina 3 | Diretta Sarri alla Juventus: "Ronaldo? Con me altri record. Champions nostro obiettivo"

TORINO - Inizia l'era Sarri alla Juventus. Ieri l'arrivo a Torino, l'ex tecnico del Chelsea è atterrato nel tardo pomeriggio ed è stato accompagnato nel centro sportivo della Continassa per visitare la struttura di allenamento bianconera insieme a Nedved e Paratici. Il primo contatto vero e proprio con quello che sarà il suo imminente futuro. Tra l'altro, non è sfuggito un particolare ai più attenti: l'abito del mister toscano era della marca "Allegri", una coincidenza curiosa. Questa mattina, alle 11, Sarri verrà presentato alla stampa in conferenza dando il via alla sua nuova avventura. 


Paratici, Sarri allenerà Rabiot e Pogba? “A Paul vogliamo molto bene, ma è un giocatore del Manchester United. Rabiot lo vogliono tante squadre, siamo in corsa”.

Come deve cambiare la Juventus? “E’ chiaro che vorrei dare la mia impronta, ma poi bisogna vedere la produttività. Inutile imporre idee e fare meno punti. Mi piacerebbe vedere Pjanic toccare 130 palloni, ma bisogna vedere se il resto della squadra può assecondarlo. E poi, io che sono dipinto integralista, negli ultimi 30 metri lascio grande libertà”.

Cosa le hanno lasciato le tante critiche inglesi? “Il giornalismo inglese è fatto di grandi giornali e di altri meno, mi è dispiaciuto che in Italia si riportassero soprattutto gli attacchi. Ma se le superi certe critiche ti danno forza”.

Ha speso grandi elogi per Bernardeschi: cosa gli manca? “E’ tecnico e coordinato e questo è un mix eccezionale. Deve trovare continuità e ora deve anche specializzarsi in un ruolo”.

Ridirebbe certe cose del passato? Assumerà lo stile Juve? “Lo stile Juve devo scoprirlo, le cene che abbiamo fatto mi sono sembrate cene tra amici. Certe cose del passato le ho sbagliate, altre sono state strumentalizzate. E’ stata fatta polemica su una dichiarazione sulle maglie a strisce che avevo fatto dopo un Empoli-Milan. Il dito medio è stata una reazione sbagliata, ma come dissi allora era rivolto a 20 stupidi che ci urlavano insulti razzisti e non ai tifosi della Juventus”.

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Ha sentito De Laurentiis? "Non l'ho sentito. Comunque, lo ringrazierò sempre. Poi ci possono essere delle divrergenze, ma questo deriva da due caratteri di grande personalità. Non dirò quali giocatori ho sentito. Neanche Allegri ho sentito, per il momento no. Spero di sentirlo, ma di solito non parliamo di cose serie".

Che cos'è il Sarrismo? Sarà facile insegnarlo alla Juventus? "Non so bene cosa è, ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Io sono sempre stato questo, ho cambiato a seconda delle esperienze il mio modo di vedere il calcio, spero di essere rimasto lo stesso nei concetti: una persona diretta. Questo porta a scontri, ma sono risolvibili. Il non detto non è risolvibile". 

Su Allegri: "Allegri lascia un'eredità pesante, ha fatto 5 anni straordinari. Mi piacerebbe vedere nella squadra le qualità che Max ha sempre dimostrato, soffrire e poi andare a vincere la partita. La squadra di Allegri ti dava la sensazione che la stavi mettendo in difficoltà, ma poi pensavi "alla fine si perde".

Avrà richieste particolari sul mercato? “Ne parleremo quando avremo più chiaro il modo di giocare. Ma non mi piace fare richieste di nomi, preferisco parlare di caratteristiche. Mi fa piacere che Fabio mi aggiorni e conosca più giocatori di me”.

Che eredità le lascia Allegri? “Pesante, perché sarà difficile vincere tutto quello che ha vinto. Mi piacerebbe che la squadre conservasse quella capacità di soffrire anche per mezzora e poi tritare la partita in 10 minuti. Le mie squadre raramente l’hanno avuta, forse anche perché essendo abituate ad avere il controllo quando lo perdevano perdevano anche sicurezza. Contro la Juve di Massimiliano anche quando li mettevi in difficoltà avevi il retropensiero che alla fine avresti perso” .

Paratici, Sarri era la prima scelta? “Assolutamente sì” .

Sarri, cambierà la filosofia anche di Under 23 e giovanili? “Da essere appena arrivato a essere Ferguson ce ne passa. Ci confronteremo” .

La dipingono integralista, che ne pensa? “Mi sembra esagerato, ho cambiato tanti moduli” .

Cos’è il Sarrismo? “Non lo so. Sulla Treccani è indicato come filosofia calcistica e non solo, ma io ho sempre pensato così, al di là dei cambiamenti che si fanno con l’età e l’esperienza. Sono rimasto una persona diretta e questo porta a scontri, ma sono risolvibili. L’irrisolvibile è il non detto”.

Tra i messaggi ce n’è uno di De Laurentiis? Ha sentito o sentirà Allegri? “Non ho sentito il presidente, col quale al contrario di quel che si pensa ho un ottimo rapporto e ringrazierò sempre. Non dirò mai i giocatori che ho sentito perché sono messaggi personali. Massimiliano non l’ho sentito, d’estate ogni tanto ci sentiamo quando sono a cena con amici comuni. Spero di sentirlo presto, ma di solito è un cazzeggio, non parliamo di argomenti molto seri...”

Ha parlato con Higuain? Può convivere con Ronaldo? “Gonzalo dopo la festa di Baku non l’ho sentito anche perché sono state settimane piene. Quando rientrerà ci parlerò. Per qualità tecniche può giocare con chiunque. Ho detto che il futuro dipende da lui perché ho avuto l’impressione che sia uscito scosso dalla Juventus. Se avrà la reazione giusta può fare due tre anni a grande livello”.

Ci sarà spazio per Higuain? “Al Pipa voglio bene e lo sapete. Dipende da lui. Ma per i giocatori già in organico credo sia giusto che io ascolti i dirigenti perché li
conoscono molto meglio di me, a parte forse Higuain che conosco bene anche io”.

Oltre a CR7 chi sono i giocatori su cui si baserà? “I giocatori che possono cambiarci la storia sono quelli offensivi. Per il resto abbiamo bisogno di grandi giocatori e sta anche a noi saperli organizzare, ma negli ultimi 30 metri ci sono giocatori bravi e giocatori che fanno la differenza. Abbiamo CR7, Dybala, Douglas Costa è un potenziale top player inespresso. Ma questi tre sono solo esempi. Dobbiamo partire dal talento e adeguarsi in base a quello che possono darci in fase difensiva”.

Quali sono state le parole dei dirigenti che l’hanno convinta? “Ho fatto 30 anni di trattative e ho affinato la sensibilità nel capire il pensiero dei dirigenti. In loro ho visto una convinzione speciale, tutta una serie di atteggiamenti, un sacrificio per venire a parlarti, che ti trasmettono la loro assoluta convinzione”.

Paratici, perché è stato scelto Sarri? “Il gioco non è stato centrale nella scelta di cambiare. Abbiamo scelto Maurizio perché lo riteniamo il migliore per la Juventus in questo momento, come otto anni fa ritenevamo fosse Conte e cinque anni fa Allegri”.

Conferma il viaggio da Ronaldo? “Ne parleremo con Fabio per organizzare, non so se sarà domani o fra quattro giorni. Ma è importante condividere le idee con i giocatori, partendo ovviamente dai più importanti”.

Dalle sue parole sembra quasi che a Napoli abbia recitato un ruolo? “No, ho fatto tutto il possibile per vincere. Lo consideravo un dovere morale verso un popolo che da 30 anni non vinceva, un dovere professionale per tirare fuori il massimo da tutti. Ed ero anche emotivamente coinvolto. Poi è finita e sono andato all’estero per rispetto. Poi è arrivata la Juve e per rispetto della professione ho accettato. E mi hanno convinto anche velocemente, come ho spiegato”.

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Cosa si aspetta quando tornerà al San Paolo: "So sola una cosa: se mi applaudono è una manifestazione di amore, se mi fischiano è una manifestazione di amore".

Cosa pensa dei cori razzisti? “E’ chiaro che i miei pensieri non possono cambiare cambiando società. E’ ora di smetterla ed è giusto anche fermare le partite”.

Cosa ricorda dell’assalto a palazzo? “Per me rappresentava la conquista dello scudetto. Lo volevamo a tutti i costi, eravamo convinti e siamo arrivati fino a 10 giorni in corsa. Non è finita come volevamo ma è stato bello”. 

Cosa pensa del motto “Vincere è l’unica cosa che conta”? “Io ho vinto poco e del vincere posso dire poco. Però credo che una squadra in campo non debba pensare solo a vincere. Credo che divertendosi la squadra sviluppi quell’euforia collettiva che aiuta anche a fare risultato. Divertirsi non significa essere frivoli, ma bel gioco e vittoria si possono coniugare. Nel calcio si vince in tanti modi”. 

Ronaldo e Dybala possono giocare centravanti? “Con quelle qualità possono giocare in qualsiasi ruolo. Cambia l’interpretazione e la squadra deve adeguarsi”.

C’è un po’ di scetticismo, che effetto le fa? “L’ho sempre trovato e conosco un solo modo per allontanarlo: vincere e convincere”.

Che effetto le ha fatto la Juve? Ha in mente qualcosa per Ronaldo? “Della Juve mi ha impressionato la compattezza, mi è bastata qualche cena. E l’unità tra le persone è importante perché è quella che ti fa dare l’1 per cento in più. Quanto a Ronaldo, ho avuto un giocatore che ha fatto il record di gol in A, mi piacerebbe averne un altro”.

Paratici, questa scelta è un cambio di mentalità? “Alla Juve conta sempre vincere. La scelta non è stata fatta per il gioco o i risultati, ma perché avevamo visto quella spinta che c’era prima un po’ allentata e abbiamo deciso di cambiare. L’obiettivo è sempre vincere”.

Alcuni giocatori l’hanno dipinta come traditore. “Ho messaggi che rimettono le cose a posto. Chiaro che un giocatore in pubblico deve adeguarsi all’ambiente in cui vive. Io ho sempre dato tutto per tutte le mie squadre e lo farò ancora”.

Ora è l’allenatore di quello che indicava come potere costituito. E quelle querele sul suo accostamento alla Juve sono partite? “Quelle querele erano per una notizia non vera (un incontro, negli anni scorsi, ndr), non riguardo alla Juventus. Quanto alla lotta alla Juve, per tre anni mi sono alzato ogni mattina col pensiero di batterla: tutto quello che ho fatto, con mezzi e modi anche sbagliati, è per me intellettualmente apprezzabile, fatto per battere un avversario che alla fine non puoi non apprezzare. L’avversità sportiva poi finisce”.

Che effetto fa il pensiero di allenare Ronaldo? “E’ un’altra escalation. Ho allenato giocatori sempre più forti, ora sono al top. Ronaldo ha quasi tutti i record, mi piacerebbe fargliene battere un altro”.

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Che effetto fa arrivare alla Juve? “A livello emozionale se avessi avuto tutte le emozioni che mi avete attribuito sarei morto di infarto 20 anni fa. Il percorso è stato lungo e graduale, ora arrivo nella società più importante d’Italia, ma da un grande club come il Chelsea. L’emozione c’è, ma non come se fossi arrivato
dai dilettanti”.

Che modulo pensa di usare? “Non si può partire dal modulo. Dobbiamo aver presente i giocatori che possono fare la differenza e capire come metterli nelle condizioni di farla, anche parlando con loro. Poi disegnare il modulo. Il 4-3-3 del Chelsea era diverso da quello del Napoli, per esaltare Hazard”.

Sulla Champions: "Mi aspetto di alzarmi ogni mattina pensando a come fare per vincere le partite. Ma i giocatori non devono sentirlo come un fardello. Chiaro che la Juventus ha il fardello del favore dei pronostici in campionato, chiaro che deve partire per vincere la Champions, ma con la consapevolezza che ha un coefficiente di difficoltà mostruoso e il risultato può essere diverso”.

La sua scelta implica un cambio di gioco, che pressione sente? E quando cambierà la mentalità sportiva in Italia? “Rispetto alla Premier, ma parlo anche di strutture, abbiamo davanti un percorso lungo. In Inghilterra ti giri e la panchina è attorniata di bambini. Quanto al gioco, è conseguenza della mentalità: in Inghilterra il risultato è importante, ma meno che qui, e le squadre giocano con più coraggio. Sono contento del fermento in Serie A: il ritorno di Conte, Giampaolo al Milan, Fonseca alla Roma, De Zerbi, la presenza di Ancelotti al Napoli”.

Che sensazione ha avuto al primo contatto? “Forte. Soprattutto per l’atteggiamento, mai vista una società così determinata e compatta”

Poi tocca a Sarri: è la scelta più rivoluzionaria della sua carriera? "Non lo so, non credo. Bisogna guardare il percorso. A Napoli ho dato tutto perché era la squadra della città dove sono nato e per cui tifavo da bambino. Poi mi sono sorti dubbi tra il sentimento e la ragione e il Napoli me li ha tolti presentando Ancelotti. Ho avuto l’opportunità di un’esperienza bellissima all’estero, poi ho avvertito voglia di Italia e la più importante società italiana mi ha offerto l’opportunità: è il coronamento della carriera, ho rispettato tutti e in primis la mia professione".

La prima domanda è però per Fabio Paratici: perché una trattativa così lunga? “Non è stata lunga, ma tra grandi club bisogna rispettarsi e ringrazio Marina per la disponibilità”.

Il Sarriday, nella sala Gianni e Umberto Agnelli dell’Allianz Stadium, inizia con il benvenuto di Fabio Paratici davanti ad Andrea Agnelli e Pavel Nedved. Poi arriva il momento delle prime parole da juventino di Maurizio Sarri: “Sono molto contento di essere qui”.

Tutto è pronto per le prime parole di Maurizio Sarri da allenatore della Juventus. Tra poco il via alla conferenza stampa di presentazione.

LE FOTO DELL'ARRIVO DI SARRI
Ecco i primi scatti dell'arrivo a Torino di Maurizio Sarri, accolto dalla dirigenza bianconera.

IL VIDEO DELL'ARRIVO DI SARRI
Dall'aeroporto alla Continassa, il video dell'arrivo di Sarri.

SARRI CON L'ABITO DI "ALLEGRI"
Il web è impazzito per una coincidenza davvero curiosa: l'abito di Sarri è di "Allegri", marca dello stesso nome del suo predecessore. Ecco le foto.

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Cosa si aspetta quando tornerà al San Paolo: "So sola una cosa: se mi applaudono è una manifestazione di amore, se mi fischiano è una manifestazione di amore".

Cosa pensa dei cori razzisti? “E’ chiaro che i miei pensieri non possono cambiare cambiando società. E’ ora di smetterla ed è giusto anche fermare le partite”.

Cosa ricorda dell’assalto a palazzo? “Per me rappresentava la conquista dello scudetto. Lo volevamo a tutti i costi, eravamo convinti e siamo arrivati fino a 10 giorni in corsa. Non è finita come volevamo ma è stato bello”. 

Cosa pensa del motto “Vincere è l’unica cosa che conta”? “Io ho vinto poco e del vincere posso dire poco. Però credo che una squadra in campo non debba pensare solo a vincere. Credo che divertendosi la squadra sviluppi quell’euforia collettiva che aiuta anche a fare risultato. Divertirsi non significa essere frivoli, ma bel gioco e vittoria si possono coniugare. Nel calcio si vince in tanti modi”. 

Ronaldo e Dybala possono giocare centravanti? “Con quelle qualità possono giocare in qualsiasi ruolo. Cambia l’interpretazione e la squadra deve adeguarsi”.

C’è un po’ di scetticismo, che effetto le fa? “L’ho sempre trovato e conosco un solo modo per allontanarlo: vincere e convincere”.

Che effetto le ha fatto la Juve? Ha in mente qualcosa per Ronaldo? “Della Juve mi ha impressionato la compattezza, mi è bastata qualche cena. E l’unità tra le persone è importante perché è quella che ti fa dare l’1 per cento in più. Quanto a Ronaldo, ho avuto un giocatore che ha fatto il record di gol in A, mi piacerebbe averne un altro”.

Paratici, questa scelta è un cambio di mentalità? “Alla Juve conta sempre vincere. La scelta non è stata fatta per il gioco o i risultati, ma perché avevamo visto quella spinta che c’era prima un po’ allentata e abbiamo deciso di cambiare. L’obiettivo è sempre vincere”.

Alcuni giocatori l’hanno dipinta come traditore. “Ho messaggi che rimettono le cose a posto. Chiaro che un giocatore in pubblico deve adeguarsi all’ambiente in cui vive. Io ho sempre dato tutto per tutte le mie squadre e lo farò ancora”.

Ora è l’allenatore di quello che indicava come potere costituito. E quelle querele sul suo accostamento alla Juve sono partite? “Quelle querele erano per una notizia non vera (un incontro, negli anni scorsi, ndr), non riguardo alla Juventus. Quanto alla lotta alla Juve, per tre anni mi sono alzato ogni mattina col pensiero di batterla: tutto quello che ho fatto, con mezzi e modi anche sbagliati, è per me intellettualmente apprezzabile, fatto per battere un avversario che alla fine non puoi non apprezzare. L’avversità sportiva poi finisce”.

Che effetto fa il pensiero di allenare Ronaldo? “E’ un’altra escalation. Ho allenato giocatori sempre più forti, ora sono al top. Ronaldo ha quasi tutti i record, mi piacerebbe fargliene battere un altro”.

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