Sarri, quando a Empoli si convertì al trequartista

Con il Brescia il tecnico ha rispolverato un sistema che aveva fatto brillare il suo Empoli: il giocatore chiave allora fu Saponara
Sarri, quando a Empoli si convertì al trequartista© LaPresse

Ditegli tutto, ma non dogmatico. Maurizio Sarri, nella sua carriera, non ha mai avuto paura di cambiare idea, anche quelle a cui si era molto affezionato. Come il 4-2-3-1 che per anni era stato il suo sistema di gioco preferito e che, quando era sulla pachina dell’Empoli, cambiò in un 4-3-1-2 che diventò il suo marchio di fabbrica. Almeno fino a che a Napoli non passò al 4-3-3. Adesso siamo in un altro momento di passaggio, a dimostrazione che il tecnico toscano vauta sempre con grande attenzione gli uomini che ha a disposizione e cerca di valorizzarli.

A Empoli, nelle due stagioni di Serie B, per esempio, furono due giocatoricome Tavano e Maccarone che lo spinsero alla rivoluzione tattica. E il perché viene analizzato molto bene dallo stesso Sarri in un’intervista d’epoca, rilasciata al “Nuovo Calcio” nel 2014 che gli dedicava un interessantissimo servizio.

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Sarri spiegava: "Poi ho capito che è essenziale cercare di far rendere al massimo i giocatori secondo le loro caratteristiche"

Spiegava Sarri: «Maccarone e Tavano sono due giocatori che mi hanno fatto abbandonare il sistema di gioco che ho sempre amato, il 4-2-3-1. In passato, sono sincero, ero abbastanza rigido sull’organizzazione tattica. Però poi ho capito che è essenziale cercare far rendere al massimo i giocatori secondo le loro caratteristiche. Soprattutto se sono determinanti per la squadra. E i nostri due attaccanti lo sono. Infatti, sono due punte atipiche: una ama giostrare sul centro destra, l’altra più a sinistra. Non hanno molta attitudine a raccordare il gioco coi centrocampisti. Ci serviva un trequartista. E quel trequartista c’era: Saponara. Un elemento che si è poi dimostrato un lusso per la categoria. Un trequartista completo, che sa rifinire, attaccare gli spazi, concludere ed è molto dotato dal punto di vista aerobico (una descrizione che si addice anche a Ramsey, con le dovute proporzioni, naturalmente). Un calciatore che ben si integrava con gli attaccanti e che ci permetteva di schierare Valdifiori come vertice basso del triangolo di metà campo, una posizione che lo valorizzava di più rispetto a quella di centrale in un 4-2-3-1. È stata una bella evoluzione, ci siamo divertiti tutti a metterla in pratica e abbiamo ottenuto risultati importanti con il 4-3-1-2».

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Ditegli tutto, ma non dogmatico. Maurizio Sarri, nella sua carriera, non ha mai avuto paura di cambiare idea, anche quelle a cui si era molto affezionato. Come il 4-2-3-1 che per anni era stato il suo sistema di gioco preferito e che, quando era sulla pachina dell’Empoli, cambiò in un 4-3-1-2 che diventò il suo marchio di fabbrica. Almeno fino a che a Napoli non passò al 4-3-3. Adesso siamo in un altro momento di passaggio, a dimostrazione che il tecnico toscano vauta sempre con grande attenzione gli uomini che ha a disposizione e cerca di valorizzarli.

A Empoli, nelle due stagioni di Serie B, per esempio, furono due giocatoricome Tavano e Maccarone che lo spinsero alla rivoluzione tattica. E il perché viene analizzato molto bene dallo stesso Sarri in un’intervista d’epoca, rilasciata al “Nuovo Calcio” nel 2014 che gli dedicava un interessantissimo servizio.

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