Cristiano Ronaldo: "Alla Juve il gol più bello della mia carriera"

Nell'intervista a DAZN il portoghese racconta le emozioni vissute dopo la rete segnata con il Real Madrid allo Stadium

TORINO - Cristiano Ronaldo si racconta e lo fa nella trasmissione di DAZN "Linea Diletta". Il campione portoghese parla un po' di tutto nell'intervista e già a partire dai giorni scorsi è stato possibile vedere qualche estratto, in cui CR7 ha raccontato l'origine della celebre esultanza "Siuu". Altra piccola anticipazione riguarda invece il ricordo del suo gol più bello, realizzato proprio all'Allianz Stadium, anche se con una maglia diversa da quella della Juventus. Sì, il riferimento è chiaramente alla rete in rovesciata del 3 aprile 2018, quando Cristiano Ronaldo segnò il momentaneo 2-0 del Real Madrid sui bianconeri: "A Buffon, un gol molto speciale, in uno stadio bellissimo e contro una grande squadra. Il pubblico mi applaudì, una notte davvero speciale. Cosa mi ha detto Buffon? Quando mi è capitato di parlare con lui, ho sempre pensato di trovarmi di fronte una brava persona. Un ragazzo simpatico, allegro. Dopo il gol si è semplicemente congratulato, è stato carino. Me lo ricordo molto bene, ho sempre avuto una percezione di lui come bravo ragazzo, cosa che poi ho potuto constatare con i miei occhi".

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Ecco l'intervista di Diletta Leotta a Cristiano Ronaldo

L'intervista parte con curiosità sulla sua vita privata, a partire dal modo in cui viene chiamato: "Per me non cambia, a casa mi chiamano Ronaldo. Mia sorella, mia mamma. A scuola invece mi chiamavano Cristiano. Nel calcio mi chiamano Ronny, Cris... CR7 no, forse fuori, i tifosi mi chiamano così". A proposito di CR7, si parla di un brand globale, che opera in 200 paesi diversi. Cosa significa per lui questa responsabilità lo racconta direttamente il portoghese: "Il mio mondo è il calcio, ma per me è importante anche il mondo fuori dal calcio. Sono diventato un uomo d'affari, è normale quando inizi a creare qualcosa di diverso al di fuori, ti vedono in maniera diversa. Certamente è una cosa positiva, ma non mi importa più di tanto. A oggi la cosa più importante per me resta ancora ciò che succede sul campo. Per me esiste un solo Cristiano, non faccio differenze, perché penso di essere sempre la stessa persona, come ho detto prima sono cose distinte, ma allo stesso tempo unite. Sono un giocatore di calcio, mi piace quando le persone mi guardano e pensano 'Cristiano è questo', non mettono insieme diverse parti. Mi piace come sono".

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Sette domande secche a Cristiano Ronaldo

A seguire si passa a un mini-contest di sette domande secche:

Quanto è difficile fare gol in Italia da 1 a 10?
"7".

Qual è il difensore più forte del campionato italiano?
"Per me onestamente sono i giocatori con i quali mi alleno: Bonucci, Chiellini, De Ligt. Prima era Chiellini, perché ci ho giocato contro qualche volta in Champions League, ed era una sfida personale. Devo dire loro tre perché mi alleno con loro tutti i giorni".

Come valuti il cibo italiano da 1 a 10?
"Mi piace. Ma non mi piace solo il cibo, anche la cultura italiana".

Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando pensi agli italiani?
"Prego? (mima ridendo il gesto con le mani, ndr) oppure la parola 'ciao'".

Qual è la differenza principale tra Serie A e Champions League?
"Completamente differente, anche nella testa. La Champions League è la miglior competizione nel mondo, a parte quelle con le Nazionali. La miglior competizione che adoro di più in assoluto. Per me è speciale".

Qual è il giocatore più forte del campionato italiano?
"Come sappiamo ho vinto il premio come miglior giocatore del campionato italiano. Per ora sono io, non so l'anno prossimo, ma per ora sono io. È bello, l'anno scorso sono stato il miglior giocatore della Serie A, ma devo dire che ci sono molti buoni giocatori nel campionato italiano. Ho giocato con molti buoni giocatori, e ci sono molte buone opzioni qui in Italia. I giocatori stessi mi hanno votato? È bello, sono contento perché ho potuto ringraziare tutti loro per avermi votato. È un grande onore per me e spero di vincere anche l'anno prossimo".

Cosa significa giocare nella Juventus?
"Mi piace tutto della Juve, come ti ho detto prima, hanno una buona cultura, è il miglior club che c'è in Italia. Ha una straordinaria storia, quindi mi piace. Sono felice di essere qui e ovviamente voglio vincere molti trofei con la Juventus. Mi piace la cultura, non solo quella della Juventus, ma in generale la cultura italiana".

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I ricordi più belli della sua carriera

Esaurite le 7 domande, si passa a parlare del giugno 2018, quando è arrivato in Italia: "Mi ricordo, la presentazione nello stadio è stata bella. Ero lì con la mia famiglia, ho visto lo stadio da una prospettiva diversa, con il presidente, la famiglia, gli amici. È stato bello, speciale". Poi sul passaggio dal Portogallo a Manchester: "Ricordo che giocai un grande match, giocai veramente bene contro il Manchester United, una delle migliori squadre del mondo. Ero veramente entusiasta per la partita. Il giorno prima parlai con il mio migliore amico e gli dissi: 'Ehi, domani giocherò contro il Manchester United e non so, se giocherò bene, magari mi porteranno da loro'. Ma lo dissi come una battuta, non me lo sarei mai aspettato. Giocai bene e, dopo la partita, Sir Alex Ferguson mi disse: 'Dovresti venire da noi'. E abbiamo iniziato a parlare di questo. Io ero un ragazzo di 18 anni ed ero veramente felice. Poi le cose sono andate avanti, sono andato a Manchester per vedere dove si allenavano e pensai che avrebbero detto: 'Ci piaci, ti vogliamo con noi, ma devi tornare allo Sporting, allenarti e ci vediamo il prossimo anno' e Sir Alex Ferguson mi disse: 'No, no, tu firmi e resti qui, conto su di te per giocare la prossima settimana'. E gli dissi 'veramente?'. E lui: 'Sì, sì, resterai qui'. E le cose sono passate così velocemente, ero nervoso. Allora presi il telefono e chiamai mia madre: 'Mamma, mi vogliono ora'. Fu molto divertente, me lo ricordo come fosse ieri, fu veramente un bel momento". Quando gli viene domandato se abbia la stessa motivazione di allora, Cristiano Ronaldo risponde così: "Ora è diverso. Quando inizi a giocare vedi il calcio in una diversa maniera, sei più... non entusiasta, ma spensierato. Continuo ad avere la stessa motivazione, sono felice di giocare a calcio, ma vedi il calcio in una maniera differente. Devi vincere. La tua priorità è vincere trofei, essere sempre a un alto livello, fare sempre buone prestazioni. A 18 anni non pensi a quello, penso solo a divertirti, non devi avere responsabilità. Dopo i 20 inizi ad avere delle responsabilità ed è positivo. Continuo a sentirmi bene, felice, motivato. Quando inizi è speciale, capisci. Sono molto felice, motivato e ho voglia di giocare a calcio ancora per qualche anno".

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Il colloquio di lavoro

A seguire Diletta Leotta simula un colloquio di lavoro con il candidato Cristiano Ronaldo, che si presta al gioco.

Mi dica un pregio e un difetto: "Sono molto intelligente e non ho difetti. Sono sempre professionale".

Come ti descrivono i tuoi colleghi? "Come un ragazzo intelligente, un ragazzo veramente smart".

Perché dovremmo sceglierti? "Perché penso di avere il profilo, il carisma e solo la persona giusta per questo lavoro".

Finito il colloquio, poi spiega le sue risposte: "Devi parlare bene di te se vuoi un lavoro".

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Ronaldo e gli allenatori della sua carriera

Si passa a parlare degli allenatori avuti in carriera: "Non sarei corretto se ne menzionassi solo uno, dovrei nominarli tutti, perché ognuno di loro è stato importante per me. Penso che ognuno sia stato speciale, ognuno mi ha insegnato qualcosa e tutti sono stati importanti per me. Io allenatore? Non penso, onestamente al momento non intendo diventare un allenatore. Ma si può sempre cambiare idea. Magari in futuro, qundo sarò a casa ad annoiarmi, non so. Ma ora, nella mia testa, non mi vedo allenatore. Sicuramente mi sento più motivatore. Se per esempio sono un calciatore e voglio diventare un allenatore, devo fare il meglio per la squadra. Mettendoci insieme la mia personalità, tutto ciò che amo fare. Mi piace giocare a calcio, divertirmi, dribblare, tirare, segnare gol. Nei miei allenamenti insisterei su questi punti, perché sono stato un calciatore, sono ancora un calciatore. Penso che i miei allenamenti sarebbero così, quindi, sarei un motivatore".

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Il test di Rorschach

Arriva il momento del Test Rorschach. A Cristiano Ronaldo viene mostrata un'immagine, lui deve rispondere con la prima cosa che gli viene in mente. La prima immagine è la coppa vinta agli Europei con il Portogallo: "Il trofeo più importante che abbia vinto in carriera, quello con la mia Nazionale. Campione d'Europa con il Portogallo. Ho riso, ho pianto, ho fatto l'allenatore, ho sofferto, ho pianto. Mi sono ubriacato dopo la gara. Ho pianto così tanto da finire disidratato. E ho bevuto un solo bicchiere di champagne ed ero un po' brillo. Ma è la verità. Di solito non bevo, ma quel giorno era talmente speciale. Si tratta del titolo più importante per me... speciale". La seconda immagine è quella del gol in rovesciata alla Juve, definito il più bello della sua carriera. La terza è di lui con la madre dopo aver vinto il campionato: "Lei era allo stadio con me, anche quello è stato un momento speciale. Quando abbiamo vinto lo Scudetto, sono stato il primo giocatore della storia a vincere il campionato in tre differenti Paesi. Come dico sempre: un trofeo è sempre un trofeo e io amo vincerli. Il rapporto con mia madre? Una mamma ovviamente è sempre felice quando suo figlio vince qualcosa, lei è una persona solare, mi segue sempre, è stata a Torino, è venuta molte volte ed è molto contenta. Come si comportava con me? Prima mi metteva un po' più di pressione, mi ricordo che quando giocavo in Spagna mi diceva 'Cristiano, domani devi segnare un gol, è una partita importante di Champions League e devi segnare"' e io dicevo 'Ok, mamma, ma è più importante vincere la partita'. E lei 'sì, ma tu devi segnare'. Così mi metteva pressione, ma capisco il motivo. Ora imvece si preoccupa di più di come sto, se sto bene, se non sono infortunato, di come stanno i miei figli". Ora è cambiata, prima era molto più ansiosa". Infine una domanda sul suo modo di allenarsi: "Sì, mi diverto sempre perché questo è ciò che amo fare. Giocare a calcio, mantenere il mio livello, essere in forma, che è la cosa che conta di più. E soprattutto divertirmi. Se non ti diverti, se non ami ciò che fai, è dura. io faccio ciò che amo, spero che ognuno al mondo faccia ciò che ama. So che molti ci provano a realizzare ciò che amano, ma non hanno le giuste opportunità. Io faccio quello che mi piace e sono pagato per farlo. Certo, ci sono alti e bassi. Ma mi reputo una persona felice. La gente ti critica, fa parte del gioco. Devi restare positivo, perché il calcio va così: ti criticano e ti applaudono. Per me è normale, non è un problema. Io so chi sono, so cosa farò e che alla fine mi diranno 'bravo'. Va così da sempre, ogni anno". Prima di salutarlo, Diletta Leotta gli regala dei gemelli a forma di racchetta da ping pong: "Dopo il calcio è il secondo sport in cui sono più bravo. Questa è la prima volta che ricevo un regalo del genere, davvero molto originale".

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TORINO - Cristiano Ronaldo si racconta e lo fa nella trasmissione di DAZN "Linea Diletta". Il campione portoghese parla un po' di tutto nell'intervista e già a partire dai giorni scorsi è stato possibile vedere qualche estratto, in cui CR7 ha raccontato l'origine della celebre esultanza "Siuu". Altra piccola anticipazione riguarda invece il ricordo del suo gol più bello, realizzato proprio all'Allianz Stadium, anche se con una maglia diversa da quella della Juventus. Sì, il riferimento è chiaramente alla rete in rovesciata del 3 aprile 2018, quando Cristiano Ronaldo segnò il momentaneo 2-0 del Real Madrid sui bianconeri: "A Buffon, un gol molto speciale, in uno stadio bellissimo e contro una grande squadra. Il pubblico mi applaudì, una notte davvero speciale. Cosa mi ha detto Buffon? Quando mi è capitato di parlare con lui, ho sempre pensato di trovarmi di fronte una brava persona. Un ragazzo simpatico, allegro. Dopo il gol si è semplicemente congratulato, è stato carino. Me lo ricordo molto bene, ho sempre avuto una percezione di lui come bravo ragazzo, cosa che poi ho potuto constatare con i miei occhi".

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