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TORINO - Il ritorno del Re, dopo due sostituzioni e una mancata convocazione, non è stato nulla di memorabile. Il Re, alla 175ª presenza in Champions (davanti a lui solo Casillas a 188) e per una sera armato di un curioso cerchietto incollato ai capelli perennemente ingellati, ha faticato, ha preso tante botte, bisticciando pure con la bandierina di un calcio d'angolo. Il Re, Cristiano Ronaldo, ha atteso una sessantina di minuti per accendersi, quando in contropiede s'è pappato mezza difesa dell'Atletico Madrid prima di “sparare” il sinistro in curva. E prendersi, però, subito dopo le urla dello Stadium: «Cristiano! Cristiano!». Già, la gente ha capito il momento di difficoltà e ha sostenuto il fuoriclasse in oggettiva difficoltà. A Madrid, forse, negli ultimi tempi l'avrebbero pure fischiato in una situazione simile; altra vita, a Torino.
L'hanno acclamato, i tifosi, durante il riscaldamento, hanno gridato il suo nome alla lettura delle formazioni, lui che appena il 12 marzo s'era preso gioco per l'ennesima volta di quelli dell'Atletico Madrid, nella famigerata notte dei tre “huevos” e tutti a casa. Cristiano ha provato ad autografare l'ennesimo match da mandare in archivio. Ha cominciato a sinistra, s'è poi trasferito a destra, girovagando in orizzontale a caccia della svolta. Il tutto davanti a un box ronaldesco a tutto tondo: in tribuna lo osservava mamma Dolores, lo ammirava la sua Georgina con Cristianinho tatuato al suo fianco, assieme all'amica Alice - sì, proprio la signora Morata - senza contare Elma, la sorella venuta appositamente a Torino per «tifare per il nostro eroe». Lei che in compagnia di Katia, altra supertifosa del fratellone, di recente aveva risposto per le rime alle polemiche sulla fuga di Ronaldo dallo Stadium dopo la sostituzione incassata contro il Milan: «Non si scherza con lui», il diktat di famiglia.
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