Juve: arrestati capi ultrà per estorsione e violenza

Coinvolti i principali referenti dei "Drughi", di "Tradizione-Antichi Valori", dei "Viking", del "Nucleo 1985" e di "Quelli... di via Filadelfia". Inoltre in corso 39 perquisizioni in diverse città italiana
Juve: arrestati capi ultrà per estorsione e violenza

TORINO - Blitz della Polizia nella curva della Juventus: i capi e i principali referenti dei gruppi ultrà bianconeri sono stati arrestati nell'ambito di un'indagine coordinata dalla procura di Torino, che ha portato all'emissione da parte del gip di 12 misure cautelari. Le accuse nei confronti degli ultras sono, a vario titolo, associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. In corso anche decine di perquisizioni in diverse città italiane. L'indagine, condotta dalla Digos e dal gruppo criminalità organizzata della procura, coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato: 'Drughi', 'Tradizione-Antichi valori', 'Viking', 'Nucleo 1985' e 'Quelli... di via Filadelfia'. Oltre ai leader delle varie sigle, risultano coinvolti nell'inchiesta anche un'altra quarantina di soggetti, tutti iscritti nel registro degli indagati: si tratta dei referenti dei gruppi nelle varie città italiane e dei rappresentanti di un altra sigla, il 'Nab' (Nucleo armato bianconero). Le perquisizioni, coordinate dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione, sono in corso non solo in diverse città del Piemonte - Alessandria, Asti, Biella - ma anche a Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L'Aquila, Firenze, Mantova, Monza e Bergamo. Alle 11.30 è in programma una conferenza stampa in procura a Torino nel corso della quale verranno illustrati i dettagli dell'indagine che ha portato agli arresti di questa mattina.

Ultrà Juve, l'inchiesta della Polizia

I leader della curva della Juventus avrebbero messo in piedi una "capillare strategia criminale" per ricattare la società bianconera dopo che la Juve aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultrà. E' quanto emerge dall'inchiesta della Polizia che ha portato all'arresto dei principali referenti dei gruppi del tifo organizzato bianconero. L'indagine è durata oltre un anno ed è partita da una denuncia della stessa società bianconera. Secondo investigatori ed inquirenti, dalle intercettazioni e dalle attività d'indagine sono emersi "incontrovertibili elementi probatori" nei confronti dei soggetti coinvolti nell'inchiesta, che sarebbero responsabili di una "precisa strategia estorsiva" nei confronti della Juventus. In sostanza, la decisione della società bianconera al termine del campionato di Serie A 2017-18 di togliere una serie di privilegi ai gruppi ultrà, ha scatenato la reazione dei leader storici delle varie sigle, che si sono dati da fare con ogni mezzo per riavere quei vantaggi che gli erano stati tolti e per affermare la loro posizione di forza nei confronti della società. Ma non solo: dall'indagine è emerso inoltre che uno dei principali gruppi del tifo bianconero, i 'Drughi', riusciva a recuperare centinaia di biglietti per le partite allo Stadium con una "capillare attività" in tutta Italia, grazie alla compiacenza di alcuni titolari di agenzie e negozi abilitati alla vendita dei tagliandi delle partite della Juve.

'Last Banner', chi sono gli arrestati

Sono dodici i capi ultrà della Juve arrestati nell'ambito dell'operazione 'Last banner' della Digos di Torino. In manette sono finiti Geraldo Mocciola detto Dino, leader dei Drughi, Salvatore Cava, Domenico Scarano, Umberto Toia, leader di Tradizione, Luca Pavarino, Sergio Genre. Per Fabio Trincchero, Giuseppe Franzo, Christian Fasoli, Roberto Drago sono stati disposti i domiciliari. Misura cautelare dell'obbligo di dimora invece per Massimo Toia e Massimo Corrado Vitale. Geraldo Mocciola era già finito in carcere agli inizi degli anni Novanta per l'omicidio di un carabiniere.

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