La Juve vola con i droni: è il segreto di Sarri per dare equilibrio alla squadra

Il tecnico dei bianconeri lavora con le immagini riprese dall’alto. L’ex allenatore di Chelsea e Napoli è stato il primo ad adoperare questa tecnologia in Italia, introducendola nel 2013 a Empoli
La Juve vola con i droni: è il segreto di Sarri per dare equilibrio alla squadra

TORINO - «Dall’alto si vede meglio, stare sul terreno di gioco è da stupidi»: questo sosteneva John Dawies. Era il selezionatore del Galles che, dal 1975 al 1979, vinse per quattro volte l’allora Cinque Nazioni di rugby, infilando in due occasioni anche il Grande slam. È stato un precursore, uno che - per seguire gli allenamenti - saliva su un palo dell’illuminazione del campo, si legava con una corda per motivi di sicurezza e, da lì, guardava tutto. Il motivo? «Dall’alto si vedono gli errori, da terra i pregi: ma i nostri pregi li conosciamo, i difetti sono invece la malattia che non vediamo». Per questo motivo il rugby ha i selezionatori che non stanno a bordo campo, per osservare meglio le partite e per trovare le contromisure giuste. E in altri sport collaboratori decisivi vengono piazzati in tribuna ad annotare e suggerire.

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Sarri è stato il primo ad adoperare i droni in Italia

Nel calcio si tratta di un’abitudine ancora poco diffusa durante le partite. Gli allenatori si accorgevano sempre di quanto fosse differente analizzare un match dall’alto quando venivano espulsi oppure squalificati. Oggi si fanno tentativi in questo senso, ma i più concreti avvengono nel corso della settimana, con la vivisezione degli allenamenti ai monitor grazie a immagini riprese da un (superiore) punto di vista. In principio erano stati i pali dell’illuminazione, come quelli di Dawies. A Treviso ricordano ancora come Marco Giampaolo, a inizio anni Duemila, andasse a proteggere con gli ombrelli le telecamere posizionate lassù quando cominciava a piovere. L’evoluzione naturale è stata segnata dall’avvento dei droni: duttili in aria e manovrabili dal basso, con le camere a fare il resto per uno strumento di lavoro mai visto. Come giocare a Subbuteo con gente in carne e ossa. Maurizio Sarri è stato il primo ad adoperarli in Italia, a Empoli nel 2013.

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TORINO - «Dall’alto si vede meglio, stare sul terreno di gioco è da stupidi»: questo sosteneva John Dawies. Era il selezionatore del Galles che, dal 1975 al 1979, vinse per quattro volte l’allora Cinque Nazioni di rugby, infilando in due occasioni anche il Grande slam. È stato un precursore, uno che - per seguire gli allenamenti - saliva su un palo dell’illuminazione del campo, si legava con una corda per motivi di sicurezza e, da lì, guardava tutto. Il motivo? «Dall’alto si vedono gli errori, da terra i pregi: ma i nostri pregi li conosciamo, i difetti sono invece la malattia che non vediamo». Per questo motivo il rugby ha i selezionatori che non stanno a bordo campo, per osservare meglio le partite e per trovare le contromisure giuste. E in altri sport collaboratori decisivi vengono piazzati in tribuna ad annotare e suggerire.

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