Biglietti Juve-Napoli: è polemica per le modalità di vendita

Vietata la vendita ai nati e residenti in Campania. La Questura si dissocia, la società bianconera rimanda la decisione all'Osservatorio
Biglietti Juve-Napoli: è polemica per le modalità di vendita

TORINO - Come se non bastasse vedere Maurizio Sarri con la divisa della Juventus, il big match della seconda giornata di campionato tra i bianconeri e il Napoli all'Allianz Stadium si rivela ancora più amaro per i tifosi partenopei. Da quanto emerge dal comunicato pubblicato dalla società juventina sul proprio sito ufficiale, è stata vietata la vendita dei biglietti ai nati e residenti in Campania. Se la Questura di Torino ha preso le distanze dalla decisione - "Con riferimento alla notizia apparsa oggi su alcuni organi di stampa, secondo la quale la Questura avrebbe concordato il divieto di vendita dei tagliandi per la partita Juve-Napoli a chi è nato in Campania, si comunica ufficialmente che tale notizia è del tutto destituita di ogni fondamento. La Questura di Torino non ha mai concordato tale decisione con la società sportiva né intende condividerla" -, la società bianconera rimanda la responsabilità all'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive: "le restrizioni di vendita dei biglietti per la partita del 31 agosto, pubblicate sul sito della società - recita una nota pubblicata sul sito della società piemontese - nella mattinata di ieri, sono state comunicate, tramite Posta Elettronica Certificata, agli uffici competenti in data 4 agosto alle ore 16. Le modalità di vendita dei tagliandi potrebbero subire variazioni, anche sostanziali, solamente a seguito delle determinazioni dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, che non si è ancora riunito"

Le reazioni dalla città campana 

Immediata la replica di Flavia Sorrentino, delegata all'Autonomia della Città: "E' molto grave - le sue parole - che una società sportiva selezioni il pubblico pagante sulla scorta di un fattore arbitrario legato al luogo di nascita. Il comunicato diramato dalla Questura di Torino in cui si afferma che la scelta non è stata né concordata né condivisa è un ulteriore elemento che fa riflettere sulle motivazioni che sono alla base di tale decisione. Essere nati a Napoli, essere cittadini campani non è un marchio di disonore né un elemento per cui prendere provvedimenti restrittivi. A meno che non si voglia sdoganare definitivamente o dare liceità ad un messaggio razzista che ha l'intento di colpire i meridionali che vivono e lavorano a Torino". La polemica impazza sui social e tra le risposte del pubblico partenopeo sorge un interrogativo: "Ma almeno sanno dove è nato il loro allenatore?".  

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