Juve, il problema non è il modulo: conta l’interpretazione

Gli alti e bassi dei bianconeri di Sarri ci sono stati con tutti gli assetti (4-3-3 o 4-3-1-2)
Juve, il problema non è il modulo: conta l’interpretazione© Juventus FC via Getty Images

TORINO - E ora sarà, verosimilmente, di nuovo 4-3-1-2. L’alternanza tra il modulo con un trequartista alle spalle di due attaccanti e il 4-3-3 è stata una costante della stagione juventina. Il perché Maurizio Sarri lo ha spiegato anche dopo la sconfitta di Verona: «Questa non è una squadra costruita per giocare con un solo modulo, non ci sono coppie di giocatori con le stesse caratteristiche. In base alle condizioni e alla disponibilità dobbiamo adottare le soluzioni». Ragionamento con cui peraltro aveva motivato i precedenti cambi di assetto, dal 4-3-3 iniziale al 4-3-1-2 dopo l’infortunio di Douglas Costa alla terza giornata e il progressivo ritorno al 4-3-3 delle ultime settimane, man mano che il brasiliano aveva iniziato a ritrovare spazio. Ecco perché adesso, visto il nuovo ko di Flash, c’è da aspettarsi un ritorno in auge del 4-3-1-2.

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Un’alternanza che non è un problema, né lo sono i due moduli in sé (è un problema, invece, ciò che la Juventus perde senza Douglas Costa, ma in questo caso Sarri dovrà abituarsi a convivere col rischio, sperando che il brasiliano possa giocare con continuità da marzo in poi). Chiaro che, alternando due assetti, certi meccanismi e certi sincronismi possano richiedere un po’ più di tempo per funzionare alla perfezione, ma a questo lato negativo della situazione ne corrisponde uno positivo: la possibilità di variare e dare meno punti di riferimento agli avversari. Quanto ai due sistemi, al di là che in generale nessun modulo è perfetto e tutti hanno punti di forza e punti deboli, nella Juventus di questa stagione entrambi hanno portato prestazioni e risultati buoni e meno buoni. La squadra bianconera con il 4-3-3 ha giocato bene (con il Napoli all’andata e con l’Atletico a Madrid prima dei blackout finali, con la Roma in Coppa Italia) e ha giocato male (a Firenze e a Verona). Ha giocato bene (contro l’Atletico in casa, a San Siro contro l’Inter) e male (la Supercoppa contro la Lazio, a Napoli) con il trequartista. Sia che il trequartista fosse un centrocampista offensivo come Ramsey o Bernardeschi sia che fosse un attaccante come Dybala.

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La Juventus può giocare bene e vincere con un modulo o con l’altro a patto che lo interpreti bene. E qui torniamo alla questione mentale di cui potete leggere nell’articolo in alto e che rappresenta il vero grande problema che Sarri deve risolvere. A livello tattico ci sono due situazioni in cui la squadra bianconera deve migliorare. In fase difensiva la copertura dell’ampiezza e la gestione dei cross, su azione e su palla inattiva, specie sul secondo palo, dai quali è nata la maggior parte dei gol subiti. In fase offensiva gli inserimenti in area dei centrocampisti, per sfruttare gli spazi aperti da attaccanti mobili come Ronaldo, Dybala e l’Higuain di questo periodo, sempre più propenso ad arretrare a cucire il gioco. Ma tutto passa prima dalla testa.

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TORINO - E ora sarà, verosimilmente, di nuovo 4-3-1-2. L’alternanza tra il modulo con un trequartista alle spalle di due attaccanti e il 4-3-3 è stata una costante della stagione juventina. Il perché Maurizio Sarri lo ha spiegato anche dopo la sconfitta di Verona: «Questa non è una squadra costruita per giocare con un solo modulo, non ci sono coppie di giocatori con le stesse caratteristiche. In base alle condizioni e alla disponibilità dobbiamo adottare le soluzioni». Ragionamento con cui peraltro aveva motivato i precedenti cambi di assetto, dal 4-3-3 iniziale al 4-3-1-2 dopo l’infortunio di Douglas Costa alla terza giornata e il progressivo ritorno al 4-3-3 delle ultime settimane, man mano che il brasiliano aveva iniziato a ritrovare spazio. Ecco perché adesso, visto il nuovo ko di Flash, c’è da aspettarsi un ritorno in auge del 4-3-1-2.

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