Juve, laboratorio Sarri: ecco da dove nasce la partenza sprint

Nessun allenatore aveva iniziato così bene sulla panchina bianconera: tutto è pianificato
Juve, laboratorio Sarri: ecco da dove nasce la partenza sprint© LAPRESSE

TORINO - Nessun allenatore aveva iniziato così bene sulla panchina della Juventus. Dopo sedici partite, di cui tredici vinte e tre pareggiate, Maurizio Sarri si è tolto lo sfizio di battere Fabio Capello e andare in testa alla particolare graduatoria. Da innamorato del calcio e della sua storia un piccolo brivido deve averlo provato nel vedere il suo nome in mezzo a quelli di Trapattoni, Carcano o Lippi; da uomo pragmatico, più incline alla prosa che alla poesia, ha tirato dritto perché «ci sono ancora tante cose da migliorare». La frase è una specie di mantra sarriano in questi primi mesi da allenatore della Juventus e non è un modo da dire, vista e considerata la portata della rivoluzione che sta portando avanti. L’altra parola d’ordine è pianificazione. Sarri ne è un fervente sostenitore. Non è un caso che la tesi con la quale ha superato a pieni voti il Master di Coverciano nel 2007 avesse come titolo «La preparazione settimanale della partita». E nell’introduzione, Sarri spiega: «Io ritengo che in un calcio sempre più preparato dal punto di vista tattico e fisico sia di fondamentale importanza andare a predisporre tutte le singole partite nei minimi dettagli». E per questo pianificare il lavoro giorno per giorno e addirittura minuto per minuto di ogni seduta.

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Un’abitidine che si è portato anche alla Juventus. Qualsiasi allenamento dei bianconeri, infatti, viene diviso in varie parti (come fanno praticamente tutti gli allenatori), ma ad ognuna di queste Sarri assegna un minutaggio preciso che viene rigorosamente rispettato: se per l’esercitazione di possesso palla erano previsti 23 minuti, al ventitreesimo minuto questa finisce. D’altra parte, Sarri ama i numeri. Si può quasi parlare di mania e ne consuma in quantità enorme per valutare la condizione atletica e per studiare tattica e giocatori. Le tabelle che consulta più frequetemente sono quelle con i parametri fisiologici, che vengono raccolti sul campo dallo staff dei preparatori e da quello medico. La Juventus, per esempio, utilizza le più moderne tecnologie per riuscire a quantificare la fatica di un giocatore e la sua condizione. Informazioni che servono per prevederne la soglia oltre la quale rischia l’infortunio. Dalla misurazione più banale con il cardiofrequenzimetro a metodi più complessi con cui si calcola la forza attraverso macchine specifiche al JMedical, passando per analisi sulla velocità dello scatto, sulla reattività e sul recupero dopo uno sforzo. Una serie piuttosto complessa di parametri con la quale Sarri decide se far riposare qualcuno.

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Sotto il profilo tattico, l’analisi è più classica. Riccardo Scirea, l’analista delle partite, segue sia gli allenamenti che le gare. I primi attraverso dei rlevatori gps direttamente inseriti nelle maglie dei giocatori, così come con i droni e telecamere piazzate in modo strategico sul campo da gioco. Le partite invece vengono seguite con una telecamera specifica piazzata, solitamente in tribuna stampa, e che effettua una ripresa di tutto il campo dall’alto. In questo modo Sarri ha dei parametri numerici registrato da Scirea su un tablet e riversati poi in un computer (scatti, passaggi e la loro tipologia, movimenti dei giocatori, tiri, cross). Nello stesso tempo il tecnico può trovare riscontri video dell’analisi numerica. Il tutto viene prima studiato da Sarri e dallo staff, per esempio, per capire un errore e la sua genesi, poi spiegato alla squadra in apposite sedute video nelle quali vengono sintetizzati in mezzora tutti i messaggi.

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E questa è una parte fondamentale della didattica che si abbina al lavoro sul campo durante le lunghe esercitazioni tattiche, nelle quali è particolarmente esigente. Vale la regola del «finché non riesce si ripete» (il celebre: «ora sì mi piace» di quest’estate diventato virale sui social arrivava dopo prove e riprove di un movimento offensivo). In compenso non chiude in palestra la squadra, ripetendo spesso di non aver mai visto «un giocatore che solleva pesi in mezzo a un campo». Così lo sviluppo della forza, che certo non trascura, viene effettuato in modo alternativo con allenamenti in campo che provano a simulare situazioni più vicine a quelle di una partita (si pensi agli esercizi con i palloni giganti di quest’estate), rendendo il potenziamento muscolare anche meno noioso. L’importante è che tutto, dalla tattica alla parte atletica, passando per le varie esercitazioni, venga svolto con grande intensità, la stessa che si deve avere in partita. L’allenamento meno intenso, per Sarri, non allena.

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TORINO - Nessun allenatore aveva iniziato così bene sulla panchina della Juventus. Dopo sedici partite, di cui tredici vinte e tre pareggiate, Maurizio Sarri si è tolto lo sfizio di battere Fabio Capello e andare in testa alla particolare graduatoria. Da innamorato del calcio e della sua storia un piccolo brivido deve averlo provato nel vedere il suo nome in mezzo a quelli di Trapattoni, Carcano o Lippi; da uomo pragmatico, più incline alla prosa che alla poesia, ha tirato dritto perché «ci sono ancora tante cose da migliorare». La frase è una specie di mantra sarriano in questi primi mesi da allenatore della Juventus e non è un modo da dire, vista e considerata la portata della rivoluzione che sta portando avanti. L’altra parola d’ordine è pianificazione. Sarri ne è un fervente sostenitore. Non è un caso che la tesi con la quale ha superato a pieni voti il Master di Coverciano nel 2007 avesse come titolo «La preparazione settimanale della partita». E nell’introduzione, Sarri spiega: «Io ritengo che in un calcio sempre più preparato dal punto di vista tattico e fisico sia di fondamentale importanza andare a predisporre tutte le singole partite nei minimi dettagli». E per questo pianificare il lavoro giorno per giorno e addirittura minuto per minuto di ogni seduta.

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