Sarri: “Per cosa vorrei essere ricordato alla Juve? Per qualche vittoria importante"

Il tecnico dei bianconeri alla vigilia della sfida contro la Fiorentina: "Come si conquista il tifoso juventino? Con i risultati, penso. I tifosi erano arrabbiati ed è giusto che lo siano, ma per il risultato e per la brutta prestazione che abbiamo fatto"

TORINO - Vigilia di Fiorentina-Juventus, ma l’eco delle polemiche seguite alle dichiarazioni successive a Napoli-Juventus non ha abbandonato Maurizio Sarri. Che spiega il senso di quelle parole, senza rinnegare l’affetto per i suoi ex giocatori ma ribadendo che il risultato lo ha fatto arrabbiare eccome: «Io delle polemiche ne so abbastanza poco. Mi sembra strano strumentalizzare una frase di una banalità e di un’ovvietà come quella che ho detto. E’ chiaro che uno dopo tre anni con un gruppo resti affezionato, anche perché quel gruppo ti ha permesso di arrivare prima in una grande squadra come il Chelsea e poi al top, alla Juventus. Credo succeda a tutti e in qualsiasi lavoro. Come si conquista il tifoso juventino? Con i risultati, penso. I tifosi erano arrabbiati ed è giusto che lo siano, ma per il risultato e per la brutta prestazione che abbiamo fatto. Come vorrei essere ricordato? Mi piacerebbe vincere, soprattutto. Ed essere ricordato per quello, anche se poi alla Juve è difficile anche essere ricordato per le vittorie, perché è abituata. Intanto però vorrei vincere qualcosa di importante».

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NUMERI E TESTA - Una prestazione di cui il tecnico aveva criticato soprattutto l’aspetto mentale. Ed è quello il fattore che gli dà maggiormente da pensare. Dato che viene fuori anche dai numeri, come i 16 dei 21 gol subiti in campionato arrivati quando la squadra era in vantaggio: «Aver subito la maggior parte dei gol in vantaggio può essere un segnale di una tendenza inconscia a rilassarsi. Nell’ultimo periodo sembrava un problema superato, ma c’è sicuramente qualcosa da migliorare. Si può alzare il livello di attenzione con delle esercitazioni, ma non è facile quando si tratta di reazioni più mentali che fisiche o tattiche». Quanto ai gol subiti, uno a partita in campionato, Sarri riflette, ma senza sconforto: «Preoccupato non sono, ma tutto deve farci riflettere. Le statistiche sono una conferma a quello che vedi. I numeri non sono preoccupanti perché il percorso a livello di risultati è buono, anche se tutti abbiamo la sensazione di poter fare meglio a livello di continuità. Ci sono solo delle partite preoccupanti, con la Lazio in Supercoppa e a Napoli, e tutte e due sono arrivate alla fine di un ciclo di impegni: non so se è un caso o no, perché è successo due volte, ma dobbiamo pensarci».

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VELOCITÀ - Chi di gol ne prende pochi è la Fiorentina di Iachini, che col nuovo tecnico ha più che dimezzato la media dei gol subiti: «La Fiorentina difende con applicazione, densità e aggressività non comuni, toglie spazio stando bassa e poi ha grandi ripartenze e accelerazione. La nostra capacità migliore dovrà essere muovere la palla velocemente, altrimenti rischiamo di trovare traffico. Da un punto di vista difensivo dovremo tenere le posizioni per soffocare sul nascere le ripartenze». Indicazioni che fanno pensare a un centrocampo particolarmente tecnico, con Bentancur, Pjanic e Rabiot, più Ramsey da trequartista. «Tra Matuidi e Rabiot non c’è uno davanti all’altro. Dipende dal tipo di partita: in certe situazioni Matuidi è importante e sapete tutti perché, in altre possiamo giocare con Rabiot». Non sarebbe comunque una bocciatura per l’assetto con Dybala, Higauin e Ronaldo, deludente a Napoli: «Le partite di Napoli e Riad tatticamente non possono fare testo. Quando non hai energie mentali e nervose decade la prestazione fisica e anche quella tattica, la squadra si allunga, in fase offensiva inizi a giocare a cinque tocchi... Con la Roma in Coppa avevamo fatto la miglior partita a livello fisico della stagione e dopo quattro giorni e con qualche cambio non potevamo essere stanchi, è stato un problema mentale».

Tornando alla formazione, non va sottovalutata l’idea Douglas Costa, anche se Sarri sembra dare l’idea di volerlo gestire: «Douglas è un giocatore importante, che può fare la differenza. Abbiamo l’obiettivo di portarlo a due mesi di grande condizione, perché se trova continuità può spostare gli equlibri. Stiamo cercando di farlo salire di condizione, ma è un’opzione in tutte le partite». Non sarà, infine, il giorno del record di Buffon: «So per certo che Buffon da qui alla fine la partita la farà e ne farà anche più di una. Tra 10 giorni torneremo a giocare ogni tre giorni e ci saranno rotazioni che riguarderanno anche lui».

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MERCATO - Non è preoccupato da certe statistiche, Sarri, e neppure dai colpi di mercato dell’Inter, soddisfatto della sua Juve: «Di quello che succede sulla carta mi interesso poco, tanto i punti li fai sul campo. Non so se il mercato ha spostato gli equilibri, io non ho chiesto niente perché ho una rosa forte e devo adattarmi alle loro caratteristiche. Sarebbe anche presuntuoso pensare di poter cambiare una rosa a questo livello, perché i movimenti economici sono ingenti». Due acquisti, tanto, li farà in infermeria, Chiellini e Khedira: «Sami non è ancora in gruppo e in questi giorni non l’ho visto perché ha avuto un po’ di influenza - ha fatto il punto sul tedesco -, i tempi adesso sono difficilmente valutabili anche se secondo lo staff medico il percorso non è lungo». Due settimane, per tornare ad allenarsi con i compagni, come per il capitano». I compagni li ha salutati, invece, Emre Can: «Quando sono arrivato alla Juventus ho trovato 27 giocatori e ho cercato di lavorare su tutti. Che uno o due possono avere difficoltà a inserirsi in un certo tipo di gioco è normale. Ma questo non va a inficiare le qualità di Emre Can che magari in un altro modo di giocare diventa fondamentale».

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TORINO - Vigilia di Fiorentina-Juventus, ma l’eco delle polemiche seguite alle dichiarazioni successive a Napoli-Juventus non ha abbandonato Maurizio Sarri. Che spiega il senso di quelle parole, senza rinnegare l’affetto per i suoi ex giocatori ma ribadendo che il risultato lo ha fatto arrabbiare eccome: «Io delle polemiche ne so abbastanza poco. Mi sembra strano strumentalizzare una frase di una banalità e di un’ovvietà come quella che ho detto. E’ chiaro che uno dopo tre anni con un gruppo resti affezionato, anche perché quel gruppo ti ha permesso di arrivare prima in una grande squadra come il Chelsea e poi al top, alla Juventus. Credo succeda a tutti e in qualsiasi lavoro. Come si conquista il tifoso juventino? Con i risultati, penso. I tifosi erano arrabbiati ed è giusto che lo siano, ma per il risultato e per la brutta prestazione che abbiamo fatto. Come vorrei essere ricordato? Mi piacerebbe vincere, soprattutto. Ed essere ricordato per quello, anche se poi alla Juve è difficile anche essere ricordato per le vittorie, perché è abituata. Intanto però vorrei vincere qualcosa di importante».

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