Le sensazioni del giocatore sono preziose
PRIMA IMPRESSIONE - Già perché Pjanic, appunto, nella ripresa della sfida contro gli azzurri - dopo essersi accasciato a terra ed esser stato assistito dai medici dello staff della Nazionale - aveva lasciato il campo zoppicando e toccandosi la coscia, l’adduttore destro. Quello stesso muscolo - cioè - che da qualche settimana ormai lo fa tribolare a intermittenza e gli ha fatto anche saltare qualche allenamento e una partita. Lo spettro “recidiva/ ricaduta”- con tutto quello che comporta in termini di tempi di recupero prolungati - ha subito fatto capolino, configurandosi quale ipotesi peggiore. Ma di buono c’è che proprio l’esser reduce da un periodo di alti e bassi con quell’adduttore può aver consentito al bosniaco di gestire la situazione con la dovuta lucidità e prontezza, come lui stesso ha voluto sottolineare già a caldo, subito dopo il triplice fischio. «Ho avuto fastidi con l’adduttore negli ultimi tempi e spero di essere uscito in tempo per prevenire un ulteriore problema. Ho sentito dolore, ma spero che non sia nulla di grave».
Uno degli aspetti che dà maggior conforto all’ambiente juventino è legato proprio all’esperienza di Pjanic, alla sua abilità nel saper “ascoltare” e capire il suo corpo. Le sensazioni del giocatore, in questi casi, sono preziose.
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