TORINO - Nessun allenatore aveva iniziato così bene sulla panchina della Juventus. Dopo sedici partite, di cui tredici vinte e tre pareggiate, Maurizio Sarri si è tolto lo sfizio di battere Fabio Capello e andare in testa alla particolare graduatoria. Da innamorato del calcio e della sua storia un piccolo brivido deve averlo provato nel vedere il suo nome in mezzo a quelli di Trapattoni, Carcano o Lippi; da uomo pragmatico, più incline alla prosa che alla poesia, ha tirato dritto perché «ci sono ancora tante cose da migliorare». La frase è una specie di mantra sarriano in questi primi mesi da allenatore della Juventus e non è un modo da dire, vista e considerata la portata della rivoluzione che sta portando avanti. L’altra parola d’ordine è pianificazione. Sarri ne è un fervente sostenitore. Non è un caso che la tesi con la quale ha superato a pieni voti il Master di Coverciano nel 2007 avesse come titolo «La preparazione settimanale della partita». E nell’introduzione, Sarri spiega: «Io ritengo che in un calcio sempre più preparato dal punto di vista tattico e fisico sia di fondamentale importanza andare a predisporre tutte le singole partite nei minimi dettagli». E per questo pianificare il lavoro giorno per giorno e addirittura minuto per minuto di ogni seduta.