Sarri il conquistatore: ecco come l'allenatore ha convinto tutti

Dai dirigenti ai giocatori, passando per i tifosi bianconeri: così il tecnico si è preso la Juve a suon di gioco e gol
Sarri il conquistatore: ecco come l'allenatore ha convinto tutti© www.imagephotoagency.it

TORINO - Abituato, dice lui (e non si fa fatica a credergli), a essere accolto con sospetto, ma anche avvezzo a far cambiare opinione a chi lo osserva. In particolare, ai tifosi della squadra e del club di cui è il dipendente numero uno: Empoli, Napoli e Londra hanno conosciuto Maurizio Sarri a fondo e in tutti i casi il tecnico non ha riscosso entusiasmi eccezionali al suo arrivo sulla piazza. La spiegazione? Eccola: «Sono abituato a vivere nello scetticismo, a Empoli venivo dalla serie C, al Napoli venivo dall’Empoli, al Chelsea dal Napoli. E lo scetticismo è stato amplificato perché due anni fa ero io il primo avversario della Juve». Poi, soltanto poi, il pensiero comune si trasforma, il ribaltamento è totale e l’allenatore nato a Bagnoli tra i fumi dell’Italsider ma cresciuto a Figline Valdarno diventa d’un tratto il pezzo forte dell’orchestra, il maestro, il direttore, il frontman di un complesso speciale. Come la Juventus, che si rinnova nel momento storico in cui ne ha più bisogno e per questo si affida al tecnico del bel gioco coniugato ai risultati. Il feeling tra il club bianconero e Sarri, ora, quasi si tocca con mano, a maggior ragione dopo la lezione data all’Inter di Conte a San Siro domenica sera.

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Juve, Sarri ha convinto tutti

Un’ora e mezza abbondante in cui il professor Sarri ha cancellato anche i dubbi residui che magari covavano ancora nell’ambiente bianconero. Non tanto nella dirigenza, sempre più convinta della scelta dell’ex Chelsea, quanto nell’intera rosa, lì dove - inutile negarlo - qualche spina ha fatto capolino qua e là. E chi nomina, in questo caso specifico, Emre Can e Mandzukic non è esattamente distante dalla realtà vera dei fatti. I due calciatori ad oggi più fuori che dentro il progetto sarriano (il croato di sicuro, il tedesco un po’ meno, anche se i rintocchi del mercato torneranno presto a risuonare) si sono indispettiti, ma con il tempo hanno capito che scatenare polemiche non avrebbe portato a nulla.

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TORINO - Abituato, dice lui (e non si fa fatica a credergli), a essere accolto con sospetto, ma anche avvezzo a far cambiare opinione a chi lo osserva. In particolare, ai tifosi della squadra e del club di cui è il dipendente numero uno: Empoli, Napoli e Londra hanno conosciuto Maurizio Sarri a fondo e in tutti i casi il tecnico non ha riscosso entusiasmi eccezionali al suo arrivo sulla piazza. La spiegazione? Eccola: «Sono abituato a vivere nello scetticismo, a Empoli venivo dalla serie C, al Napoli venivo dall’Empoli, al Chelsea dal Napoli. E lo scetticismo è stato amplificato perché due anni fa ero io il primo avversario della Juve». Poi, soltanto poi, il pensiero comune si trasforma, il ribaltamento è totale e l’allenatore nato a Bagnoli tra i fumi dell’Italsider ma cresciuto a Figline Valdarno diventa d’un tratto il pezzo forte dell’orchestra, il maestro, il direttore, il frontman di un complesso speciale. Come la Juventus, che si rinnova nel momento storico in cui ne ha più bisogno e per questo si affida al tecnico del bel gioco coniugato ai risultati. Il feeling tra il club bianconero e Sarri, ora, quasi si tocca con mano, a maggior ragione dopo la lezione data all’Inter di Conte a San Siro domenica sera.

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